“Serve il green pass? Facciamo i turni? Rientro al 100%? Ingressi scaglionati? L’orario è lo stesso? Ce lo cambiate durante l’anno? Possiamo fare l’abbonamento al bus? Hanno sdoppiato le classi?”. Valentina Petri, insegnante e autrice di “Portami il diario”, alle prese con le tante domande degli studenti e le incognite e i dubbi personali in vista del ritorno in classe

Io vorrei dimenticarmelo, l’inizio della scuola. Invece vado al supermercato per comprare la pasta e vengo travolta da un bancale di cancelleria, così finisce che esco con i fusilli, due quaderni e tre evidenziatori. Vado a fare shopping, approfittando dei saldi, e inciampo nei grembiuli, che mi fanno venire il dubbio di doverne prendere un paio per la prole (che se i leggins sono diventati corti, mi sa che il grembiule vecchio non si è allungato per magia).

Vado a controllare i messaggi sul telefono e mi sono esplose le chat. Eccolo, il vero segnale del rientro imminente. “Prof, ma quindi quest’anno cosa serve?”, mi ha scritto un solerte portavoce sul gruppo della prima, ops, seconda ormai. Vorrei rispondere “Impegno e buona volontà”, ma preferisco stare sul vago. “In che senso?”, scrivo, sperando che lo leggano con la voce di Verdone.

“Serve il green pass? Facciamo i turni? Rientro al 100%? Ingressi scaglionati? L’orario è lo stesso? Ce lo cambiate durante l’anno? Possiamo fare l’abbonamento al bus? Hanno sdoppiato le classi?”. Un bombardamento di domande simili non lo ricordo nemmeno il giorno prima della verifica di recupero, quando cercano di estorcermi le domande e magari anche le risposte. Inspiro e inizio a rispondere cauta. “Il green pass per gli studenti non è richiesto, ora. Per il resto, orari e tutto, si rientra normalmente”, e mentre premo invio già mi accorgo della parola sbagliata, ma è tardi.

Dopo una frazione di secondo mi arriva la domanda: “Cosa vuol dire normalmente?“.

Giusto. In effetti chi se la ricorda più, la normalità.

Non so nemmeno se la voglio ancora, se normalità vuol dire tornare esattamente a quello che c’era prima. Dovevamo uscirne migliori, poi cambiati, poi rinnovati, aggiornati, formati, tecnologicizzati, iperconnessi, efficienti, e invece non so nemmeno se ne siamo usciti, o se c’è ancora un pezzo di tunnel. Quello in fondo a cui di solito c’è la luce, sperando non sia quella dei fari di un treno. “Prof, ma si sanno già i nomi dei supplenti di quest’anno?”, incalzano instancabili, manco dovessero condurre un interrogatorio in questura. “No, ragazzi, ancora devono nominarli”. “Quindi è proprio tutto come prima”, commenta uno. “Sì, ma con le mascherine”, ribatte un altro. “Possiamo mettere quella di Batman?”. E via di battute sceme, esco dalla conversazione tanto se la cavano benissimo da soli. Sì, almeno questo è tutto come prima.

Per il resto, inizieremo l’anno come sempre, attenendoci alle cristalline linee guida che ci hanno sempre ispirati. “Quando siamo lì, poi vediamo”. Prontissimi, via.

portami il diario

L’AUTRICE  – Valentina Petri vive a Vercelli, dove insegna lettere all’istituto professionale Francis Lombardi. Dal 2017 condivide le sue storie di scuola sulla pagina Facebook Portami il diario, che dà anche il nome al suo primo romanzo, in libreria per Rizzoli. Un libro in cui racconta la scuola dal punto di vista (autoironico) di una prof di lettere in un istituto professionale.

Quando entra in aula per la prima volta, infatti, Valentina è Quella Nuova e ha davanti ventotto futuri meccanici: c’è uno che si rifiuta di togliere gli auricolari e un altro che messaggia con la tipa; c’è Amebo che fissa il vuoto con aria indifferente; Piallato steso sul banco per nascondersi; il Trucido che ingurgita un panino al tonno. Siamo a settembre, ma l’anno scolastico sembra già lunghissimo. Eppure i giorni passano: passano sempre. E, tra petardi esplosi in cortile e turbolente gite all’Expo, capitano momenti di inaspettata meraviglia, in cui gli studenti abbassano la guardia e scelgono di fidarsi. Sono i momenti raccontati in questo libro, che ci riporta tra i banchi e ci ricorda che i ragazzi, se tendi loro la mano, sanno stupirti come nessun altro.

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