“Planimetria di una famiglia felice” di Lia Piano (terzogenita di Renzo, famoso architetto) è un racconto originale, incantato e un po’ bizzarro di una famiglia che crede nella libertà, che attacca cartelli a ogni porta con scritto ‘Vietato vietare’, che vive nell’estro e nella creatività, che non conosce barriere, che costruisce uno scaffale lungo 307 metri perché i libri vanno in ogni stanza, e che stende materassi in salotto per vedere le stelle… – L’approfondimento

“Diventare normali non era affare semplice” e comprare una vera casa a Genova, dove trasferirsi dopo aver vissuto in tre nazioni diverse, sembra una scelta di buon senso, tradizionale. Ma di tradizionale non c’è nulla nelle giornate e nelle notti della famiglia protagonista del romanzo di Lia Piano (nella foto di Stefano Goldberg, ndr).

Lei è “Nana” 6 anni, la piccola di casa, che scompare nell’erba del giardino, alta, troppo alta, perché nessuno pensa a tagliarla. Più facile cucire alla Nana un cappellino con sopra una bandierina, così da avvistarla, mentre ondeggia nel mare verde insieme a Pippo. A lui la scrittrice dedica il suo Planimetria di una famiglia felice (Bompiani): un cane che è “un incrocchio tra un setter e un cogli. Ed egli è il cane dei cento cuori. Vestito con gli abiti di mamma, tubini neri, tutu, gonne hippie, con orecchini e rossetto, Pippo si aggira languido accanto alla Nana nelle esplorazioni del giardino, quotidiane avventure alla scoperta dei tanti colori del verde.

Planimetria di una famiglia felice

“La notte la casa era percorsa da risate e bisbigli, passetti e oggetti trascinati senza senso da una stanza all’altra. Eravamo una famiglia insonne e perdutamente felice“.

Una famiglia perdutamente felice è quella che crede nella libertà, che attacca cartelli a ogni porta con scritto Vietato vietare, che vive nell’estro e nella creatività, che non conosce barriere, che costruisce uno scaffale lungo 307 metri perché i libri vanno in ogni stanza, e che stende materassi in salotto per vedere le stelle.

Il padre, che sa di tabacco e vernice, indice concorsi familiari per progettare un pollaio, e passa le giornate a costruire una barca a vela nel seminterrato. Quando incontra la Nana, la solleva da terra e la deposita distrattamente su una mensola, o sul frigo, e lei sta lì finché qualcun altro passando non la tira giù, o finché non arriva Maria “Zumpa, grillu”. Concepita Maria è l’idea di istitutrice della famiglia felice, una donna calabrese completamente analfabeta, ma dai lineamenti “che portano fortuna”.

Tanto basta alla mamma di Nana per assumerla, e non ha importanza che Maria educhi a colpi di sberle e lanci di zoccoli, riempia la dispensa in continuazione, lavi i bambini col collutorio perché non sa leggere le etichette. Maria “divideva il mondo in due categorie: guagnuni e curnuti, ma poi li salvava sempre entrambi“.  

“Se ti vedo ancora colorare dentro i margini ti prendi un castigo”.  È un racconto giocoso e magico quello che Lia Piano ambienta nella stanze vuote e piene di vento della grande casa genovese dalle quattro palme. Non bisogna cadere nella tentazione di leggere cronache autobiografiche nelle pagine del suo libro, ma bisogna sentire lo spirito sorridente e riconoscente con cui l’autrice rende omaggio a un’educazione non convenzionale, che è stata una grande avventura, stravagante e anticonformista, uno spazio libero di fantasia e di personalità.

Quella di “Nana” Piano è una casa piena di urla, sue e dei suoi fratelli, di cani, di pulcini, di rane, di corse, di foulard di seta nell’aria e di profumo di tuberose, di candele accese nella notte e di esperimenti di chimica. Una casa che risuona dei tacchi alti di mamma, dei tappi di champagne, dei ciak del fratello Marco cineasta improvvisato, delle storie di nazisti che si trasformano in naselli da cucinare e del piccolo metronomo con cui il fratello Gioele tiene a bada la balbuzie e si lancia in lunghi racconti, andanti, moderati, allegri.

C’è sempre spazio per salire in barca, un giubbotto di salvataggio in una mano e la soppressata di Maria nell’altra e partire, bagni in rada e lezioni di nodi. Perché la vela, insegna il padre, è una disciplina intuitiva, basta salire a bordo con un salto, oplà, lasciando a terra, nelle case degli altri, la noia di essere normali.

Planimetria di una famiglia felice di Lia Piano è un racconto originale, incantato e un po’ bizzarro di un’infanzia, e di una vita, dove l’unico vero e autentico privilegio è la felicità.

Fotografia header: Lia Piano - foto di Stefano Goldberg

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