Addio a una libreria ordinata. Tanti libri sparsi in ogni angolo della casa. Per non parlare delle “complicate” visite in biblioteca… Una mamma-scrittrice racconta, con ironia, cosa comporta crescere dei bambini che amano leggere…

Quello di avere un figlio che ama leggere è il sogno di (quasi) ogni genitore – soprattutto se lettore appassionato lui stesso. Un bambino che ama i libri impara cose nuove, spende il proprio tempo in un’attività sana ed è stimolato a pensare.

Come riporta Readbrightly, tuttavia, la realizzazione di questo sogno non significa esclusivamente rose e fiori. Avere un figlio, o magari più di uno, amante dei libri spesso comporta il verificarsi di tutta una serie di situazioni che non si erano “messe in conto”…

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L’esperienza che viene proposta è quella di Iva-Marie Palmer, blogger e scrittrice americana che ogni giorno sperimenta questo sogno non privo di difficoltà.

A partire dalle visite in biblioteca. Sì perché con due bambini lettori, un unico genitore in biblioteca necessita di tanta pazienza e due braccia molto robuste. L’unico modo per “sopravvivere” a un pomeriggio in biblioteca, secondo la Palmer, è quello di fissare un limite al numero di libri da poter prendere in prestito di volta in volta. Per non parlare della restituzione: il prestito scade e quel bellissimo libro che si ha appena finito di leggere deve essere restituito. Separarsi da quelle pagine è già difficile per il lettore esperto, ma per un lettore-bambino può trasformarsi in un vero lutto bagnato da lacrime e singhiozzi.

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Terzo, addio alla bella libreria in salotto classificata per autore. Si sa quanto è difficile tenere in ordine la propria libreria. Ma quando a metterci mano sono piccoli lettori “voraci” anche solo la minima organizzazione diventa un ricordo lontano. E poi c’è la massa dei libri “in lettura”- sparsi ovunque. In macchina, vicino al letto, sul tavolo della cucina. Ogni momento è buono per godersi qualche paragrafo – e non importa se si fa tardi a scuola, se è il momento del bagnetto o sarebbe proprio ora di andare a nanna.

Così al genitore (bibliofilo) di bambini (lettori) tocca di pronunciare quelle fatidiche (e odiate) parole che mai avrebbe pensato di dire: “Adesso basta, chiudi il libro e comincia a fare le cose“. Con tutti i sensi di colpa derivanti del caso.

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