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Montagna, resistenza e utopia: le Alpi ribelli di Enrico Camanni

alpi ribelli

Le Alpi sono state per generazioni e popoli diversi rifugio e megafono delle anime libere, contrarie e resistenti. Spesso abitate, attraversate, presidiate da ribelli, disubbidienti, antagonisti radicati nella loro terra, ma aperti alle sfide esterne. Visionari che vedevano lontano. Enrico Camanni, alpinista, giornalista e storico dell’alpinismo, in Alpi ribelli (Laterza) racconta la loro storia. Una storia fatta – come recita il sottotitolo – di montagna, resistenza e utopia.

Dalla leggendaria lotta di Guglielmo Tell, un filo sottile lega le terre alte alla tentazione della ribellione. In oltre settecento anni di storia, le “Alpi libere” hanno avuto seguaci autorevoli e interpreti esemplari.

Dagli artigiani eretici che si sacrificarono con Fra Dolcino ai piedi del Monte Rosa, ai partigiani che fermarono i nazifascisti sulle montagne di Cuneo e Belluno, fino ai movimenti contemporanei contro il treno ad alta velocità in Valle di Susa. Questo libro raccoglie le storie dei montanari e degli alpinisti che seppero disubbidire agli ordini, costruendo in montagna rifugi di resistenza, avamposti di autonomia e laboratori di innovazione sociale.

Come una risorgiva carsica che emerge dalle profondità del tempo, la montagna si ricorda di essere diversa e fa sentire la sua voce fuori dal coro. Una vecchia idea, forse un’utopia, che non ha ceduto al consumismo delle pianure e rinasce di tanto in tanto in forme nuove e dirompenti. In mezzo al conformismo della maggioranza valligiana, si alza il grido di chi rivendica una diversità geografica e culturale, compiacendosi dell’antico vizio montanaro di sentirsi speciali e ospitare i diversi, i ribelli, i resistenti, gli eretici.

Le Alpi sono sempre state una frontiera, che qualcuno vorrebbe aperta ed altri preferirebbero chiudere. Come scrive Camanni, con parole di grande attualità: “Cinquant’anni fa qualcuno sognava l’Europa unita e nel sogno immaginava di aprire la frontiera alpina alle merci e alle persone; adesso c’è chi vorrebbe richiuderla con recinti e muri, per impedire il passaggio di chi ha bisogno e viene da molto lontano.”

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