Intervista a Véronique Ovaldé autrice di Quello che so di Vera Candida ISBN:9788862202367

Quello che so di Vera Candida è un romanzo intenso, una storia di donne che cercano di bastare a se stesse, di Amazzoni in fuga da uomini violenti in un Sud America immaginario e tropicale che non può che ricordare i grandi romanzi di Gabriel García Márquez. Il destino di Rose, Violette e Vera Candida, nonna, madre e nipote è quello di partorire una femmina, da sole, non rivelando mai l’identità del padre, vivendo di stenti e contando solo sulle proprie forze. Vera Candida decide per prima di spezzare questo legame, e a quindici anni, con in grembo la sua bambina, scappa dall’isola di Vatapuana per raggiungere il continente. Un romanzo sulla difficoltà delle scelte e sulle straordinarie possibilità del cambiamento. Una favola che prende il sapore di una storia universale. Abbiamo incontrato l’autrice.

D. A partire da quali suggestioni è nato il romanzo Quello che so di Vera Candida, una storia di donne, quasi una saga, ambientata in un Sud America così immaginario?

R. Avevo voglia di raccontare questa storia, che è la storia di diverse generazioni di donne, proprio nel momento in cui anch’io ero diventata madre ed ero ancora figlia. Mi chiedevo che cosa avrei voluto donare alla mia bambina, trasmetterle, di ciò che mia madre a sua volta aveva donato a me. Mi chiedevo, anche, che cosa assolutamente non avrei voluto che imparasse, perché certi errore del passato non si ripetessero. Ho, poi, ambientato questo racconto in un paese immaginario, che per me rappresenta quasi una geografia personale, un territorio inventato che mi appartiene. Ho iniziato a scrivere la storia di Rose Bustamente come se fosse una favola tropicale, e anche quando Vera Candida lascia l’isola per recarsi in un mondo più contemporaneo, ho cercato di mantenere questa atmosfera latino americana. È una cultura che conosco molto bene grazie alla letteratura e alla frequentazione delle comunità latine di Parigi.

D. La critica ha ritrovato nel suo romanzo quel realismo magico proprio di grandi scrittori sud americani come Gabriel García Márquez e Mario Vargas Llosa. Che cosa pensa di questo confronto?

R. In realtà nel mio romanzo non c’è magia, non ci sono personaggi che muoiono e poi resuscitano o piogge che durano decenni. L’unico elemento che può essere ricondotto a quel tipo di realismo magico è forse proprio la storia di Rose Bustamente, la storia di una donna che dapprima fa la pescatrice di pesci volanti e poi diventa una prostituta. Rose Bustamente ha i colori dei tropici, è lei stessa l’immagine di quel mondo, e volevo raccontarla nello stesso modo in cui nelle famiglie ci si tramanda la vita delle vecchie nonne. Tutto in lei è eccessivo ed eclatante, la potenza, la bellezza, e forse, proprio grazie a questa sua energia, potrebbe a ben diritto vivere in uno dei romanzi di Gabriel García Márquez.

D. Quello che so di Vera Candida è un romanzo sulle donne, su donne Amazzoni che tentano di bastare a se stesse. Qual è la forza della protagonista e in che misura, secondo lei, il suo è un personaggio che può considerarsi attuale?

R. La forza di Vera Candida sta tutta nella sua personalità: è lei a spezzare il destino che la lega alla nonna e alla madre nel momento stesso in cui decide di partire da sola, di lasciare l’isola, anche se questo per lei sarà molto doloroso. Ha bisogno di un nuovo status, di emanciparsi, e non può far altro che partire e mettersi alla ricerca di un proprio cammino. È un’Amazzone solitaria. che vorrebbe bastare a se stessa, ma che sente costantemente la mancanza di ciò che ha lasciato. Vera Candida finisce con l’accettare l’amore di Itxaga, e la sua sarà finalmente una scelta. Sceglierà di amarlo dopo molte resistenze, smettendo di subire il potere e l’amore di altri. Ciò che la rende attuale è il fatto di essere una vera eroina, una donna che sa scegliere e reinventarsi.

D. Quello che sappiamo di Véronique Ovaldé è che dopo aver lavorato all’interno di una casa editrice francese, è diventata un’autrice di grande successo. Cos’ha imparato sul mondo editoriale in questi anni?

R. Queste due esperienze mi hanno permesso di guardare più in profondità nel mondo editoriale; è stato interessante per me essere all’interno e allo steso tempo all’esterno di questo ‘universo’ per scoprirene l’‘arcano’, per capire il modo in cui il ‘mostro’ funziona. Un errore che ho commesso in passato è stato quello di pubblicare il mio primo romanzo, E il mio cuore trasparente, per la casa editrice in cui lavoravo. Etichettata come una semplice impiegata dell’ufficio tecnico, infilata in un cassetto ben preciso, non riuscivo ed essere considerata dai miei colleghi come una scrittrice. Ho iniziato a sentirmi davvero un’autrice quando ho pubblicato Quello che so di Vera Candida con un’altra casa editrice. Ciò che credo di aver imparato in questi anni è l’esatto percorso che porta al libro, e il modo in cui si incontra il gusto dei lettori.

A cura di Giulia Tonelli

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