Quando nasce il romanzo psicologico? Quali sono i suoi tratti distintivi e grazie a quali testi questo genere letterario si è imposto nel panorama dell’Ottocento e del Novecento? – Un approfondimento che ne ripercorre le tappe più significative (con tanti consigli di lettura, scelti tra i classici)

Quando parliamo di romanzo psicologico ci riferiamo a un genere letterario che si interessa soprattutto al mondo interiore dei suoi personaggi, e nel quale ampio spazio trovano dunque gli stati d’animo, le paure e i ragionamenti dei protagonisti.

“Le nostre sembianze, le caratteristiche che ci distinguono, sono semplicemente cose puerili. Al di sotto tutto è buio, tutto s’allarga, c’è una profondità insondabile; ma di tanto in tanto noi saliamo in superficie ed è questo che gli altri conoscono di noi”, scriveva non a caso Virginia Woolf (18821-1941), evidenziando fino a che punto l’animo umano si riveli vasto e sfaccettato, e quanto la letteratura possa aiutare in tal senso nella più intima scoperta di sé.

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Quali sono le caratteristiche del romanzo psicologico?

Per diretta conseguenza di quanto appena descritto, il romanzo psicologico presenta delle caratteristiche ben precise, finalizzate a far emergere le idee più recondite di ogni singolo individuo: la narrazione è spesso condotta in prima persona con un registro alto, o se è in terza persona si serve comunque di una focalizzazione interna; la trama e l’ambientazione sono a dir poco essenziali, e lasciano spazio alle sequenze descrittive e riflessive; i piani temporali si mescolano senza una vera e propria successione logica, dal momento che seguono il corso dei pensieri dei personaggi.

Oltre a ciò, nel romanzo psicologico la natura resta in secondo piano, mentre un ruolo di primaria importanza è rivestito da alcune tecniche narrative in grado di far emergere il senso di angoscia, di alienazione e di insicurezza dei protagonisti.

Ci riferiamo in particolare al discorso indiretto libero (che permette di scrivere in terza persona riportando però il punto di vista di una persona specifica) e al monologo interiore, ovvero a un lungo discorso introspettivo che si porta avanti silenziosamente con sé stessi, per poi arrivare all’invenzione del flusso di coscienza tipico del romanzo psicologico novecentesco, che permette di seguire un flusso caotico di sensazioni trascurando la punteggiatura e la sintassi, per dare priorità all’immediatezza convulsa della psiche.

Dove e quando nasce il romanzo psicologico?

Per comprendere meglio le sfaccettature del romanzo psicologico e la sua importanza nel panorama culturale dell’Occidente, è fondamentale collocarlo storicamente in modo più preciso. La sua nascita, infatti, è parallela alla pubblicazione delle teorie psicanalitiche di Sigmund Freud (1856-1939), che per primo si dedica nell’ambito della psicologia all’esplorazione dell’inconscio: grazie a lui si arriva alla conclusione che “l’Io non è padrone in casa propria”, dovendo sempre mediare fra le istanze di un Es istintuale e quelle di un Super-Io proibitore.

Questo va di pari passo con un momento di sfiducia collettiva nei confronti della scienza, e porta a realizzare fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento fino a che punto i comportamenti personali siano il frutto non solo di motivazioni logiche, ma anche di istanze che sfuggono al nostro controllo e che non possono essere controllate razionalmente.

Ecco perché il romanzo psicologico, mutuando alcuni elementi dal romanzo di formazione e altri dal romanzo storico, si concentra specialmente nel XX secolo su figure incerte, disorientate, che restando in balia dei loro tumulti interiori non riescono ad affermarsi nella società, ad arginare il caos, a superare le difficoltà personali e storiche a cui vanno incontro: sono i cosiddetti inetti o antieroi.

Romanzi psicologici da leggere

Anche se non è facile stabilire quale sia stato il primo vero romanzo psicologico dato alle stampe, è certo che autori del calibro di Niccolò Tommaseo (1802-1874), Michail Jur’evič Lermontov (1814-1841), Gustave Flaubert (1821-1880) e Henry James (1843-1916) abbiano gettato le basi nella seconda metà del XIX secolo per la sua diffusione in Europa, anticipando una sensibilità e una serie di tratti distintivi che restano poi ricorrenti nella narrativa del Novecento.

Nel tentativo di ripercorrere le tappe più significative del romanzo psicologico e della sua evoluzione, abbiamo quindi pensato a una selezione di libri classici da leggere che non ha la pretesa di essere esaustiva, è strutturata secondo l’ordine cronologico di uscita dei testi citati e si propone di suggerire degli esempi celebri da cui prendere spunto per familiarizzare sempre di più con questo genere letterario.

Il rosso e il nero

Copertina de Il rosso e il nero, romanzo psicologico di Stendhal

Cominciamo con Il rosso e il nero (Newton Compton, traduzione di Massimo Bontempelli) di Stendhal (1783-1842), romanzo psicologico francese ambientato in età napoleonica e che si configura anche come un romanzo d’amore, dal momento che l’umile ma brillante protagonista Julien Sorel si scopre innamorato di due donne allo stesso tempo, mentre cerca di farsi strada nella società ingiusta e ostile che caratterizza la Francia della Restaurazione.

