“Il mio è un canto solitario”: la definizione è di Isabella Santacroce, e il riferimento è al suo nuovo libro, “La Divina”. La scrittrice sceglie di pubblicare l’opera con la sua casa editrice: “Non ha per me importanza come sarà accolta, l’importante è per me averla scritta così come l’avevo sognata…” – I particolari

“Il mio è un canto solitario”: la definizione è di Isabella Santacroce, e il riferimento è al suo nuovo libro, La Divina. A quattro anni da Supernova (Mondadori, 2015), torna dunque l’autrice di Fluo, Luminal e V.M.18, per citare solo alcuni suoi romanzi.

Santacroce (in passato pubblicata da Castelvecchi, Feltrinelli, Mondadori, Fazi, Rizzoli, Bompiani e Mondadori) propone ora alle sue lettrici e ai suoi lettori “un’edizione limitata, numerata e firmata, di pregio”.

Sulla sua pagina Facebook racconta: “Scrivere La Divina è stato rivelazione e insegnamento, esultanza e violenza, sperimentazione indimenticabile. Non ha per me importanza come sarà accolta, l’importante è per me averla scritta così come l’avevo sognata, nel saperla esistere ora, bianca e regale come un cigno, accanto alla vita”.

isabella santacroce

Quanto alla scelta editoriale, aggiunge: “Per mia scelta la pubblico con la mia casa editrice. La presenterò una sola volta, a Roma, durante una giornata di studio sulla mia ricerca letteraria voluta dal dipartimento di lettere e filosofia dell’università Tor Vergata. Sempre per mia scelta, non la troverete nelle librerie, ma solo nel sito della mia casa editrice Desdemona Undicesima“.

Sempre su Facebook Isabella Santacroce sintetizza con queste parole la nuova opera: “La Divina, scritta in quattro anni, lei, incantevole e folle, angelo pieno di demoni, regina della perdizione e della purezza, Eva, libera di sognare la felicità nell’impossibile, come il re Ludwig II di Baviera, il re dei cigni. A lui dedico il libro, un libro diviso in tre parti, la prima parte del capovolto amore, la seconda parte della capovolta aurora, la terza parte del capovolto crepuscolo. Per quattro anni sono stata devota all’alfabeto, forse come sempre, forse come non mai, perché l’alfabeto bisogna di devozione per svelarsi, e in questa mia grande storia d’amore con la letteratura, la devozione alle lettere è quanto ho di più sacro”.

 

Libri consigliati