In “A Lupita piaceva stirare” Laura Esquivel racconta la storia di una donna forte e sensibile. Ma il romanzo è anche una dichiarazione d’amore per la propria terra, il Messico. Su ilLibraio.it alcuni estratti, dedicati ai tanti riferimenti presenti nel libro al “Messico divino”

Fuori, Città del Messico splende delle luci della notte e il rumore della città si leva alto. Lupita non vuole sentire. Ha chiuso tutte le finestre, ha abbassato tutte tende. Vuole stare sola e cercare di non pensare. E l’unico modo in cui riesce a farlo è stirare. Il gorgogliare dell’acqua che si scalda, il vapore denso che offusca la vista, il profumo dei panni puliti che si intensifica nell’aria hanno il potere di calmarla. Perché le ricordano sua madre e della felicità di quando era bambina. Ma quei tempi sono ormai lontani, Lupita è diventata una poliziotta e oggi ha fallito nel compito che le era stato affidato, proteggere un deputato durante un trasferimento. Le sue mani tremano ancora e questo la riporta a una notte di tanti anni prima, quando la sua vita si è interrotta. Perché Lupita è una donna spezzata e il suo cuore è chiuso in un nodo di dolore che nasconde un segreto del suo passato che non può dimenticare. Ma adesso la sua vita è in pericolo, perché durante la missione Lupita ha visto qualcosa che non doveva vedere. Per salvarsi deve indagare e trovare i reali colpevoli, anche se questo rischia di riaprire le ferite del suo cuore. Ma solo così, forse, potrà riaprirsi alla vita e all’amore…

Lupita, Messico

Dopo Dolce come il cioccolato, la scrittrice messicana Laura Esquivel torna in libreria per Garzanti con A Lupita piaceva stirare, la storia di una donna forte e allo stesso tempo sensibile, un inno alla vita, una dichiarazione d’amore per la propria terra.

Laura EsquivelLaura Esquivel

Su ilLibraio.it alcuni estratti dal volume dedicati al Messico “divino”
(pubblicati per gentile concessione di Garzanti)

TLAZOLTÉOTL
Tlazoltéotl era una divinità azteca legata alla fertilità che era presente in tutti i processi della vita, dalla nascita fino alla morte, compresa la resurrezione. In ogni tappa aveva un nome diverso e rappresentava un processo differente: durante la nascita la grande purificatrice,  durante la vita terrena la dea delle tessitrici, durante la morte si faceva accompagnare dalle Cihuateteo, le donne morte di parto, affinché scortassero il sole nel suo tragitto nei cieli e lo aiutassero a rinascere. Nel suo tempio gli uomini confessavano i propri peccati che, una volta perdonati, si trasformavano in luce, in vita rinnovata. Quella era la sua vera funzione: tornare a rendere fertile ciò che si era scartato.

ACCENSIONE DEL FUOCO NUOVO
Per gli antichi abitanti di Tenochtitlan, ogni cinquantadue anni terminava un ciclo cosmico e ne iniziava uno nuovo. Il sole era l’attore principale e quando si nascondeva all’orizzonte,  si temeva che non sarebbe più rispuntato.
Per evitare che ciò accadesse si compiva una cerimonia che, secondo i cronisti della conquista, coincideva con il giorno in cui le Pleiadi si trovavano nel punto più alto del cielo. Al calare della notte, i fuochi e le luci di tutta la città venivano spenti, le famiglie nelle loro case  distruggevano tutti gli oggetti di uso quotidiano e i sacerdoti vestiti con le insegne dei loro dèi camminavano verso il monte Huizache, oggi Cerro de la Estrella. Accendevano il fuoco sulla sommità del colle da cui si facevano ardere torce  che venivano consegnate ai corridori più rapidi affinché distribuissero il Fuoco Nuovo.  Gli indigeni ritenevano che la montagna e il sole insieme fossero la rappresentazione di dio.

