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Addio allo scrittore Valerio Evangelisti

valerio evangelisti gettyeditorial 18-04-2022

Addio a Valerio Evangelisti. Lo scrittore, nato il 20 giugno 1952, è morto nella sua Bologna: “Valerio Evangelisti non c’è più. È stato un maestro, un amico, un compagno di strada. Ha immaginato strade impensabili per la narrativa non realistica, ma non solo. È stato un grande scrittore, uno scrittore politico fino in fondo. È stato un amico. Hasta siempre, fratello”, scrive su Twitter Loredana Lipperini, scrittrice, giornalista e conduttrice di Fahrenheit.

Parliamo di uno dei più apprezzati autori italiani di fantascienza, fantasy e horror, noto per ilciclo di romanzi dell’inquisitore Nicolas Eymerich e per la trilogia di Nostradamus. Nel 1993 vinse il Premio Urania con il romanzo Nicolas Eymerich, inquisitore.

Si era laureato in scienze politiche, indirizzo storico-politico, e aveva intrapreso una carriera accademica interrotta verso il 1990, alternata all’attività di funzionario del Ministero delle finanze.

Autore, tra le altre cose, di saggi, fumetti e romanzi storici, è stato anche il fondatore del portale Carmilla on line. Scrittore tradotto anche all’estero, Evangelisti era un appassionato di musica heavy metal.

In un’intervista a Doppiozero del 2018, così raccontava i suoi esordi nella narrativa: “(…) Se per libro intendi ‘romanzo’ (avevo già pubblicato testi di storiografia), la sua nascita è stata un po’ casuale. Da alcuni anni mi divertivo a scrivere storie ‘fantagotiche’, per me e per gli amici. Era una distrazione dalla mia attività di saggista semi-accademico. Dopo la nascita del Premio Urania, nel 1990, pensai di inviare alla giuria uno dei miei lavori. Si trattava de Le catene di Eymerich. Non contavo su una pubblicazione, volevo solo avere un giudizio. Questo fu così lusinghiero, per quanto non vincessi, che partecipai alle edizioni successive del premio. L’obiezione era che si trattava di opere molto lontane dalla fantascienza tradizionale proposta da Urania. Finalmente proposi una storia in cui c’erano astronavi e mondi alieni: Nicolas Eymerich, inquisitore. Vinsi nel 1993, fui pubblicato nel 1994. Sarebbe finita lì, se non fosse stato che vendetti 15.000 copie (poi divenute 17.000), quasi il doppio del romanzo americano più venduto quell’anno. Di lì partì il mio successo, inizialmente con modesti prodotti da edicola. Se c’è un autore pulp, in Italia, sono io, nel senso più letterale del termine“.

Quanto alla lingua, allo stile dei suoi libri, aveva spiegato: “La lingua che adotto dipende da ciò che narro. Di solito è stringata, con brevi escursioni descrittive, e magari – se capita – involontariamente poetiche. Mi rifaccio alla sobrietà di alcuni dei miei autori di riferimento: Hammett, Manchette, Hemingway, Dick. Non somiglio a nessuno di loro, però ne ammiro la concisione. Poi, se parlo di Medioevo, concedo spazio alla loquela. Se tratto di lotte contadine ottocentesche, cerco espressioni colloquiali o persino dialettali. Insomma, non è una regola. Non saprei dettarne. Soggetto, personaggi e trama non sono collegati direttamente alla variabile forma espressiva. Devono ‘catturare’, con qualsiasi espediente linguistico”.

Aveva deciso di raccontare in un breve romanzo autobiografico (Day Hospital, Giunti) l’improvvisa scoperta di un linfoma non Hodgkin di tipo B aggressivo. “Scrivere mi è stato di molto conforto nei momenti peggiori. Potevo evadere dalla mia condizione”, aveva dichiarato ad Affaritaliani.it.

Scrive lo scrittore Giuseppe Genna: “La morte di Valerio Evangelisti mi lascia attonito. Se ne va uno dei massimi scrittori italiani del mio tempo. Senza di lui e le sue opere, la mia generazione letteraria non sarebbe tale. E’ nel multiverso di cui non ha mai smesso di pensare e scrivere. Addio, maestro”.

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