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Dai Rolling Stones a De André: quando la letteratura ispira la musica

Nel periodo in cui lavoravo alla stesura del mio libro, ebbi per le mani due dischi, in prestito. Oltre a Satisfaction, avevo Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, dei Beatles. Era la combinazione perfetta. Insuperabile: i Beatles mi trasmettevano una sensazione di lontananza, dopotutto, facevano sempre parte dell’eredità dell’ultimo vaudeville inglese e li spaventava a morte la Rivoluzione. I Rolling Stones, invece, continuano ancora oggi ad avere “simpatia per il diavolo”. Così uno dei più noti scrittori cubani, Norberto Fuentes descrive il significato dello storico concerto di Mick Jagger e compagni a l’Havana avvenuto qualche settimana fa.

La loro musica ha ispirato i suoi libri.

Ma quanti libri sono stati lo spunto o l’oggetto palese della creazione di brani musicali?

Quello tra letteratura e musica è un rapporto ancestrale. I poemi classici, le ballate medievali, l’opera, ne sono solo un esempio. Anche cantautori e rock band hanno attinto e continuano ad attingere a piene mani ai personaggi dei romanzi o ai versi dei poeti nella stesura delle loro canzoni. L’ispirazione può essere palese sin da titolo e ritornello oppure più velata. Veri e propri “metatesti” o più semplicemente parole che attraverso le note conoscono nuova vita.

Di seguito troviamo 15 canzoni che si rifanno a classici della letteratura.

E tra queste c’è anche Sympathy for the Devil dei Rolling Stones.

Fabrizio De Andrè – Non al denaro, non all’amore né al cielo

È questo il tributo, datato 1971, che il Faber rivolge all’Antologia di Spoon River (1915) di Edgar Lee Masters. Le epigrafi in versi dei defunti “che dormono sulla collina” diventano lo spunto per ritratti indimenticabili come “Un giudice”, “Un chimico”, “Un matto”, “Un malato di cuore”, “Il suonatore Jones” e molti altri. Poesia che incontra poesia e gli arrangiamenti senza tempo del cantautore genovese danno vita a nuovi capolavori. Un esempio: gli ultimi versi di “Un blasfemo” che si rifanno a “Wendell P. Bloyd” nella raccolta di Masters: “E se furon due guardie / a fermarmi la vita, è proprio qui sulla terra / la mela proibita, / e non Dio, ma qualcuno che per noi l’ha inventato, / ci costringe a sognare in un giardino incantato”.

The Rolling Stones – Sympathy for the Devil

“Consentitemi di presentarmi: sono un uomo ricco e di gusto”. Mick Jagger incarna così un Lucifero che è in giro “per San Pietroburgo” con l’apparenza di un gentiluomo. Il brano, traccia iniziale dell’album Beggars Banquet del 1968, sembra un richiamo diretto al romanzo Il maestro e Margherita di Mikhail Bulgakov, pubblicato solo un anno prima, tra il 1966 e il 1967. Una citazione di cui il leader della band sembra non ricordare l’origine stando alle sue dichiarazioni riportate in un’intervista del 1995 alla rivista Rolling Stone: “Penso che l’ispirazione venne da una vecchia idea di Baudelaire, credo, ma potrei sbagliarmi. Alle volte quando rileggo i miei libri di Baudelaire, non la ritrovo. Ma era un’idea che rubai ad uno scrittore francese. Ne presi solo un paio di frasi e le ampliai. La scrissi come una sorta di canzone alla Bob Dylan”. Genio e smemoratezza? Forse semplice prova di come questo tipo di richiami e influenze siano talvolta più frutto del caso o di un magma culturale comune (e meno premeditate) di quanto a posteriori possa apparire.

