Site icon ilLibraio.it

“L’ultimo turno di guardia”, il poemetto di Alberto Rollo

Alberto Rollo nella foto di Adolfo Frediani

Alberto Rollo, nato a Milano nel 1951, a lungo direttore letterario in Feltrinelli, e in seguito direttore editoriale di Baldini+Castoldi, è ora consulente per la narrativa italiana in Mondadori.

Collabora con le pagine culturali di riviste e quotidiani, ha tradotto romanzi di autori inglesi e americani (come La famiglia Winshaw di Jonathan Coe e, di recente, A sangue freddo di Truman Capote), ha scritto per il teatro e per la tv. Nel 2016 ha esordito nella narrativa con Un’educazione milanese per Manni: cinquina del Premio Strega, finalista al Premio Stresa e al Premio Chianti, vincitore del Premio Alvaro-Bigiaretti e del Premio Pisa.

Ora Rollo torna in libreria, sempre per il marchio salentino, con un poemetto, L’ultimo turno di guardia: la scena è l’interno di una torre, forse cella di isolamento, forse appendice di un nosocomio, forse rifugio metropolitano: comunque un luogo di segregazione e contemplazione. Chi parla è un malato di tempo, una figura a metà strada fra l’avo vaticinante, il lungodegente, il disabile. Il suo interlocutore è una sorta di liquido testimone, di infermiere-carceriere. Una spia neghittosa. L’allettato parla, immagina, comanda, si commuove, mette in disordine i ricordi, e l’altro ascolta, più distratto che ammaliato, più sordo che sedotto. Entrambi confitti nello spettacolo di una inevitabile continuità…

Che meriggio lungo,
immobile, feroce ci corteggia
dal cerchio di finestre. Che catena
di tetti, spigoli, acutezze
è inchiodata alla calce
umida del cielo.
Non passa, pensi, mio pretino. Passa,
invece, e d’unghie
metalliche segna, di stridori,
il mio durare, il mio guardare.

Exit mobile version