“Non sopportavo vederli star male a causa dei numeri”. In “Lettera a un bambino che ha paura della matematica” il 64enne Camillo Bortolato, maestro in pensione e pedagogista, racconta il suo metodo alternativo (e analogico) di apprendimento

Come ha raccontato Repubblica, Camillo Bortolato, insegnante in pensione, ha creato un metodo basato su analogie e oggetti per contare; un metodo che, a quanto pare, riesce a far innamorare i bambini della matematica, o quantomeno a far piacere-capire loro una materia giudicata, dai più, ostica.

“Non sopportavo vederli star male a causa dei numeri”, racconta l’ex maestro delle elementari (ha insegnato per oltre quattro decenni in provincia di Treviso), stufo dei vecchi metodi per insegnare la matematica. E così ne ha inventato uno tutto suo, ora finito in un libro: Lettera a un bambino che ha paura della matematica (Mondadori).

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Come sottolinea il quotidiano, il metodo del 64enne Bortolato, laureato in Pedagogia a Padova, si basa sul calcolo mentale: prima vedi i numeri, “poi li scrivi; prima vengono le immagini (100 è un armadio pieno di palline, 1000 è una casa di dieci armadi) poi arrivano i simboli”. Ha preso ispirazione dal nonno alfabeta, “ma bravissimo nel calcolo: visualizzava le cose da contare”.

Nel libro scrive: “Caro bimbo che mi stai ascoltando e sei nel cuore di ogni adulto, della matematica non mi interessa niente, tranne che tu non abbia a stare male per causa sua. Per questo ho messo a punto il metodo analogico. Bruceremo in un momento il programma di tre anni guardando una semplice tabella di palline. Faremo percentuali e frazioni senza accorgercene. Finirà la nausea e la mortificazione per gli aspetti routinari di cui è piena la scuola. Verranno le ruspe e porteranno via l’addizione con il riporto, la sottrazione con il suo prestito, la moltiplicazione in colonna e la divisione con una o due cifre. La scuola ti distribuisce la conoscenza col contagocce. Esercita una congiura per ostacolare il fatto che potresti imparare troppo in fretta e andartene a casa dopo pochi giorni. Ad imparare le cose che ti piacciono davvero…”.

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