“Il genocidio degli armeni, la prima tragedia del XX secolo”. Le parole di Papa Francesco fanno discutere. Sulla tragedia del popolo armeno, Franz Werfel ha scritto forse il suo capolavoro: “I quaranta giorni del Mussa Dagh” – La riflessione

«La nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che generalmente viene considerata come il primo genocidio del XX secolo; essa ha colpito il vostro popolo armeno – prima nazione cristiana.»
Papa Francesco

Non poteva essere più chiaro Bergoglio di fronte di fronte al massacro del popolo armeno, di cui quest’anno cade il centesimo anniversario.
Negli ultimi anni molto è stato fatto per evitare, mutuando le parole di Elie Wiesel, che il genocidio uccida «due volte, la seconda con il silenzio». Anche la società civile turca celebra l’anniversario del «grande male» – come viene definita la deportazione e la morte di un milione e mezzo di armeni fra 1915 e 1916 ad opera dell’impero ottomano: ma il disaccordo con la posizione ufficiale del governo turco è totale e ha smentito l’auspicio che quest’anno, proprio in occasione del centenario, si potesse finalmente chiudere la pagina del negazionismo e aprire la strada a un percorso di riconciliazione.

Non è così, come è dimostrato dall’aspro scontro diplomatico in atto fra la Santa sede e il governo turco. Il termine “genocidio” non è accettato dalle autorità di Ankara e il suo utilizzo in relazione alle vicende armene è tuttora punito con il carcere. Nonostante il progressivo isolamento della Turchia nel contesto internazionale (sempre più paesi hanno riconosciuto come genocidio il massacro degli Armeni), e la pressione di una parte consistente dell’opinione pubblica interna, il governo di Erdogan ha richiamato in patria l’ambasciatore presso la Santa sede, in seguito alle parole del pontefice.

Non è solo una questione formale, evidentemente: l’uso del termine genocidio ha un valore politico, culturale, simbolico e morale. La parola riassume le tragedie personali che hanno investito gli Armeni, un ennesimo orrore del secolo breve su cui molto si è scritto e molto si è taciuto. Come talora accade, è la narrativa a consentire una comprensione più immediata della Storia. Sulla tragedia del popolo armeno Franz Werfel ha scritto forse il suo capolavoro: I quaranta giorni del Mussa Dagh (Corbaccio), uscito nel 1933 e da allora pubblicato e ristampato in tutto il mondo. Storia dell’eroica resistenza di un gruppo di armeni rifugiati sul massiccio del Mussa Dagh, questo romanzo ha una potenza rappresentativa unica, in grado di trasmettere al lettore, nella trama delle vicende individuali narrate, tutto l’orrore del crimine compiuto ai danni di un popolo intero.

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