Una ricerca statunitense ha dimostrato che le famiglie meno abbienti non sono disinteressate al futuro dei loro figli, ma sono spesso impossibilitate ad aiutarli per via della mancanza di mezzi e strutture. Viaggio nei quartieri in cui i libri sono assenti

Secondo un recente studio statunitense nei primi quattro anni di vita un bambino proveniente dalla classe media ascolta 45 milioni di parole. Un bambino della stessa età, ma di una famiglia indigente, solo 13 milioni. Gli oltre 30 milioni di parole fanno la differenza per quanto riguarda sia lo sviluppo del linguaggio che quello cognitivo.

E non si creda che nelle famiglie più abbienti si parli di più. Il numero di parole maggiore è dovuto ai libri che i genitori leggono ai figli nei primi anni di vita. Spesso, infatti, quando si parla coi piccoli si assume un linguaggio infantile e poco utile allo sviluppo, mentre i libri per bambini sono fatti apposta per far conoscere un lessico adatto in base alle fasce d’età.

Nelle famiglie più povere diventa difficile comprare libri per bambini, non solo per via di un fattore prettamente economico, ma proprio per mancanza di librerie e negozi dove trovarli, come ha raccontato un approfondimento dell’Atlantic. Susan Neuman, una ricercatrice dell’Università di New York ha svolto uno studio che ha rivelato come il numero di libri disponibile pro capite dipenda proprio dalla ricchezza del quartiere in cui si vive. Se in una zona borghese di Philadelphia sono disponibili 13 titoli a testa per abitante sotto i 18 anni, nelle aree più povere della stessa città ce ne sono 33 ogni 300 ragazzi. Un argomento molto discusso recentemente quello dell’accessibilità dei libri, anche in seguito ad altre ricerche che hanno svelato come la presenza di libri nella casa natale potrebbe influenzare lo stipendio da adulti.

Lo stesso avviene in altre metropoli come Los Angeles e Detroit, dove il numero di libri accessibili varia in base alla ricchezza del quartiere. Lo studio, inoltre, ha dimostrato come alcune aree della città siano veri e propri deserti culturali, senza né librerie né biblioteche. I pochi libri disponibili si trovano nei negozi delle occasioni e in quelli dell’usato.

Inoltre, anche dove ci sono biblioteche, è difficile per i ragazzi provenienti da famiglie in difficoltà farne uso: spesso si tratta di mancata educazione dei giovani nell’uso del sistema, in altri di poca fiducia nelle istituzioni pubbliche da parte delle famiglie.

Dopo alcune campagne nelle scuole, Neuman ha deciso di fare un esperimento: istallare una macchinetta per distribuire libri in uno dei quartieri più poveri di Washington. Dalle precedenti esperienze ha compreso, infatti, che i ragazzi passano molto tempo fuori dalle mura scolastiche e in estate, in particolare, hanno bisogno di trovare spunti e aiuti per non perdere le nozioni acquisite.

L’iniziativa per Neuman è stata un successo e in sole 6 settimane il distributore di libri ha erogato oltre 27mila copie.  Inoltre la ricercatrice ha dimostrato la sua teoria: ossia che le famiglie meno abbienti non sono disinteressate al futuro dei loro figli, ma solo impossibilitate ad aiutarli per via della mancanza di mezzi e strutture. 


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