Tante curiosità nella mostra di macchine per scrivere antiche di Cesenatico (a proposito, ecco come mai la “@” era già presente nelle macchine di 120 anni fa…)

Sapevate che il simbolo della chiocciola della posta elettronica, la famosa “@”, non è recente? C’era già nella macchina per scrivere prodotta in serie. Sono solo un paio delle tante curiosità al centro dell’attenzione della mostra di macchine per scrivere antiche di Cesenatico (23 e 24 aprile, presso il Palazzo del turismo), organizzata dall’Associazione italiana collezionisti macchine per ufficio d’epoca. L’esposizione è accompagnata da convegni e dal coinvolgimento di 70 negozi del centro storico che, già dai giorni scorsi, hanno esposto in vetrina una macchina per scrivere e il manifesto della mostra. Il tutto per rendere Cesenatico la capitale della scrittura meccanica, per due giorni.

Ma come mai la “@” era già presente nelle macchine di 120 anni fa? In realtà, come sottolinea un comunicato, il simbolo ha una storia antica che risale al Medioevo, ma a fine ‘800 fu usata nelle tastiere americane come abbreviazione della frase “at price of”, cioè “al prezzo di”. E anche oggi la chiocciola, in inglese, corrisponde alla termine “at”.

Ma chi ha inventato la prima macchina per scrivere? In un libro in uscita nelle prossime settimane (Macchine per scrivere. Uomini, storie e invenzioni dalle origini ai giorni nostri) gli autori Domenico Scarzello e Cristiano Riciputi, rispettivamente presidente e segretario dell’Associazione italiana collezionisti, svelano alcuni retroscena. La paternità va affidata al genio italiano, ma fu un concorso di idee. Fra i padri vanno citati Agostino Fantoni di Fivizzano (Massa Carrara) che, nel 1802, inventò uno strumento di scrittura poi perfezionato da Pellegrino Turri, conoscente di famiglia. Successivamente, nel 1837, Giuseppe Ravizza di Novara iniziò la costruzione di prototipi che poi perfezionò e portò anche ad esposizioni nazionali e mondiali, ma non trovò mai un finanziatore che gli permettesse la costruzione in serie. Ravizza probabilmente soffiò l’idea a Pietro Conti di Cilavegna (Pavia).

Nel 1864 a Parcines, vicino a Merano (oggi territorio italiano, ma fino al 1919 era impero austro-ungarico) il falegname Peter Mitterhofer costruì 5 modelli di macchina per scrivere che non ottennero attenzione dalle autorità imperiali a cui le presentò. Ma alla fine prevalse un americano, Cristopher Latham Sholes che, con grande probabilità, copiò la macchina del Ravizza ad una esposizione a Londra e iniziò la costruzione in serie negli Stati Uniti nel 1873.

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