Bob Dylan – Ballad of a Thin Man

In questo criptico brano tratto da Highway 61 Revisited il menestrello cita uno dei padri della letteratura americana: Francis Scott Fitzgerald. Rivolgendosi a un fantomatico “Mr. Jones” che a sua volta sembra rifarsi al protagonista dell’omonimo film, The Thin Man del 1934 diretto da W.S. Van Dyke, afferma: “You’ve been through all of F. Scott Fitzgerald’s books / You’re very well read” (“Hai letto tutti i libri di F. Scott Fitzgerald / Sei un uomo molto istruito”). Il signor Jones, che entra in una stanza abitata da personaggi bizzarri e alternativi e “non capisce cosa stia succedendo” appare come un simbolo di autocompiacimento e mediocrità.

Bruce Springsteen – The Ghost of Tom Joad

È questa la rilettura in chiave moderna di un caposaldo della cultura statunitense, Furore di John Steinbeck. L’omonimo album è datato 1995. Il Boss, non nuovo a trarre ispirazione da romanzi e film, in questo caso segue le vicissitudini della famiglia Joad durante la grande crisi del ’29. Basta ascoltare versi emblematici come: “Shelter line stretchin’ ’round the corner / Welcome to the new world order / Families sleepin’ in their cars in the Southwest / No home, no job, no peace, no rest” (“La fila per un aiuto è così lunga da girare l’angolo, / benvenuti nel Nuovo Ordine Mondiale, / famiglie dormono nelle loro macchine nel Sudovest / senza casa, senza lavoro, senza pace, senza riposo”). Eppure l’”autostrada è viva, ma nessuno prende in giro gli altri su dove porti”, basta restare “qui seduto alla luce del falò, cercando il fantasma di Tom Joad”.

Edoardo Bennato – L’isola che non c’è

Un’armonica, un po’ di rock e un buon libro come ispirazione. Sono gli ingredienti dei due fortunati concept album di Edoardo Bennato, Burattino senza fili (1977) e Sono solo canzonette (1980). Il capolavoro di Carlo CollodiLe avventure di Pinocchio, è alla base del primo. Il gatto e la volpe, dove sono i due bricconi del titolo a prendere la parola e a proporsi come impresari all’ingenuo burattino, è la traccia più conosciuta, ma il disco è ricco di  interessanti personaggi: Mangiafuoco, La fata e il congresso dei dottori riuniti intorno al capezzale del morente Pinocchio che si confrontano in Dotti, medici e sapienti. Il secondo album, Sono solo canzonette, si rifà invece al libro di James BerryLe avventure di Peter Pan. Canzoni come L’isola che non c’èNel covo dei piratiIl rock di Capitano Uncino sono patrimonio collettivo, quasi al pari dei romanzi che le hanno ispirate.

Oasis – Don’t Look Back In Anger

Risale al 1995 uno dei brani-manifesto dei fratelli Gallagher tratta dal loro album di maggior successo (What’s the Story) Morning Glory?. L’ispirazione per il titolo e il ritornello è la commedia teatrale del 1956 dell’inglese John Osborne dal titolo Look Back In Anger (Ricorda con rabbia). Un’amarezza velata di ironia prende il posto della rabbia nel brano di Noel, a partire da quella negazione “don’t”. La sua è una rivoluzione che parte dal suo letto: rinuncia così a durezza e realismo che negli anni Cinquanta scrittori come lo stesso Osborne e registi come Tony Richardson avevano voluto invece esprimere al punto da meritarsi l’appellativo di “giovani arrabbiati”. Anche David Bowie trasse ispirazione dal medesimo testo per un omonimo pezzo scritto con Brian Eno e presente nell’album Lodger del 1979.

Blur – Tender

“Tender is the night”: l’incipit di questo inno all’amore firmato da Damon Albarn e compagni, non cela il richiamo diretto al celebre romanzo del 1934 di Francis Scott Fitzgerald Tenera è la notte, che a sua volta rendeva omaggio a un verso di Ode to a Nightingale del poeta inglese John Keats. È tratto dall’album 13 del 1999. “Tenera è la notte / bugiarda al tuo fianco / Tenero è il tocco / di qualcuno a cui vuoi molto bene / Tenero è il giorno / in cui i demoni se ne vanno / Signore, ho bisogno di trovare / qualcuno che possa guarire il mio animo”. Un tenero amore come quello tra i protagonisti di Fitzgerald, Rosemary e Dick che però viene frenato da Dick che, preso da un forte senso di responsabilità, non vuole lasciarsi andare e rifiuta, se pur dolcemente, l’offerta d’amore della ragazza: “Buona notte bambina. È un gran peccato. Dimentichiamo tutto questo… Tanta gente si innamorerà di te e sarà più bello incontrare il tuo primo amore tutta intatta, anche emotivamente. È un’idea antiquata vero?”.

