“Mi interessava trovare il luogo più profondo di ognuno di noi, quello nero in cui si nasconde la salvezza, quello in cui per arrivare bisogna rinunciare al godimento del male, quello che una volta trovato ci succhia e poi ci sputa nel mondo per brillare”. Su ilLibraio.it Maura Chiulli, scrittrice e mangiafuoco, racconta “Nel nostro fuoco”, il suo nuovo romanzo

Nel nostro fuoco nasce nella mia mente più di tre anni fa. Dopo la storia di Dieci Giorni sentivo di voler ritrovare Tommaso, il protagonista che avevo lasciato da solo da qualche parte a elaborare il suo lutto. Al mio legame profondo con questo personaggio, si aggiungono due miei amori importanti, quello per il fuoco e quello per mio padre, che due anni fa d’improvviso se n’è andato lasciando in custodia al mio cuore un milione di ricordi e una speranza gigantesca. Tommaso, Elena e Nina sono nati insieme, li ho immaginati subito tutti e tre capaci di massacri e di miracoli. Tanto umani e tanto soprannaturali.

Tommaso ha una vita ordinata, metodica, ripetitiva. Ha scelto l’isolamento e la solitudine perché starsene al riparo vuole dire minimizzare le possibilità di soffrire, di restare feriti, in questa vita che per lui è una guerra. È diventato un disertore senza pensare a tutti i rischi che implica questa scelta vigliacca. Se fosse fuggito dalla battaglia perenne del mondo per disobbedire, lo avremmo amato di più, invece Tommaso ci fa arrabbiare, perché sceglie solo in nome della paura, di quel sentimento che lo ha sempre ossessionato e che non ha che fare con nessun ideale rivoluzionario.

Maura Chiulli - foto di Davide Carson

Maura Chiulli – foto di Davide Carson

Ma cosa c’è dietro le scelte di cui sono capaci gli esseri umani? Quanto è forte il legame tra i bambini che siamo stati e gli adulti che siamo diventati? Quanto è necessario scavare per trovare l’intenzione che ci muove, per liberare la vita?

Nel nostro fuoco è una ricerca difficilissima delle parole che ci hanno determinati, un tuffo nelle vite familiari che ci hanno gettati adulti nel mondo, nelle difficili dinamiche affettive dell’infanzia, che, se non impariamo a decifrare, possono strozzarci, toglierci il fiato da adulti, renderci dipendenti, soli, capaci persino di farci del male.

Tommaso non è un tipo introspettivo, dunque si ripete, perché non investiga, non cerca il senso delle sue scelte. Lui sente e basta. E se sente il dolore scappa, riuscendo a dare retta solo a una specie di voce severa e giudicante che viene dal suo passato, fino all’incontro improvviso e spettacolare con Elena, una donna drago che di notte si esibisce per strada sputando fuoco dalla bocca e che di giorno sa custodire paure e speranze.

Nascerà un amore purissimo, un legame intenso capace di strappare Tommaso alla solitudine e di convincerlo che “esiste qualcosa di meno brutale del dovere”, una lingua generosa e delicata che anche lui può imparare a parlare.

Elena è una donna che in sé possiede la forza di un centinaio di donne. Lei sa parlare, sa raccontare, sa sentire la paura, anzi, sa sperimentarla e trasformarla in un incoraggiamento a vivere, a combattere, a stare al mondo. Lei è una mangiafuoco e diventa tutt’uno con la fiamma, anche se a volte brucia. Elena sa che il dolore esiste per riportarci alla realtà, per riconsegnarci umani a noi stessi, per insegnarci il perdono, la riconciliazione e la poesia.

Così diversi l’uno dall’altra, sapranno amarsi profondamente, ma l’amore, talvolta chiede un pegno. Ed è così che arriva Nina, una figlia speciale, che tradisce ogni loro aspettativa, una bambina che non parla, che non li riconosce, che impone un sacrificio.

Ed è con Nina che inizia una storia straordinaria, un universo muto capace di angosce e di miracoli, di buio e di bagliori accecanti.

Come può un uomo che vive a riparo, che ha appena incontrato il mondo e l’amore, sentirsi padre senza una voce che glielo rappresenta? Nel nostro fuoco è anche la storia di una paternità difettosa, di una vita sentimentale da scrivere, da costruire giorno per giorno, di un’incapacità ad accudire, a sentire insieme, ad accettare, a portare.

Mi interessava trovare il luogo più profondo di ognuno di noi, quello nero in cui si nasconde la salvezza, quello in cui per arrivare bisogna rinunciare al godimento del male, quello che una volta trovato ci succhia e poi ci sputa nel mondo per brillare.

Nel nostro fuoco è la storia delle parole preziose che si nascondono nel silenzio, delle intimità impossibili senza consapevolezze, del presente che sfugge e ci abbandona, se non siamo teneri con noi stessi.

“Di ciò che non si può dire, è bene non smettere di parlare. Non si deve smettere di spingere la parola, la lingua e il discorso contro questo corpo dal contatto incerto, intermittente, che si sottrae continuamente e che tuttavia insiste”[1].

Il corpo che siamo, i limiti che dobbiamo sperimentare per tornare umani, le parole che ci hanno feriti, sfregiati, resi incapaci, queste sono le investigazioni che per me hanno più senso. E l’accesso al senso è possibile soltanto attraverso la parola poetica, che sa rendere facile ciò che è di per sé difficilissimo, sa dire l’indicibile e svelare tutto ciò che si nasconde.

[1] Nancy, Corpus (1992), Cronopio, Napoli 2004, p.51.

maura chiulli

L’AUTRICE E IL SUO NUOVO ROMANZO – Maura Chiulli, scrittrice e mangiafuoco, si interessa di body art e arte performativa. Ha esordito con Piacere Maria (Editrice Socialmente, Bologna, 2010), cui sono seguiti i saggi Maledetti Froci & Maledette Lesbiche (Ed. Aliberti Castelvecchi, Roma, 2011) e Out. La discriminazione degli omosessuali (Ed. Internazionali Riuniti, Roma, 2012), e il romanzo Dieci giorni (Hacca, 2013). Ora l’autrice di Pescara, classe ’81, torna in libreria, sempre per Hacca, con Nel nostro fuocola storia di un’incapacità ad amare, di una paternità difettosa. Di un alfabeto emotivo da costruire attraverso i segni nascosti nelle pieghe di gesti ripetuti e sguardi incantati.

 

Fotografia header: Maura Chiulli - foto di Davide Carson

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