LO SPECCHIO NERO
Anticamente, i popoli originari della Valle del Messico fabbricavano specchi di ossidiana. L’ossidiana era associata ai sacrifici  perché le sue schegge taglienti venivano usate per fabbricare coltelli con i quali si squartava il petto delle vittime sacrificali. Lo specchio di ossidiana era uno strumento che soltanto gli stregoni avevano il permesso di usare. Si pensava che guardando in uno specchio nero, si era in grado di viaggiare in altri tempi e altri spazi. Nel mondo degli dèi e degli antenati, per esempio. Attraverso gli specchi neri si potevano conoscere le diverse manifestazioni della natura umana, dal lato più oscuro al più luminoso.

TEZCATLIPOCA VS. QUETZALCÓATL
Il dio Tezcatlipoca «Specchio Fumante», insieme al fratello Quetzalcóatl «Serpente Piumato», erano le due divinità azteche più importanti nella mitologia della creazione. Tezcatlipoca provava rivalità nei confronti del fratello Quetzalcóatl a causa di grandi divergenze di vedute. Quetzalcóatl si opponeva ai sacrifici umani e Tezcatlipoca credeva che fossero necessari per il sostentamento del sole, della vita. Una volta Tezcatlipoca si camuffò da anziano
e si presentò davanti a suo fratello per offrirgli il pulque, una bevanda sacra. Quetzalcóatl cadde nell’inganno, bevve e si ubriacò. In quello stato infranse tutte le leggi che aveva imposto al suo popolo, fornicando addirittura con la propria sorella.  Per la vergogna, abbandonò la città che aveva fondato e si diresse a est, dove sorge il sole ogni mattina. Giunto al mare, si imbarcò e navigò fino a incontrare il sole all’orizzonte. Lì, nel punto in cui i cieli e le acque si uniscono, si fuse con l’astro solare, recuperò il suo lato luminoso e si trasformò in Venere, la Stella del Mattino, quella che quotidianamente apriva la strada al sole perché potesse risorgere dall’oscurità.

LUCE VS. TENEBRE
La creazione del sole da parte degli dèi fu indispensabile per la nascita e il sostentamento della vita. Nell’antichità si riteneva che nei cieli si svolgesse una battaglia quotidiana tra luce e tenebre. Se la notte nera trionfava, la vita della specie umana era in pericolo e  gli esseri viventi dovevano riconoscere il movimento degli astri nei propri corpi e trasformarsi in guerrieri della luce per vincere il buio. Se nella loro lotta interna la luce risultava vincitrice, il sole si rinnovava.  Coloro che si dedicavano a osservare il cielo, consapevoli di essere parte degli astri, si trasformavano in divinità, nel sole rinascente.

XIUHCÓATL: SERPENTE DI FUOCO, SERPENTE SOLARE
Era l’arma più potente delle divinità mexica. Apparteneva a Huitzilopochtli,  il dio del sole, che nacque da Coatlicue (la terra). Secondo il mito, sua madre lo concepì dopo aver custodito nel proprio seno alcune piume che aveva trovato a terra mentre spazzava. Quando, finito di spazzare, non le vide più, capì di essere incinta.  I suoi quattrocento figli si sentirono disonorati. Non videro di buon occhio la gravidanza della madre e decisero di ucciderla. Si misero in marcia ma giunsero dalla madre troppo tardi. Huitzilopochtli era nato. Ricoperto di piume delicate, prese tra le mani Xiuhcóatl (il Serpente di Fuoco) e tagliò la testa della sorella che capitombolò giù per
la montagna smembrata. Poi Huitzilopochtli uccise i quattrocento fratelli e quando ebbe finito lanciò in cielo la testa della sorella che si trasformò in luna, simboleggiando così la lotta perenne tra il sole e la luna. A Tenochtitlan si compivano sacrifici umani in onore di Huitzilopochtli con il proposito di dargli forza, perché portasse a termine la sua battaglia quotidiana contro le tenebre e fare in modo che il sole rispuntasse dopo ogni ciclo di cinquantadue anni.

(continua in libreria…)

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