Franco Battiato – Invito al viaggio

“Laggiù tutto è ordine e bellezza, / Calma e voluttà. / Il mondo s’addormenta in una calda luce / Di giacinto e d’oro. / Dormono pigramente i vascelli vagabondi / Arrivati da ogni confine / Per soddisfare i tuoi desideri”. Il cantautore siciliano cita fin dal titolo una poesia di Baudelaire tratta dai Fiori del male (1897): “Tutto, laggiù, è ordine e beltà / lusso, calma e voluttà”. Il brano è l’unico “inedito” insieme a Medievale in un album di cover, Fleurs, del 1999. I testi sono del filosofo catanese Manlio Sgalambaro, mentre le musiche sono di Battiato.

Metallica – For Whom The Bell Tolls

Il noto romanzo di Ernest Hemingway, Per chi suona la campana (1940) ha dato il titolo a questo classico della band di San Francisco, terza traccia dell’album del 1984, Ride the Lightning. La storia adattata in musica da Hetfield e compagni è quella di cinque soldati repubblicani della Guerra civile spagnola che cercano di sfuggire dai fascisti con i loro cavalli e sono poi uccisi da un aereo nemico su una collina. “Combattiamo perché abbiamo ragione. Ma chi l’ha detto?” si chiedono i Metallica in questo inno contro la guerra. Nello stesso disco è presente la strumentale The Call Of Ktulu, tratta dall’omonimo titolo di Howard Philip Lovercraft. I racconti horror-fantasy dello scrittore americano saranno un costante riferimento per la band.

Queen – Bohemian Rhapsody

Dietro questo capolavoro della rock band britannica si intravede il richiamo ad un romanzo-chiave del Novecento: Lo straniero di Albert Camus. Freddie Mercury sembra dar voce a un uomo privo di sentimenti, autore di un omicidio raccontato dai due autori. Ecco allora la confessione alla madre di aver premuto il grilletto e di aver ucciso un uomo: “Mama just killed a man, / Put a gun against his head, / pulled my trigger, now he’s dead. / Mama, life had just begun, / But now I’ve gone and thrown it all away”. Il brano, scritto interamente da Mercury, con la sua commistione di generi e di evocazioni (guerra, chiesa, eresia, confessioni, omosessualità, satana, Galileo, peccato originale) resta tuttora un enigma. Brian May ha dichiarato recentemente: “Il significato? Non credo lo sapremo mai, ma anche potendo non lo direi”. Bohemian Rhapsody, che ha compiuto lo scorso ottobre 40 anni, è tratto dall’album A Night at the Opera (1975).

The Cure – Killing an Arab

Anche Robert Smith, che si è spesso ispirato alla letteratura, per questo brano ha preso spunto dal romanzo Lo straniero di Camus (1942). “I’m alive, I’m dead, I’m the Stranger, Killing an arab” recita il ritornello di questo brano tratto dall’album Boys don’t cry (1980). “Il grilletto ha ceduto, ho toccato il ventre liscio dell’impugnatura e è là, in quel rumore secco e insieme assordante, che tutto è cominciato. Mi sono scrollato via il sudore ed il sole. Ho capito che avevo distrutto l’equilibrio del giorno, lo straordinario silenzio di una spiaggia dove ero stato felice. Allora ho sparato quattro volte su un corpo inerte dove i proiettili si insaccavano senza lasciare traccia. E furono come quattro colpi secchi che battevo sulla porta della sventura”. Le parole di Camus riecheggiano nel testo dei Cure che ricostruisce la terribile assurdità del gesto di Meursault.

