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Umberto Eco contro l’abuso del “tu”

Causa maltempo, l’atteso intervento di Umberto Eco al Festival della Comunicazione a Camogli è stato annullato, ma Repubblica stamattina ha ospitato il suo testo, dedicato all’uso (o meglio all’abuso…) del “tu”  (“Tu, lei, la memoria e l’insulto”, il titolo della lectio magistralis).

Secondo lo scrittore, l’abuso del tu nell’odierna comunicazione interpersonale nasconde “una finta familiarità che rischia di trasformarsi in insulto”. E ancora: “Il problema del Tu generalizzato non ha a che fare con la grammatica ma con la perdita generazionale di ogni memoria storica e i due problemi sono strettamente legati”.

Il semiologo, nel suo lungo intervento, argomenta tra l’altro: “A un giovanotto sui quarant’anni che entra in un negozio, il commesso o la commessa della stessa età apparente, cominciano a dare del Tu. In città il commesso ti dà evidentemente del Lei se hai i capelli bianchi, e possibilmente la cravatta, ma in campagna è peggio: più inclini ad assumere costumi televisivi senza saperli mediare con una tradizione precedente, in un emporio mi sono visto (io allora quasi ottantenne e con barba bianca) trattato col Tu da una sedicenne col piercing al naso (che non aveva probabilmente mai conosciuto altro pronome personale), la quale è entrata gradatamente in crisi solo quando io ho interagito con espressioni quali ‘gentile signorina, come Ella mi dice…’ Deve aver creduto che provenissi da Elisa di Rivombrosa , tanto mondo reale e mondo virtuale si erano fusi ai suoi occhi, e ha terminato il rapporto con un ‘buona giornata’ invece di ‘ciao’, come dicono gli albanesi”.

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