E’ un thriller che non lascia indifferenti, “Le zone morte” (Longanesi), firmato dall’editor danese Simon Pasternak, personaggio di spicco della scena culturale scandinava. Ed è un libro capace di far entrare il lettore nelle menti dei giovani nazisti. L’idea per il romanzo è venuta a Pasternak da documenti in possesso della sua famiglia: uno zio dell’autore era infatti un soldato danese, arruolato nelle SS e caduto sul fronte orientale.
La trama ci porta nel luglio 1943, a Kursk in Russia, dove infuria la più grossa battaglia di mezzi corazzati della seconda guerra mondiale. Più a est, dietro la linea del fronte, divampa la guerra partigiana, repressa senza pietà dai tedeschi. Heinrich e Manfred, due amici d’infanzia, sono in servizio presso la cittadina di Lida. Heinrich, un agente di polizia, cerca di barcamenarsi all’interno dello spietato potere nazista mantenendo l’onore e la coscienza puliti, mentre l’SS Manfred prospera nel caos morale. Quando il mentore di Manfred, il generale Steiner, viene ritrovato ucciso, sarà Heinrich a dover indagare sul delitto. Unica testimone una terrorizzata bambina di sei anni…