Hanno fatto discutere le parole del professor Umberto Galimberti a “In Onda” (su La7), secondo cui “molti professori sono innamorati dello stipendio”. Su ilLibraio.it la riflessione di Enrico Galiano, che sottolinea gli aspetti positivi delle battaglie del filosofo, ma secondo cui “è un po’ difficile essere attaccati a uno stipendio fra i più bassi d’Europa”. Allo stesso tempo, per l’insegnante e scrittore “nessun docente è felice di fare la dad…”

Il professor Umberto Galimberti è stato un mio professore, all’Università di Venezia, nonché mio relatore della tesi di laurea. Quindi, un pochino, lo conosco.

In realtà la sua è una battaglia che va avanti da anni: contro una scuola – quella italiana – dove nel reclutamento degli insegnanti di ruolo non trovano alcuno spazio gli aspetti umani, motivazionali, psicologici ed emotivi, ma solo il mero punteggio nelle graduatorie.

Questo non fa che creare quello che in termini giuridici si chiamerebbe un vulnus: in classe, talvolta, arrivano insegnanti che non hanno alcuna predisposizione per questo lavoro. Ed è veramente un vulnus, una ferita, perché il ruolo di chi insegna, dal nido all’università, è strategico, e può davvero determinare le sorti di un bambino o di una bambina, di un ragazzo o di una ragazza.

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Vogliamo dargli torto, su questo? No, non possiamo, perché questo è un fatto: non è un’opinione.

Finché la scuola italiana non prevederà, nella selezione degli insegnanti, anche dei criteri che tengano conto di aspetti umani e relazionali, oltre che predisposizionali, avremo in classe, tanti o pochi non lo sappiamo, insegnanti che faranno dei danni immensi.

Fra questi anche quelli che, come Galimberti ha detto a In Onda, saranno attaccati più allo stipendio che al bene dei propri studenti.

E fin qui la parte in cui il professore ha detto delle cose giuste.

Ora comincia quella dove cerco di mostrare cosa c’è di sbagliato.

1) Generalizza troppo. E, come ogni generalizzazione, è ovvio che abbia un ampio margine di errore.

2) Essere attaccati allo stipendio: be’, potrei darle ragione se fosse quantomeno accettabile, ma è un po’ difficile essere attaccati a uno stipendio fra i più bassi d’Europa. Diciamo che c’è più un amore platonico: una relazione a distanza, per restare in tema…

3) Nessuno degli insegnanti che conosco io – e ne conosco tantini – è felice di fare la dad. Stipendio o non stipendio, motivati o non motivati, la dad è un po’ come la pizza con l’ananas o i calzini bianchi con gli zoccoli: non piace a nessuno che sia sano di mente. (sono ironico eh)

Ci abbiamo provato, le abbiamo studiate tutte, abbiamo anche inventato alcune soluzioni alternative, fantasiose e creative: ma la temiamo, ci fa paura, non la vogliamo.

Ce la facciamo andare giù solo quando sappiamo che non c’è altro modo, quando ci rendiamo conto che stare in classe è un pericolo per noi e per gli altri, ma se potessimo scegliere non faremmo mai lezione a distanza.

Sono sicuro che da qualche parte c’è qualche insegnante che preferisce collegarsi da casa e fare lezione da lì: ma devono essere davvero pochi, perché io – ripeto – non ne ho conosciuti.

Su una cosa quindi mi sento di poter, se non generalizzare, almeno parlare a nome di molti: che vorremmo solo poter tornare a fare quello che abbiamo sempre fatto – in modo diverso, certo – ma lì, in classe, poter girare fra i banchi, poter stare senza quelle benedette mascherine che non ti sente mai nessuno e comunque torni a casa ogni volta senza voce, poter dare di nuovo una pacca sulla spalla, un fazzoletto a chi piange, poter offrire un tè alla macchinetta allo studente dell’altra classe che è si è appena beccato un brutto voto e cerca consolazione, poter ancora sederti lì al banco con lui o con lei a vedere di risolvere insieme quel maledetto esercizio, e a ricreazione vederli abbracciarsi, o giocare insieme.

Per tutte queste cose, caro professore, mi creda, non c’è stipendio che le possa ripagare.

L’AUTORE – Enrico Galiano sa come parlare ai ragazzi. In classe come sui social, dove è molto seguito. Insegnante e scrittore classe ’77, dopo il successo dei romanzi (tutti pubblicati da Garzanti) Eppure cadiamo feliciTutta la vita che vuoi e Più forte di ogni addio, ha pubblicato un libro molto particolare, Basta un attimo per tornare bambini, illustrato da Sara Di Francescantonio. È tornato al romanzo con Dormi stanotte sul mio cuore, e sempre per Garzanti è uscito il suo primo saggio, L’arte di sbagliare alla grande. Il suo nuovo romanzo, in uscita a giugno 2021, è Felici contro il mondo (Garzanti), seguito del bestseller Eppure cadiamo felici.

Alla pagina dell’autore tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.

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