Nel libro di Davide D’Urso lo scrittore napoletano è il “simbolo di valori morali e intellettuali che ormai appartengono al passato”

“Le aspettative sono una cosa; la vita reale è un’altra. Di entrambe si serve Davide D’Urso per dar forma al suo personaggio e agli ambienti in cui lo fa vivere, acquattandosi dietro di lui, e spingendolo quanto basta nella dilagante zona grigia della sua esistenza; con una lingua che si direbbe moraviana, se non fosse per gli improvvisi soprassalti dialettali che la screziano. La vita reale prende la forma di un call center, di una ragazza amata, di amici che forse non sono più amici. Tra le aspettative c’è la letteratura; ed è proprio uno scrittore che irrompe con il suo reale nome e cognome nella vicenda narrata. Si tratta di Raffaele La Capria. È affidata a lui la saldatura possibile tra le aspettative e la vita reale…”. Così Silvio Perrella presenta Tra le macerie, il romanzo di Davide D’Urso pubblicato da Gaffi. Libro apprezzato dallo stesso La Capria,  secondo cui Tra le macerie “esprime quella dimensione d’isolamento, di frenetica attività e di snervante incertezza che devasta il mondo giovanile…”.

Marco Moraldo, il trentenne protagonista del romanzo, tenta in tutti i modi di pubblicare il suo saggio su Goffredo Parise. L’autore di Tra le macerie ha spiegato di aver sentito la necessità di scrivere questo libro per affrontare soprattutto un tema, “la difficoltà di condividere a livello collettivo problemi, lotte, valori”. Quanto alla scelta di far “entrare” nel romanzo La Capria, lo scrittore è il “simbolo di valori morali e intellettuali che ormai appartengono al passato”.

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