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La weird fiction araba di Basma Abdel Aziz, per raccontare la voglia disperata di fuggire

Basma Abdel Aziz

Basma Abdel Aziz, scrittrice, psichiatra e attivista per i diritti umani nata a Il Cairo nel 1976, ha vinto il Sawiris Cultural Award e l’Ahmed Bahaa-Eddin Award per la sua testimonianza delle violenze commesse in Egitto dalla polizia. Il suo romanzo, La Fila (appena tradotto da Nero) è uscito negli Usa due anni fa e e Foreign Policy l’ha inserita tra i Leading Global Thinkers dell’anno.


Lo scatto di copertina è di Richard Mosse, fotografo pluripremiato per il suo lavoro sui campi profughi

Incarcerata più volte dal governo egiziano a causa del suo attivismo, l’autrice si serve della narrativa fantastica per raccontare una fase difficilissima della storia recente del suo Paese.

La trama ci porta in una città senza nome del nord Africa: a seguito dei “Disgraziati Eventi”, un’autorità centrale nota come la Porta ha assunto il potere assoluto. I cittadini sono costretti a presentare richiesta per tutto – per mangiare e per spostarsi, e persino per essere curati – ma la Porta rimane chiusa e muta, mentre sulla sua soglia inizia a formarsi un’enorme coda di questuanti: la Fila.

La weird fiction araba di Basma Abdel Aziz racconta i lunghi mesi passati nella Fila da parte di un’umanità catapultata in una realtà parallela e pericolosamente simile al mondo in cui viviamo. Descrivendo la natura profonda degli autoritarismi, il romanzo descrive la realtà allucinata di un mondo arabo dilaniato tra la delusione post-Primavere Arabe e il sogno disperato di fuggire da un sistema in cui vivere è diventato impossibile.

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