Ispirandosi alla propria vicenda personale, la scrittrice Katarina Taikon ha creato la piccola Katitzi, un bambina rom allegra e coraggiosa, protagonista di una serie di libri che sono diventati dei classici in Svezia, terra dell’autrice, figura di riferimento nel movimento per i diritti della sua comunità

Figura leader nel movimento per i diritti civili della comunità rom in Svezia, Katarina Taikon (1932-1995) è stata un’attivista, attrice e scrittrice svedese: è l’autrice che ha creato la piccola Katitzi, bambina rom allegra e coraggiosa, protagonista di una serie di tredici libri che mostrano al lettore che aspetto abbia la discriminazione vista con gli occhi di un bambino. Un vero e proprio classico della letteratura per l’infanzia in Svezia, il primo capitolo della serie arriva quest’anno in Italia, Katitzi (Iperborea, traduzione di L. Cangemi).

katitzi katarina taikon iperborea copertina

Otto anni e un cuor da leone, Katitzi vive in un istituto che non si addice per nulla al suo spirito libero o alla sua onnivora curiosità, per non parlare della direttrice, rigida e severa. Quando arriva suo padre a prenderla, la piccola non potrebbe essere più felice di andarsene, ed è ancora più felice quando viene a sapere di avere una famiglia, una bella grande, che indossa abiti colorati e gestisce un luna park. Le sembra un sogno. Ma, al di fuori dalle mura dell’istituto, Katitzi si ritrova a chiedersi perché la sua famiglia viva in un carrozzone e non in una casa vera, o perché non possano stabilirsi in uno stesso posto invece di viaggiare continuamente e, soprattutto, perché non può andare a scuola come gli altri bambini?

Ispirandosi alla propria infanzia, Katarina Taikon racconta le avventure a colori sgargianti della piccola Katitzi, storie pubblicate tra il 1969 e il 1980 per dare finalmente voce alla comunità rom e alle discriminazioni che essa subiva: nei panni della piccola protagonista il pubblico ha modo di realizzare quanto possano essere incomprensibili la diffidenza e il pregiudizio, la diffidenza e la discriminazione, soprattutto attraverso gli occhi di una bambina, che guarda al mondo con entusiasmo, speranze e sogni.

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