Per Johanne Affricot, fondatrice del magazine online GRIOT (nato da una “necessità: raccontare gli afrodiscendenti” italiani), “l’Italia non è solo bianca”. Intervistata da ilLibraio.it parla di un contesto non facile, ma che non la spaventa. Tra i suoi desideri, quello di vivere in un’Italia dove si dia maggiore spazio alle voci di autori afrodiscendenti, ammettendoli nei luoghi in cui si creano prodotti culturali…

“L’Italia non è solo bianca”. Parola di Johanne Affricot, fondatrice del magazine online GRIOT, una realtà nata da una “necessità: raccontare gli afrodiscendenti” che sono parte del nostro Paese e nel mondo e che prende il nome dalla figura del “griot”, una sorta di cantastorie africano.

Johanne, che come freelance si occupa anche dello sviluppo di progetti legati alla cultura e alle arti, intervistata da ilLibraio.it ha sottolineato il “bisogno”, prima di tutto “personale”, di creare uno spazio dedicato al racconto degli italiani con la pelle nera. Una narrazione che finora, almeno attraverso i media mainstream, si appella ancora a vecchi stereotipi.

Al centro JOHANNE AFFRICOT. A sinistra l’artista VHELADE e alla sua sinistra CELINE ANGBELETCHY, partner + editor-at-large di GRIOT. A destra i TECHNOIR (Jennifer + Alexandros). In basso, da sinistra, DAVID BLANK, MUDIMBI, TOMMY KUTI. La foto è stata scattata durante l’evento Sangue Misto, organizzato da GRIOT e Jazz Re Found

Su GRIOT, invece, Johanne (già intervistata nel giugno scorso da Rivista Studio per discutere anche di Ius Soli, ndr) e i suoi collaboratori scrivono storie di afroitaliani e di afrodiscendenti nel mondo, dei loro progetti e delle loro opere. E dedicano spazio anche a riflessioni sulla rappresentazione e sulla società. A questo proposito in Italia sembra esserci una sorta di “ignoranza culturale” che oscura quello che è ormai un dato di fatto: solo gli italiani di seconda generazione sotto i diciotto anni, secondo i dati Istat, sono quasi un milione. Un cambiamento della nostra società che, però, non sembra riflettersi nei prodotti culturali: “Basti pensare alla tv: nei talk show, nei talent, e perfino a Sanremo, solo se si è fortunati c’è un ospite o un partecipante afrodiscendente”.

Una situazione a cui Johanne ha deciso di rispondere: “Invece di lamentarmi, ho deciso di agire e prendere esempio dalle realtà che ho visto all’estero, in Gran Bretagna, in Francia e negli Stati Uniti, dove i neri fanno rete con entusiasmo ed energia”, spiega a ilLibraio.it Johanne, di madre haitiana e padre ghanese-americano.

Con GRIOT, fondato nel 2015, racconta di essere uscita dalla sua “comfort zone”, e di aver incontrato altre persone che, come lei, vogliono cambiare le cose e che ora collaborano con il media.

Per il futuro l’obiettivo è rafforzare la piattaforma, il collettivo culturale e continuare a creare sinergie e collaborazioni con enti, fondazioni, brand, festival e altre media company. Finora, tra le altre cose, GRIOT, oltre a una web serie dedicata agli afroitaliani espatriati – The Expats the untold stories of black italians abroad , visibile in una sezione dedicata del magazine, ha organizzato nell’estate 2015 un evento con l’American Academy in Rome, lo scorso ottobre ha lanciato una collaborazione editoriale con Vice e recentemente ha organizzato due incontri in collaborazione con Jazz:Re:Found Festival 2017 a Torino, dal titolo Sangue Misto, Sound, Identità, Rappresentazione.

“Volere è potere” è il motto di Johanne Affricot. E tra i suoi desideri, che spera di riuscire ad avverare, c’è quello di vedere la rappresentazione di  un’Italia meno monocromatica, dove si dia maggiore spazio alle voci di autori afrodiscendenti, “dall’interno”, includendoli nei luoghi in cui si creano prodotti culturali.

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