Stando all’allegato 23 del nuovo Dpcm, tra le attività commerciali che potranno restare aperte nelle regioni “rosse” anche le librerie: una notizia molto attesa dal mondo del libro – I dettagli

Come si legge sul sito del governo, nella notte il Presidente Giuseppe Conte ha firmato l’atteso nuovo Dpcm contenente le misure per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19.

Dopo gli appelli di editori e librai, arriva una notizia molto attesa dal mondo del libro: anche nelle regioni “rosse”, le librerie potranno restare aperte, come conferma l’allegato 23 (a pagina 195) relativo al commercio al dettaglio:

librerie

Tra le attività commerciali che possono restare aperte, come si legge nell’allegato, ci sono infatti gli “esercizi specializzati” nella vendita di libri.

IL COMMENTO A CALDO DI EDITORI E LIBRAI

“I libri sono beni essenziali e, soprattutto in un momento come questo, aiutano gli italiani a superare la solitudine e le difficoltà legate alle limitazioni della libera circolazione e della socialità: ringraziamo il Governo per aver tenuto conto dei nostri appelli, consentendo l’apertura delle librerie anche nelle zone rosse, e in particolare il ministro Dario Franceschini sempre attento alle esigenze del mondo del libro”, dichiarano il presidente dei librai (ALI Confcommercio) Paolo Ambrosini e il presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE) Ricardo Franco Levi nel giorno in cui il governo vara il nuovo Dpcm per la lotta al Coronavirus. “Ogni libreria si impegnerà per garantire la massima sicurezza all’interno degli esercizi, così come è avvenuto nei mesi scorsi, perché la salute rimane la prima cosa da tutelare: controllo degli accessi, igienizzazione degli scaffali, uso dei mezzi di protezione personale rimangono essenziali”.

“Con la decisione di oggi – continuano Ambrosini e Levi – si sostengono le librerie che stanno subendo una continua erosione di quote di mercato da parte degli store online, un disequilibrio che mette a rischio non semplici negozi, ma presidi sociali e culturali essenziali per le nostre città e, più in generale, per la vita democratica del Paese e si rinnova la scelta dello scorso 14 aprile, confermando che quella fu una precisa scelta di politica culturale: l’Italia è cultura e la cultura e il libro possono essere il volano per la ripartenza del Paese”.

I COMMENTI DI FELTRINELLI E LIBRACCIO

“Accogliamo con piacere la decisione del Governo di tenere aperte le librerie, pur nel momento di difficoltà che il Paese sta affrontando nella gestione della pandemia. Le librerie sono risorse primarie che contribuiscono a fornire conforto ed evasione e svolgono un ruolo sociale imprescindibile”, commenta Alberto Rivolta, amministratore delegato di Librerie Feltrinelli, secondo cui “il mondo del libro ha dimostrato già durante il primo lockdown una resilienza e una duttilità a reagire con forza al cambiamento di questi mesi e sono sicuro che non si tirerà indietro nel farlo nuovamente” sottolinea Rivolta.

“Il libro è un bene essenziale e da librai raccogliamo l’onere e l’onore del ruolo che il governo ci ha riconosciuto anche in questa nuova fase della pandemia”, sottolinea Edoardo Scioscia, Amministratore e socio fondatore del Gruppo Libraccio: “Le nostre librerie sono un presidio culturale e sociale per le comunità che ci ospitano. Poter rimanere e svolgere il nostro mestiere è un importante riconoscimento della capacità messa in campo sin dal primo minuto in termini di gestione dell’emergenza e capacità di rispondere alle nuove esigenze di presidio sui temi della sicurezza degli ambienti e delle pratiche quotidiane di contatto con il pubblico. Tutto questo senza dimenticare il nostro ruolo di amplificatori della cultura che ogni giorno dialogano con lettori, curiosi, studenti e famiglie”.

GLI APPELLI DELLA VIGILIA

Ieri, mentre l’Associazione Italiana Editori e l’Associazione Librai Italiani-Confcommercio, che in più occasioni si sono appellate alla politica per chiedere che i libri vengano considerati beni “essenziali”, hanno lanciato congiuntamente una campagna di comunicazione in cui si invita ad andare in libreria il prima possibile, senza attendere le code dei giorni pre-natalizi (“Pensaci subito, non fare le code. In libreria il Natale è già iniziato”, questo il motto) , era arrivato un appello firmato da un gruppo di editori: Sandro Ferri (Edizioni e/o), Renata Gorgani (Editrice Il Castoro), Alessandro Giuseppe Laterza (Editori Laterza) e Stefano Mauri, (Gruppo editoriale Mauri Spagnol): “Apprendiamo dai giornali che probabilmente il nuovo dpcm dividerà l’Italia secondo tre gradi di lockdown, in base all’indice RT che misura il ritmo di crescita dei contagi. Cosicché nelle cosiddette ‘zone rosse’ − tra cui la Lombardia, il Piemonte e la Calabria − verrebbero chiusi tutti gli esercizi commerciali non reputati ‘essenziali’. Che ne sarà delle librerie? Chiediamo al governo di considerarle essenziali e tenerle aperte in tutto il paese. Non solo perché la lettura dei libri è requisito fondamentale di una cittadinanza attiva, ma anche per non creare una divisione tra gli italiani, un distanziamento dello spirito: l’ultima cosa di cui il nostro paese ha bisogno, in un momento di solitudine e frammentazione come quello che stiamo attraversando”. Il testo prosegue così: “Il libro è anche il modo meno contagioso di informarsi, approfondire, viaggiare, di imparare a distanza, di crescere e fare esperienza come dimostrato dalla sete di libri che si è manifestata in tutto il mondo appena terminati i lockdown di primavera. Le librerie (come le biblioteche) sono luoghi di scoperta nei quali − con la complicità dei librai − possiamo incontrare anche libri e mondi sconosciuti e inattesi. Tenere aperto questo spazio di riflessione e di immaginazione è una priorità se vogliamo che tutti partecipino alla creazione di un futuro comune”.

Ed era poi arrivato anche l’appello del Salone del Libro di Torino: “Le librerie – per il ruolo che svolgono all’interno delle nostre comunità – non possono non essere inserite nelle categorie considerate essenziali”. Anche il Salone chiede al governo e al parlamento, “nei limiti delle opportune misure di sicurezza nazionale, di prendere in considerazione questa evidenza all’interno della pubblicazione dei prossimi DPCM in uscita, come già espresso da diversi editori e dalle associazioni di categoria del mondo del libro tutte riunite”.

Oggi la (buona) notizia tanto attesa.

 

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