In “Apri gli occhi”, il nuovo romanzo di Matteo Righetto, Luigi e Francesca intraprendono un viaggio tra le vette per trovare la risposta a una domanda che li perseguita da molto tempo… – Su ilLibraio.it un estratto

Torna in libreria Matteo Righetto, insegnate di lettere e autore, tra gli altri, de La pelle dell’orso (Guanda 2015), che sarà portato sugli schermi da Marco Paolini, per la regia di Marco Segato, nel corso del 2016.

Il nuovo romanzo, Apri gli occhi, pubblicato da Tea, racconta la vicenda di Luigi e Francesca, che sono partiti in un pomeriggio di giugno e hanno lasciato la città diretti verso le montagne, per rispondere a una vecchia domanda che ancora li tormenta. Molti anni prima Luigi e Francesca sono stati amici, fidanzati, coniugi, ma poi la loro vita insieme è finita, spezzata senza rimedio da un evento che li ha segnati per sempre. Oggi sono finalmente partiti perché soltanto lassù, forse, c’è la risposta a quella domanda che stringe loro la gola come un dolore primitivo. Durante il viaggio ricorderanno tutto, proveranno di nuovo a sorridersi e si prepareranno a un’escursione drammatica e bellissima, dolorosa ma necessaria, sulle rocce e dentro se stessi. Righetto descrive una storia interiore di sofferenza e redenzione, sullo sfondo imponente della montagna.

Per gentile concessione di Tea, su ilLibraio.it pubblichiamo un estratto del romanzo:

Capitolo 21

Come una Genesi.

Aprirai lentamente le pesanti imposte della tua camera e scoprirai un’alba alpina dal respiro profondo. I tuoi cinque sensi si rianimeranno improvvisamente e ti sembrerà di rinascere dopo una nottata di sogni assillanti e oppressivi.

Il cielo sarà ampio e sgombro di nubi, gli abeti del bosco ti sembreranno tinteggiati d’oro e di verde brillante. L’aria sarà fredda, tersa, nitida. Ogni cosa avrà un forte profumo di legno, resina, mugo e muschio.

Ascolterai il canto degli uccelli rincorrersi a ogni nuova nota.

Ti parrà di toccare le montagne con un dito e tutto ciò che i tuoi occhi vedranno avrà forme agili e leggere. Respirerai a fondo, gustando la sostanza incorporea dell’aria, e ti sentirai pronto a fare ciò che dovrai fare.

La notte appena trascorsa ti apparirà lontana e ti sentirai più forte del giorno prima.

Ti vestirai con l’abbigliamento tecnico, sistemerai per bene lo zaino e poi telefonerai nella sua camera, ma lei non risponderà.

Scenderai nella sala della colazione, dove la troverai già seduta a mangiare una rosetta con burro e miele. Vi saluterete con voce chiara e condividerete il piacere di risvegliarvi con un cielo così promettente.

«Giornata perfetta!»

«Già.»

Ti servirai di pane, burro e confettura di mirtilli.

Ordinerete due caffè alla signora che si occupa delle colazioni e poi le chiederai se può preparare alcuni panini da portare via.

«Delle rosette?»

«Sì, pane comune, diciamo sei rosette. »

«Posso farle con speck o prosciutto cotto o formaggio. Come preferite? »

«Mortadella?» chiederai.

«No, quella no, mi spiace.»

«Allora due per tipo», dirai.

La signora prenderà nota e se ne andrà verso la cucina, lasciandovi soli.

Guarderai lei negli occhi senza farti notare e ti chiederai se avrà dormito o no, e se avrà dormito meglio o peggio di te. Ti risponderai che dovrà aver dormito come te, se non peggio. Ne sarai certo.

Dopo il caffè lei riempirà il suo thermos di tè e raccoglierà alcune piccole confezioni di burro e confetture, le metterà in tasca e si alzerà per andare nella sua camera.

«Tra un quarto d’ora», le dirai.

«Tra dieci minuti alla macchina.»

«Bene.»

Andrai dal signor Hermann e lo informerai di dove tu e lei intendete andare. «Staremo via una decina d’ore circa. Penso che rientreremo per le cinque o al massimo le sei. »

«Grüss Gott!»

Poi la solita signora uscirà dalla cucina e ti consegnerà i sei panini richiesti.

Caricherai lo zaino nel bagagliaio e la aspetterai a bordo, mentre scalderai il motore. Osserverai la meraviglia del sole che si alzerà facendo percolare i suoi raggi nel bosco dietro l’albergo. Lei arriverà e caricherà il suo zaino.

Salirà in auto e ti dirà: «Ci siamo?»

«Ci siamo.»

Inserirai la marcia e partirete verso Carezza.

Avvertirai un’intensità emotiva crescente sotto la tua pelle a mano a mano che la Volvo percorrerà la strada immersa nella foresta.

Poi, dopo alcuni tornanti, vedrai il Latemar. Sarà grande, imperioso, irresistibile. E il suo fascino immutato.

Ti sembrerà di avvertire una forte vibrazione provenire sia da quella roccia maestosa sia da lei, seduta al tuo fi anco.

«È una meraviglia!» esclamerai.

«È una meraviglia», ripeterà lei.

Ti renderai conto che avrete detto la stessa cosa: stesse parole, stesso concetto, quasi stessa intonazione.

Come non accadeva da anni.

Penserai che in tanti anni, nella tua vita tutto è cambiato, ma quella montagna è rimasta sempre uguale a se stessa.

Perché le montagne non cambiano. Le montagne non tradiscono.

Copyright © 2015 Matteo Righetto
Edizione pubblicata in accordo con Piergiorgio Nicolazzini Literary Agency (PNLA)
© 2015 TEA S.r.l., Milano

 

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