La biblioteca di Parigi

Respirando l’odore più buono del mondo – un mélange del profumo muscoso di libri vecchi e pagine fruscianti di quotidiani – mi sentii come se fossi arrivata a casa.

Non giudicavo mai un libro dall’incipit, che assomigliava al primo e ultimo ragazzo con cui ero uscita una volta: entrambi sorridevano in modo troppo esagerato. No, lo aprii nel mezzo, in un punto in cui l’autore non avrebbe cercato di impressionarmi.

«Scusi il ritardo. Ero in anticipo, poi ho aperto un libro…» «Leggere è pericoloso», disse la signora Reeder con un sorriso complice.

«Il mio autore morto preferito è Dostoevskij, perché mi piace il suo personaggio Raskol’nikov. Non è l’unico che abbia voglia di dare un colpo in testa a qualcuno.»

L’American Library era più che mattoni e libri; il suo collante erano le persone che ci tenevano davvero.

La Library è il mio rifugio. Riesco sempre a trovare un angolo tra gli scaffali che posso definire mio, per leggere e sognare. Voglio assicurarmi che tutti abbiano questa possibilità, soprattutto le persone che si sentono diverse e che hanno bisogno di un posto in cui sentirsi a casa.

Una volta, mentre stavo leggendo al parco in una giornata ventosa, una folata aveva sfogliato le pagine, facendomi perdere il segno. Paul mi fece svolazzare il cuore come quelle pagine che si voltano in fretta.