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La “playlist noir” di Stefano Piedimonte

Lo scrittore Stefano Piedimonte

In vista dell’uscita del suo nuovo romanzo, il noir “L’assassino non sa scrivere” (Guanda, in libreria dal 25 settembre), Stefano Piedimonte propone una “playlist noir”.

Ecco le sue 5 scelte:

 

-Edgar Allan Poe: sono cresciuto leggendo i suoi racconti. Mi ha spaventato, incuriosito, spinto a riflettere su alcune questioni cruciali che riguardano la morte, la paura, la mente umana. Fra le sue tante qualità, apprezzo molto quella di sedurre il lettore rendendo assolutamente plausibili, e quindi credibili, storie dalle impalcature molto coraggiose e dagli esiti straordinari. Oltre a essere un
gigante della narrativa era anche un ottimo avvocato di se stesso: a volte l’introduzione dei suoi racconti è come l’arringa di un formidabile avvocato che voglia convincere una giuria di lettori della genuinità della storia che sta per raccontare.

-John Banville: si ritiene che la sua produzione da giallista sia inferiore a quella più marcatamente letteraria. In realtà è lui il primo a ritenerlo, visto che in tutto il mondo (tranne in Italia, dove ha trovato un editore saggio e ostinato) firma i romanzi gialli con uno pseudonimo. Ma se la qualità letteraria di un romanzo si misura anche con l’equilibrio della storia, la limpidezza e la solidità della
trama, la caratterizzazione dei personaggi, la capacità di affabulare, be’… Banville scrive dei gialli molto pregiati, di grande eleganza.

-George Pelecanos: è un autore formidabile, molto noto anche in Italia ma, per qualche strano motivo, non ancora celebre presso il grande pubblico. I suoi sono romanzi “sporchi”, grigi, che ti lasciano dentro un senso di amarezza; le storie che racconta – tratta di questioni razziali, droga, criminalità, con un occhio particolare ai ghetti e alle bande americane – sono acide, sono bocconi guasti che fai fatica a digerire. È anche uno stimato autore televisivo.

-Peter Høeg: il suo romanzo “Il senso di Smilla per la neve” è un capolavoro indimenticabile, maltrattato e oltraggiato da una trasposizione cinematografica veramente barbara. Tutti dovrebbero leggerlo, soprattutto chi ritiene la narrativa di genere qualitativamente inferiore a quella “pura” (discorso lungo, inutile, adatto a persone che hanno tempo da perdere), e chi è rimasto giustamente disgustato dal film.

-Joe Lansdale: Lansdale ha una produzione vasta e diversificata. Amo molto la saga di Hap e Leonard, ma preferisco di gran lunga i noir come “Acqua buia”. A ogni modo, a farmi innamorare di questo autore è stata la “trilogia del drive-in”, una serie di tre romanzi visionari, completamente folli, che sguazzano fra l’horror, la fantascienza e il pulp sfociando in una specie di delirio mistico. Lansdale è un grande autore e non sbaglia un colpo: riesce a scrivere romanzi di formazione scorticanti, romanzi noir e storie umoristiche con la stessa immensa naturalezza.

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