Cos’è il complemento oggetto e come si riconosce? Cosa si intende con complemento dell’oggetto interno e complemento oggetto partitivo? Una guida pratica

Il complemento oggetto è un elemento dell’analisi logica che rappresenta l’oggetto su cui ricade l’azione espressa dal verbo. Il complemento oggetto infatti completa il significato dei verbi transitivi attivi, cioè quelli in cui l’azione appunto “transita” dal soggetto all’oggetto.

Il complemento oggetto è uno dei tre complementi diretti (gli altri sono il complemento predicativo del soggetto e al complemento predicativo dell’oggetto). Si definiscono complementi diretti quelli che si legano al verbo della frase senza bisogno di essere introdotti da una proposizione (come in, di, per, eccetera).

Generalmente il complemento oggetto è costituito da un sostantivo (una persona, una cosa, un animale). Non mancano i casi però in cui può essere costituito da un altro elemento, come per esempio:

  • un pronome personale (mi, ti, lo, la ci, vi, li, le)
    Esempio: ho detto a Sara di chiamarti
  • un verbo
    Esempio: Marco ama giocare
  • una congiunzione
    Esempio: Mi chiedo il perché di tutto questo
  • una subordinata, (che svolgendo la funzione di complemento oggetto prende il nome di subordinata oggettiva)
    Esempio: Gli ho detto che non c’è lezione venerdì

Complemento oggetto interno

Si parla di complemento dell’oggetto interno quando il verbo e in complemento oggetto hanno la stessa radice oppure appartengono alla stessa area semantica, come per esempio nei casi:

  • Vivere una vita felice
  • Piangere lacrime amare
  • Dormire sonni tranquilli
  • Sognare un brutto sogno

Questa frasi contengono verbi intransitivi (o che ammettono sia un uso transitivo che intransitivo): il complemento dell’oggetto interno rappresenta quindi un’eccezione all’utilizzo di questo complemento esclusivamente con verbi transitivi.

Complemento oggetto partitivo

Si parla invece di complemento oggetto partitivo quando il complemento oggetto è introdotto dagli articoli partitivi (del, dello, della, dei, degli, delle) che vanno a indicare una quantità indefinita.

La forma del complemento oggetto partitivo può portare a confonderlo con il complemento di specificazione, che è introdotta dalla preposizione di e le sue forme articolate (del, dello, della, dei, degli, delle). Bisogna quindi fare attenzione al loro significato per non confonderli:

Ho bevuto del latte (il del indica un quantitativo non definito di latte, e il latte è l’oggetto dell’azione – si tratta quindi di complemento oggetto partitivo)

Come si fa a trovare il complemento oggetto?

Per individuare il complemento oggetto ci si può fare aiutare dalla sua posizione, perché la classica struttura della frase italiana prevede che gli elementi siano disposti in questo modo: soggetto + verbo + complemento oggetto. Inoltre come abbiamo visto si tratta di un complemento diretto, quindi eventuali complementi presenti nella frase preceduti da preposizioni sono da escludere.

Normalmente per trovarlo viene indicato agli studenti di porsi, di fronte alla frase, le domande chi? o che cosa?, chiedendosi quale è l’elemento della frase che ne risponde. Questa modalità però può trarre in inganno, infatti a volte anche il soggetto e il predicato nominale possono dare l’impressione di rispondere alle stesse domande.

Per questo per individuare correttamente questo complemento in una frase non basta chiedersi chi o che cosa, ma è anche necessario chiedersi su quale elemento ricade l’azione indicata da verbo: mentre il soggetto è responsabile dell’azione indicata dal verbo, il complemento oggetto la subisce.

Infine, un altro trucco che può aiutare nel distinguerlo è trasformare la frase da attiva a passiva: il complemento oggetto è quello che, nella nuova frase, diventerà il soggetto dell’azione.

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