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Viaggio nel ‘900 in compagnia di un dandy

In ogni uomo, come in un abbecedario dell’evoluzione, palpita di volta in volta il cuore di una bestia, di un intellettuale, di un mostro egoista o di una nobile persona. Ogni essere umano può davvero dire: “io sono tutte queste persone differenti – tutte queste persone sono me”.

E, tra tutti gli esseri umani, soprattutto lui, il protagonista di Ogni cuore umano (Beat edizioni, dopo esser già stato pubblicato da Neri Pozza): Logan Mountstuart, che negli anni Trenta è a Londra, vive a Chelsea come un perfetto dandy e frequenta Cyril Connolly e una frivola e molto compresa di sé Virginia Woolf. Lui, Logan, che a Parigi diventa amico di Joyce, Picasso, Hemingway e, in Spagna, durante la guerra civile, è un fiero combattente e, durante la seconda guerra mondiale, in compagnia di Ian Fleming, una perfetta spia dell’intelligence britannica. Lui, lo scrittore anglouruguayano, che nel dopoguerra newyorchese è a suo agio tra i bohémien dell’avanguardia artistica e, negli anni Settanta, è di nuovo in Inghilterra, dove gli accade inconsapevolmente di fare da corriere alla Baader-Meinhof.

L’autore, lo scrittore e sceneggiatore William Boyd, nato ad Accra, in Ghana, nel 1952, di origini scozzesi, vive a Londra ed è considerato uno dei grandi scrittori inglesi viventi.

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