I fratelli Karamazov

Copertina del romanzo psicologico I fratelli Karamazov

Fine indagatore dell’animo umano in tutta la sua vasta produzione letteraria, è probabilmente con I fratelli Karamazov (Garzanti, traduzione di Maria Rosaria Fasanelli) che Fëdor Michajlovic Dostoevskij (1821-1881) ci regala l’esempio più complesso e approfondito di romanzo psicologico ottocentesco, segnato da una vasta gamma di contraddizioni e dall’eterna lotta fra il bene e il male, fra la fede e la ragione, fra l’amore e l’odio.

Alla ricerca del tempo perduto

Copertina del libro Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust, annoverabile fra i romanzi psicologici del primo Novecento

Testo monumentale suddiviso in ben sette romanzi, Alla ricerca del tempo perduto (Newton Compton, traduzione di Paolo Pinto e di Giuseppe Grasso) di Marcel Proust (1871-1922) ha invece per protagonisti dei vinti a cui il tempo ha sottratto qualcosa, e che riflettono sulla propria condizione in un contesto di decadenza dell’aristocrazia, nel tentativo di trovare nell’arte e nella memoria una consolazione al disordine del mondo.

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Dedalus. Ritratto dell’artista da giovane

Copertina del romanzo psicologico Dedalus. Ritratto dell'artista da giovane

Veniamo poi a Dedalus. Ritratto dell’artista da giovane (Garzanti, traduzione di Cesare Pavese) di James Joyce (1882-1941), un romanzo psicologico considerato ora un’autobiografia e ora un’allegoria universale dei trionfi e dei fallimenti umani, al cui interno si avvicendano riflessioni e drammi individuali, esperienze artistiche e scoperte introspettive sempre più consapevoli, che accompagnano il protagonista dall’infanzia alla maturità.

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La coscienza di Zeno

Copertina del romanzo psicologico La coscienza di Zeno

Considerato una pietra miliare del primo Novecento, fra i romanzi psicologici e non solo, La coscienza di Zeno (Garzanti) di Italo Svevo (1861-1928) narra la storia di Zeno Cosini, un inetto per eccellenza che diventa simbolo dell’uomo moderno e dei suoi limiti interiori. Il suo diario permette di introdurre per la prima volta a pieno titolo la psicanalisi in letteratura, e spalanca le porte a una personalità che si sente sempre inquieta e inadeguata.

Il processo

Copertina del romanzo Il processo di Franz Kafka, esempio di romanzo psicologico

Il processo (Garzanti, traduzione di Ferruccio Masini) di Franz Kafka (1883-1924) è invece un romanzo psicologico che, al pari del racconto La metamorfosi, pone l’accento sull’oppressione invisibile ma implacabile di cui sono spesso vittima gli individui, i quali nonostante le loro angosce non si rivelano fino in fondo capaci né di sfuggire all’assurdità del mondo né di superare quella solitudine che li fa vivere separati da tutti gli altri.

La signora Dalloway

Copertina del romanzo psicologico La signora Dalloway

Acquistare dei fiori per un ricevimento è per La signora Dalloway (Garzanti, traduzione di Alba Bariffi) di Virginia Woolf (1882-1941) un ottimo pretesto per dare voce alla propria interiorità e per riflettere sulle tante scelte che ha compiuto con ingenuità, attraverso un lungo e toccante flusso di coscienza che in questo romanzo psicologico fotografa nei minimi dettagli la vulnerabilità e la perenne incertezza della condizione umana.

Uno, nessuno e centomila

Copertina di Uno, nessuno e centomila, esempio di romanzo psicologico

In Uno, nessuno e centomila (Newton Compton), Luigi Pirandello (1867-1936) si concentra invece sulla crisi identitaria dell’individuo, sulla frammentazione della sua identità e sul divario insormontabile tra il modo in cui ciascuno percepisce sé stesso e quello secondo il quale viene percepito da tutti gli altri. L’unica via d’uscita sembra quindi la rinuncia a conoscersi e a non disunirsi, che inevitabilmente lo porterà allora alla pazzia.

L’uomo senza qualità

Copertina del romanzo psicologico L'uomo senza qualità

Al centro de L’uomo senza qualità (Mondadori, traduzione di Ada Vigliani) di Robert Musil (1880-1942), romanzo psicologico rimasto incompiuto, sta invece un uomo dotato di grandi pregi e ambizioni, che non riesce tuttavia a interpretare la realtà in una maniera univoca, salvifica, in grado di tirarlo fuori dalle difficoltà sentimentali, sociali e politiche a cui assiste: ecco perché il suo destino è di restare ingabbiato nei paradossi.

Jezabel

Copertina del romanzo psicologico Jezabel

E chiudiamo con Jezabel (Garzanti, traduzione di Lanfranco Binni) di Irène Némirovsky (1903-1942), la cui protagonista è una rea confessa che prende il nome da una lussuriosa e crudele regina biblica: la sua esistenza è segnata anche in questo caso da numerose maschere che vanno indossate per combattere l’angoscia, placare i rancori e tentare di sottrarsi a una resa dei conti familiare dalla quale, però, non è possibile sfuggire in eterno…

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