Kate Bush – Wuthering Heights

“Heathcliff, it’s me, I’m Cathy, I’ve come home!” canta Kate Bush, con quel suo timbro inconfondibile, immedesimandosi nella protagonista del classico Cime tempestose (1847) di Emily Brontë a cui si rifà dal titolo. È stato questo il suo primo singolo, anno 1978, scritto l’anno prima e la cui ispirazione – su sua stessa ammissione – deriva più dalle ultime scene dell’omonimo film che dal romanzo. L’onirica interpretazione di un amore travagliato riecheggia in questo pezzo, il primo scritto da una donna a scalare la classifica dei singoli inglesi.

Francesco Guccini – Cirano

Sono numerosi i brani del cantautore ispirati alla letteratura: Don ChisciotteMadame BovaryOdissea, Ophelia, per citarne alcuni. Tratta da D’amore di morte e di altre sciocchezze (1996), la canzone è una rilettura e una riscrittura dell’opera teatrale Cyrano de Bergerac (1897) di Edmond Rostand: “Venite pure avanti, voi con il naso corto, / signori imbellettati, io più non vi sopporto, / infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio / perché con questa spada vi uccido quando voglio”. È contenuto nell’album del 1983 Guccini, la canzone Gulliver, una rivisitazione delle avventure del personaggio di Jonathan Swift: “Intuiva con la mente disattenta del gigante il senso grossolano della storia”, “e nelle precisioni antiche del progetto umano, o nel mondo suo illusorio e limitato, sentiva la crudele solitudine del nano”.

Iron Maiden – Rime of the Ancient Mariner

Ricordo che l’insegnante di inglese alle superiori – non propriamente l’emblema della fan dell’heavy metal – ci fece ascoltare questo brano in classe come perfetta sintesi dell’omonima opera del poeta del romanticismo inglese, Samuel Taylor Coleridge (1798). Contenuto nell’album Powerslave (1984), è la canzone più lunga composta dalla band britannica: 13 minuti e 45 secondi. “The mariner kills the bird of good omen / His shipmates cry against what he’s done / But when the fog clears, they justify him / And make themselves a part of the crime” (“Il Marinaio uccide l’uccello di buon auspicio / I suoi compagni urlano che cosa hai fatto / Ma quando la nebbia svanisce lo giustificano / E si accollano l’onta del peccato”). Bruce Dickinson e compagni non sono nuovi a contaminazioni e a citazioni nei loro pezzi: da Poe a Huxley, da Conrad a Golding e persino Umberto Eco. Sign of the Cross (The X Factor, 1995) è infatti ispirata al Nome della rosa.

Dire Straits – Romeo and Juliet

Non poteva mancare il Bardo e la sua tragedia d’amore più struggente tra le fonti di ispirazione. Questa canzone, che risale al 1980, si rifà a Shakespeare per i nomi dei due protagonisti, ma poi, nel testo, racconta di un amore non corrisposto o comunque precocemente concluso. Romeo canta il dolore e la disillusione per le promesse non mantenute da Giulietta, che lo ascolta impassibile.

Gli amanti di Venezia nella loro accezione tradizionale sono protagonisti invece in un brano dei Blue Öyster Cult, (Don’t Fear) The Reaper (1976), in cui i protagonisti non temono la morte (“le mietitrice”) e sono pronti ad amarsi per l’eternità: “Il giorno di San Valentino è finito / Proprio qui, ma ora loro se ne sono andati. / Romeo e Giulietta saranno assieme per l’eternità… / Romeo e Giulietta / Quarantamila uomini e donne ogni giorno / Come Romeo e Giulietta / Definiscono la felicità / Possiamo essere come loro”.

Altri esempi: The Velvet Underground con Venus In Furs ispirato all’omonimo libro Venere in pelliccia di Leopold von Sacher-Masoch; i Nirvana con Scentless Apprentice che cita Profumo di Patrick Suskind o Ramble on dei Led Zeppelin che fa diretti riferimenti a Il signore degli anelli.

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