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Vi presento gli autori cactacei… (per una #botanicadegliscrittori)

Addentrarsi nella botanica degli scrittori crea da subito un imbarazzo preliminare: da dove cominciare? Quello degli scrittori, infatti, proprio come quello delle piante (Plantae) è un Regno che annovera centinaia di migliaia di specie e sottospecie, tutte a loro modo affascinanti. Converrà avventurarsi dapprima nei segreti degli scrittori rampicanti o di quelli sempreverdi? Cosa celano nel loro immobile silenzio gli scrittori-muschio? Esistono scrittori infestanti (e soprattutto, esistono rimedi conto di essi)? E scrittori officinali?

Insomma, non avendo in questa rubrica aspirazioni tassonomiche rigorosissime e in attesa che un Linneo letterario più degno del sottoscritto si avventuri in una descrizione meno frammentaria, ci si limiterà in questa rubrica a fornire suggestioni, curiosità e spunti utili a guardare con occhi nuovi alla propria libreria. Anzi, vogliamo inaugurare un gioco? A voi il compito, sorvolando i vostri scaffali, davanzali e comodini, di apparentare un dato scrittore e scrittrice alla specie di volta in volta descritta e di farcelo sapere, contribuendo attivamente all’unica WikiBotanica degli scrittori esistente al mondo!

Cominciamo allora, felicemente asistematici, da una personalissima passione: gli scrittori cactacei. Che rientrano, com’è noto nella più ampia categoria degli autori succulenti, ossia capaci anche in condizioni di estrema aridità, di trattenere dentro di sé i nutrimenti essenziali per produrre, in una breve stagione, rari fiori, a volte anche uno soltanto, spesso di straordinaria bellezza.

Lo scrittore cactaceo di questi è appunto una sottospecie particolarissima, dato che le sue foglie nel tempo, per fattori evolutivi chiaramente attinenti all’autodifesa, si sono trasformate in spine. Difficili dunque da maneggiare ma resistentissimi e longevi, gli scrittori cactacei hanno una caratteristica che li contraddistingue: la lentezza. Non ci si deve aspettare da loro fioriture abbondanti, ramificazioni estese o grande prolificità.

La tendenza a prosperare in luoghi aridi e tendenzialmente desertici può indurre l’editore a un errore assai comune, ossia pensare che lo scrittore cactaceo non abbia bisogno di cure e basti a se stesso: niente di più falso: quello di cui lo scrittore cactaceo ha bisogno è invece attenzione discreta ma continua e una sistemazione ottimale, data la scarsa propensione ai bruschi cambiamenti. Altro errore comune è quello di pensare che lo scrittore cactaceo, così coriaceo e difeso, sia indifferente ai cambiamenti stagionali. Vero il contrario: lo scrittore cactaceo, per natura poco propenso a manifestare predilezioni e disagi, ha in realtà spiccate preferenze per un certo tipo di esposizione alla luce, necessita di poco ma regolarissimo nutrimento e ama rare ma abbondanti innaffiature. E’ scrittore da temporali torrentizi, non certo da pioggerellina di brughiera…

Se curato opportunamente, insomma, lo scrittore cactaceo saprà sorprendervi, regalandovi fiori spesso giganteschi e profumatissimi (roba da fare svenire i colibrì, per intenderci) e vi terrà compagnia molto, molto a lungo. Tanto che un giorno potreste scoprire che, celato nella sua spinosa scontrosità, in giardino vi è cresciuto un silenzioso, splendido gigante…

 

* L’autore è direttore editoriale della Longanesi


Per chi l’avesse persa, qui la prima puntata della sua rubrica,  che apre prospettive inedite su mondo vegetale e letterario, fornendo gli elementi di una vera e propria “botanica degli scrittori”

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