“Il tempo è così profondamente connaturato all’esperienza umana da rappresentarne la natura essenziale; è ciò che regola la nostra esistenza, i nostri ritmi, la nostra organizzazione sociale. Come si può convivere con la sua forza incombente quando tutti i nostri schemi saltano?” Giorgio Nisini, autore del romanzo “Il tempo umano”, riflette su ilLibraio.it sul ruolo del tempo nelle nostre vite, in questo momento in cui l’attesa occupa un posto centrale nelle vite di tutti…

“Il tempo è troppo vasto, non si lascia riempire”. Mai come adesso questa frase di Jean-Paul Sartre ci parla delle nostre vite. Giornate rivoluzionate da una lunga, interminabile attesa; spazi ridotti al minimo, movimenti compressi dentro una geografia domestica e claustrofobica. Eppure l’arte e la letteratura hanno già immaginato tutto, molto prima del coronavirus: non solo pestilenze, contagi, città disabitate, ma l’esperienza stessa di un tempo immobile e dilatato.

Mi torna in mente Viaggio intorno alla mia camera di Xavier de Maistre, un piccolo capolavoro letterario di fine Settecento ambientato dentro una stanza quadrata; oppure il film Old Boy di Park Chan-wook. Qui la costrizione è kafkiana: un uomo rapito e chiuso per anni in una camera da letto senza sapere il perché. La vera lotta è contro il tempo, in queste narrazioni, non contro lo spazio.

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È quasi inevitabile scomodare Bergson: al tempo oggettivo, che possiamo rappresentare su di una linea retta, in cui tutti i minuti, le ore, i giorni sono uguali a se stessi, si contrappone il tempo interiore, dove gli istanti che viviamo possono essere percepiti con una durata completamente diversa. Una meravigliosa, felice e frenetica mattinata di primavera può apparirci rapidissima rispetto a una lunga e angosciante giornata d’attesa. Il tempo è relativo, ce lo dice anche la più avanzata speculazione scientifica, da Einstein in poi: “il tempo scorre più veloce in montagna e più lento in pianura”. Non è un motto new age, ma le parole di uno tra i più noti fisici italiani, Carlo Rovelli, che nel suo L’ordine del tempo ci racconta come la recente teoria dei loop ci inchioda di fronte a una verità ancora più sconcertante: il tempo non esiste al di fuori di noi, le equazioni fondamentali della gravità quantistica non necessitano di questa variabile. Eppure il tempo è così profondamente connaturato all’esperienza umana da rappresentarne la natura essenziale; è ciò che regola la nostra esistenza, i nostri ritmi, la nostra organizzazione sociale. Come si può convivere con la sua forza incombente quando tutti i nostri schemi saltano?

Nel mio nuovo romanzo, Il tempo umano (HarperCollins), che per uno strano destino uscirà in questi giorni di sospensione apocalittica, il protagonista, che è uno tra i più importanti produttori di orologi di lusso, si chiede: è mai “possibile costruire un orologio tarato sulla durata interiore anziché sui tempi esteriori quantificati su un quadrante?”. È una domanda dilatabile, che ne nasconde almeno un’altra: si può immaginare un meccanismo capace di cogliere l’essenza della vita anziché la sua corruttibilità? Ecco, forse questo meccanismo esiste, ed è dentro di noi; siamo noi che possiamo regolare il tempo e adattarlo alla nostra misura psicologica. È una possibilità che non riguarda solo e tanto questo momento, dove un virus che non possiamo vedere ci ha costretti a ricalibrare le nostre esistenze, i nostri ritmi, la nostra mobilità, la nostra capacità di resistere a una condizione estrema, ma riguarda soprattutto il dopo, quando avremo di nuovo la libertà di organizzare le giornate con molti meno compromessi. “Un’ora, non è solo un’ora, è un vaso colmo di profumi, di suoni, di progetti, di climi”: lo scriveva Proust, il maestro indiscusso del tempo perduto. La grande opportunità che ci viene concessa adesso sta proprio in queste parole: non guardare più le ore in sé, come intervalli tutti uguali e ripetibili, simili a cassetti in cui incastrare a forza i nostri impegni quotidiani, ma attraversare quelle ore così in apparenza identiche come infinite possibilità del nostro destino.

Il tempo umano Giorgio Nisini

L’AUTORE E IL LIBROGiorgio Nisini (nella foto di Bruno Fini) nato a Viterbo nel 1974, è uno scrittore e saggista. In passato ha pubblicato La demolizione del Mammut (Perrone, 2008) con il quale ha vinto il premio Corredo Alvaro opera prima, La città di Adamo (Fazi, 2011), arrivato tra i dodici finalisti del premio Strega 2011, La lottatrice di Sumo (Fazi, 2015) e ha curato l’antologia Un bacio in bocca (Longanesi, 2016). Ha è anche autore di una monografia su Robert de Niro (Gremese, 2004) e di Saggi e dialoghi sul cinema (Booklet, 2006). Dal 2015 è codirettore artistico di Caffeina Festival e direttore artistico dell’Emporio Letterario di Pienza.

Nel suo ultimo romanzo, Il tempo umano, in uscita in ebook il 19 marzo e in formato cartaceo ad aprile, Nisini racconta la storia di Tommaso, professore all’università di una città di provincia dell’Italia centrale, che inizia a frequentare Beatrice, studentessa modello, timida e preparata. Beatrice è figlia di Alfredo del Nord, imprenditore e leggenda locale che ha fondato la Dea Nigra, un’importante azienda di orologi di lusso. Tommaso inizia a frequentare la famiglia di Beatrice, conoscendo così la sorella Maria, sfrontata e irriverente. Tra di loro nasce una storia d’amore violenta e ambigua, che si intreccia con la storia della Dea Nigra, nata da un orologio acquistato a un mercatino dell’usato e dietro al quale si nasconde un mistero.

Fotografia header: Foto di Bruno Fini

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