Einaudi ha da poco portato in libreria Troppa importanza all’amore, il suo ultimo libro, una raccolta di racconti, “otto storie umane sul trovarsi, sul perdersi e lasciarsi andare”. Un ritorno agli esordi, per Valeria Parrella, a libri come Mosca piú balena (2003) e Per grazia ricevuta (2005), entrambi usciti per minimum fax.
All’autrice napoletana, classe ’74, ilLibraio.it ha chiesto di spiegare la sua fascinazione per questo genere letterario, spesso trascurato dai lettori e dagli editori. Ed ecco la sua risposta: “Io sono una lettrice di racconti. Me li porto dietro da sempre. Ho cominciato da Lo cunto de li cunti, e sono passata per Boccaccio e Le mille e una notte. Anche i Vangeli e il Corano per me sono libri di racconti. Dentro i racconti ci sono i personaggi più simili alle persone che io abbia mai incontrato. Nessuno di loro ha il tempo e lo spazio per diventare un eroe, ma vibrano e appassionano proprio perché sanno che hanno poco tempo. Passeranno, come fa la bellezza in bicicletta, un fiore che sfiorisce. Ho un fiore, in questo momento, sul balcone di casa e se lo guardo so che è un racconto, non un romanzo. E’ superbo, perfetto, alto, e ha poco tempo da vivere, ma io lo ricorderò a lungo”.
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