“Ho convissuto con Gregorio per anni. Ho fatto il tifo per lui, ho temuto per lui. Non so quante volte sarei voluto essere lui. Gregorio è il mio fratello immaginario, il mio alter ego. E solo perché non sono riuscito a essere come lui. Per questo, oltre a scriverne, vorrei che Gregorio fosse reale e vivo, per poter scambiare con lui ogni giorno le impressioni che la vita mi suscita. Quando riesco a non pensare a Gregorio in questi termini, così personali, ragiono invece sul suo significato politico. Mi affascina la sua totale mancanza d’ideologia, e il fatto che di lui ci si possa chiedere se è un imbecille o un genio senza che la domanda stupisca nessuno. Non ho mai amato le persone di cui è chiaro, fin dal primo sguardo, se siano qualcosa o il suo opposto. Il dubbio è più affascinante della certezza perché ci riguarda, è una domanda rivolta a chi la pronuncia. Perché Gregorio non odia la sua azienda? Perché non si sente defraudato, maltrattato? Perché non cerca vendetta, ma solo come continuare a rendersi utile? Queste domande mi perseguitano. Gregorio non si limita a cambiare le regole: cambia il gioco. Forse di lui non capisco molte cose proprio perché è un uomo del futuro, anticipa una condizione umana in arrivo, ma ancora imperscrutabile. Forse è ‘L’Uomo con Qualità’, per opporlo al modello che ha fatto scuola fin qui…”. Così Simone Perotti, che ha raccontato la sua scelta di vita in Adesso basta (Chiarelettere), contribuendo a far scoprire anche nel nostro Paese il fenomeno del downshifting, racconta il protagonista del suo nuovo libro, Un Uomo Temporaneo (Frassinelli).
Gregorio lavora in una multinazionale in crisi, e viene sospeso senza motivo. Ma la sua reazione, diversa da quella dei suoi colleghi che hanno subito lo stesso trattamento, rappresenterà una svolta nella sua vita…
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