Sono molte le croci e delizie di chi ama la lettura, a partire da certi “mattoni” classici che, per la loro mole, si fanno amare e “odiare” al tempo stesso. Ma vi siete mai chiesti da dove deriva questa espressione idiomatica, che è in grado di descrivere una sensazione di dolore mista a piacere provata in simultanea e per uno stesso motivo? Un indizio? L’origine è “teatrale”…

Grandi classici come Il Conte di Montecristo o Delitto e castigo sono una croce e delizia per chi ama la lettura, perché da una parte intimoriscono con la loro mole ma, dall’altra, (anche) grazie alla loro lunghezza offrono un approfondimento psicologico e narrativo che incanta da intere generazioni lettori e lettrici di tutto il mondo.

E non sono le uniche croci e delizie degli appassionati di libri, se ci pensiamo, dal momento che può esserlo anche acquistare nuovi titoli quando ne abbiamo ancora decine in attesa sul comodino, oppure attardarci esausti fino a notte fonda pur di finire un romanzo che ha catturato la nostra attenzione.

Croce e delizia“, insomma, è un modo di dire che descrive molte abitudini libresche, ma vi siete mai chiesti che cosa significa esattamente e da dove deriva?

Alla prima domanda, come abbiamo osservato attraverso gli esempi, è semplice rispondere: si tratta infatti di un’espressione idiomatica che esprime una sensazione di dolore e di piacere provata in simultanea e per lo stesso motivo.

Per risalire alla sua origine, invece, dobbiamo spostarci di ben due secoli e tornare al 1853, anno in cui venne rappresentata per la prima volta la Traviata, celebre opera lirica musicata da Giuseppe Verdi, e in cui gli spettatori ebbero modo di ascoltare Alfredo mentre cantava “Di quell’amor ch’è palpito / dell’universo intero, / misterioso, altero, / croce e delizia al cor“.

Nella quinta scena del primo atto, infatti, la vicenda ispirata al romanzo La signora delle camelie di Alexandre Dumas figlio (che fu dato alle stampe nel 1848) vede il giovane dichiarare il proprio amore a Violetta Valery nel duetto Un dì, felice, eterea, con quell’ardore intriso di sofferenza e piacere tipico delle passioni appena nate.

Libretto dell'opera lirica La Traviata, da cui deriva l'espressione croce e delizia

Copertina del libretto di Traviata (Edizioni Madella, inizio Novecento)

Le parole concepite da Francesco Maria Piave, come il resto del libretto, appaiono a più riprese anche nelle scene successive e hanno finito per diventare un vero e proprio “tormentone” della lingua italiana, trasferendosi dai palchi dell’opera fino ai più moderni programmi radiofonici e televisivi, grazie ai quali il detto si è poi diffuso in maniera capillare in tutta la penisola.

Usato ancora oggi e percepito come appartenente a un registro o medio o alto, in base ai contesti, “croce e delizia” continua quindi a designare una pena unita a un intenso benessere, in un connubio dal sapore agrodolce nel quale sopravvive l’eco di una delle più grandi opere del Maestro del melodramma ottocentesco.

Fotografia header: GettyEditorial 01-06-2021