Di cosa parliamo quando parliamo di “letteratura giapponese”? Con Matteo Fumagalli una breve guida (non definitiva) per chi vuole andare oltre i nomi più noti (e oltre i pregiudizi su autrici e autori del Sol Levante)

Che cosa viene in mente alla domanda “letteratura giapponese“? Il pensiero potrebbe andare a geishe e alberi di ciliegio. I più preparati nomineranno subito quei due-tre nomi che ormai hanno conquistato anche le lodi e il mercato editoriale occidentali. Altri storceranno il naso del tipo: “Riconosco la bravura di alcuni autori, ma è una cultura lontana dalla mia sensibilità”, oppure ancora “i loro romanzi sono troppo lenti”. E dire che il Giappone vanta voci variegate, che molto spesso vengono proposte anche in Italia e dove solo alcune riescono a trovare la giusta attenzione. Per colmare la lacuna di una delle più floride letterature, ecco una breve guida (non definitiva) per chi vorrebbe andare oltre i nomi più noti:

Seicho Matsumoto – Tokyo Express (Adelphi)

Tokyo Express

Se amate i gialli di stampo classico, avrete pane per i vostri denti. Adelphi ha recentemente pubblicato un classico del noir nipponico: Tokyo Express (traduzione di G. M. Follaco) di Seicho Matsumoto, scrittore di culto in patria (più volte associato a Simenon) e pressoché sconosciuto da noi. L’occasione per perdersi nei suoi intricati misteri è tutta qui: un caso di apparente doppio suicidio sventato da due detective con l’unica pista degli orari e le coincidenze dei treni che sfrecciano in tutto l’arcipelago. Ingegnosissimo, è un romanzo che avvince il lettore dalla prima all’ultima pagina, ossessionato com’è dal comprendere come l’assassino abbia potuto agire con così efficace matematica. Imperdibile romanzo di genere, Tokyo Express ha anche il lusso di un finale a sorpresa, costruito benissimo.

Seiko Ito – Radio Imagination (Neri Pozza)

Radio Imagination (Neri Pozza)

La prosa in Radio Imagination (traduzione di G. Coci) ha la velocità di uno shuttle. Senza dimenticare leggerezza e malinconia, scorre come un freestyle. Sarà che l’autore è un rapper piuttosto noto in Giappone, ma questa padronanza del linguaggio sorprende sin da subito il lettore, soprattutto nel contrasto della storia surreale e lugubre che contiene il romanzo. Il protagonista è un barone rampante asiatico che, seduto su una conifera, scopre di essere il DJ di una radio che registra nella sua testa e alla quale tantissime persone sembrano potersi collegare. Sullo sfondo? Lo spettro di Fukushima e il tema della morte, affrontato con originalità e profondità.

Ryu Murakami – Blu quasi trasparente (Rizzoli)

Ryu Murakami - Blu quasi trasparente

Ryu Murakami non è imparentato con il famoso Haruki, né dal punto di vista del sangue e né da quello di temi e scrittura. Ryu affronta con coraggio, senza mai scadere nel facile sensazionalismo, in tematiche tabù. Che parli di sesso estremo come in Tokyo Decadence (edito Mondadori e da cui lo stesso autore trasse uno splendido film) o di sangue come nel malato thriller Tokyo Soup (sempre Mondadori), Murakami è sempre elegante, implacabile nel tratteggiare la psiche dei suoi personaggi e le contraddizioni del suo paese, che nei suoi romanzi è talmente ipermoderno da dimenticare la sensibilità. Il suo romanzo da tenere d’occhio, senza dubbio Blu quasi trasparente (traduzione di B. Forzan), un tempo edito da Rizzoli e ora tristemente fuori catalogo. L’esordio dell’autore, datato 1976, è un sorprendente racconto autobiografico tutto sex, drugs & rock ’n’ roll, dove si percepisce sin dalle prime pagine un’intensità malinconica da sfociare quasi nello sturm und drang. Leggere questo libro è come fare un giro sulle montagne russe nelle insicurezze della giovinezza, nella sua leggerezza e, allo stesso tempo, nella sua disperazione. Armatevi di pazienza e spulciate mercatini dell’usato e biblioteche pubbliche, ne sarà valsa la pena.

Yu Miri – Oro Rapace (Feltrinelli)

Oro rapace

Scrittrice di origini coreane, Yu Miri ha vissuto sulla sua pelle, in Giappone, problematiche forti legate al razzismo e l’emarginazione. Tema, questo, che affronta in molte sue opere, tra cui Oro Rapace (traduzione di M. De Petra), un romanzo dai toni apocalittici il cui Giappone dipinto è molto lontano dal nostro immaginario. L’autrice non teme di immergersi nei bassifondi, portando alla luce un sottobosco di personaggi ossessionati dalla brama del denaro e adolescenti a cui è negata ogni possibilità di crescere. Romanzo sporco, ma fortemente evocativo (soprattutto nelle ultime pagine, un vero e proprio tour de force), Oro rapace è un piccolo gioiello underground dal ritmo schizofrenico, ma allo stesso tempo ben strutturato e attento a importanti tematiche sociali.

Durian Sukegawa – Le ricette della signora Toku (Einaudi)

Le ricette della signora Tokue

Per chi, invece, è alla ricerca di un romanzo in grado di svoltare una giornata pessima dall’inizio alla fine, Le ricette della signora Tokue (traduzione di L. Testaverde) è la risposta perfetta. Una storia leggiadra in cui si muovono tre personaggi: un’anziana ottimista e il suo amore nel preparare, come in un rituale minuzioso, la marmellata di fagioli azuki; un uomo che gestisce un negozio di dorayaki pur disprezzando i dolci e una timida adolescente che sta vivendo una difficile situazione familiare. Una lettura delicata e coinvolgente che oltre al tema principale del pregiudizio, tratta anche quello dell’attenzione alle piccole cose e alla necessità, insita in tutti gli esseri umani, di essere amati.

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