“Stiamo inseguendo un’idea, più che una linea editoriale. Ci rivolgiamo a lettori curiosi ed esigenti, che abbiano uno sguardo trasversale”. L’intervista de ilLibraio.it ai fondatori di Ottotipi (con l’accento dove volete voi, va bene lo stesso), nuova casa editrice indipendente romana

Nel mondo dell’editoria libraria italiana c’è una new entry: una casa editrice, romanissima, che vede la luce in questa primavera 2018: parliamo di Ottotipi, presentata ufficialmente al pubblico in occasione di Umbrialibri e che sta portando il suo lavoro artigianale nelle librerie.

I fondatori, manco a dirlo, sono “Ottotìpi“, otto fortissimi lettori appassionati di editoria, ognuno con uno sguardo specifico del mondo editoriale, che una sera a cena decidono di utilizzare il loro tempo e le loro risorse per un progetto nuovo, fresco, con un’attenzione mirata ai pochi – e ottimi – titoli pubblicati.

Se però decidiamo di spostare l’accento, ecco che il nome della casa diventa Ottòtipi, come gli schermi luminosi pieni di lettere che utilizzano gli oculisti per misurare la vista: l’idea – e l’obiettivo – è quella di proporre buoni libri, che “permettono di guardare lontano”.

Ma chi sono questi fondatori? E di cosa si occupano? Vincenzo Martorella, critico musicale e storico della musica – ha pubblicato con Einaudi, Castelvecchi, Stampa Alternativa ed è stato il direttore editoriale di Arcana, il marchio specializzato in musica del gruppo LIT –, racconta a ilLibraio.it della “struttura della casa e della sua natura eterogenea, proprio come eterogeneo può essere un gruppo di amici”: ne fanno parte Gioppa D’Ambrosio, presidente, traduttrice, contabile e tesoriera, medico di professione; Chiara Midolo e Massimo Vizzaccaro, traduttori e americanisti; Francesca Crisafulli, che ha realizzato l’impronta grafica del marchio, nonché le copertine dei libri; Pier Michele Sansone che si occupa degli aspetti produttivi e commerciali; infine Elisabetta Petrucci (professore associato al dipartimento di Ingegneria chimica) e Lucio Olivero (agronomo tropicale alla FAO), che si occupano di scandagliare testi e proposte, di revisione e correzione bozze.

“Stiamo inseguendo un’idea, più che una linea editoriale”, spiega Gioppa D’Ambrosio, “rivolta a lettori curiosi ed esigenti, che abbiano uno sguardo trasversale – e su questo insistiamo molto, dato il nome ‘ortottico’ che abbiamo scelto di dare alla casa – sul panorama di un mercato gigantesco, in cui distinguersi si fa sempre più difficile. Per noi i libri devono raccontare il presente in tutte le sue infinite stratificazioni culturali, testimoniare il momento e farsi punto di vista”.

ottotipi

Una caratteristica particolare della casa è la quasi totale assenza di collane: “Questo perché vorremmo che i nostri libri fossero difficilmente etichettabili, libri che potrebbero comodamente stare in due o più collane allo stesso tempo in quanto capaci di dialogare con altri argomenti e autori, grazie a una propria autonomia”, spiega Martorella.

L’eccezione è costituita dalla narrativa italiana, raccolta nella collana ‘Fuochi’, curata dallo scrittore Francesco Formaggi – ha pubblicato con Neri Pozza Il casale (2013) e Il cortile di pietra (2017), oltre a Non chiudere gli occhi (Pelledoca editore) – in costante ricerca di nuovi autori, possibilmente esordienti e possibilmente donne: “In buona sostanza, preferiamo parlare di costellazioni dell’esperienza del sapere, ‘limitandoci’ alle macrocategorie della narrativa e della saggistica, poiché crediamo che debbano essere i libri a suggerire le collane e non viceversa”.

E l’idea è divenuta progetto nei testi pubblicati e in via di pubblicazione: dall’interesse alla letteratura afroamericana contemporanea e non, a testi di orientamento scientifico e umanistico. Ovviamente la formazione musicale di Martorella è fortemente d’impatto, in quanto la musica è spesso presente come chiave di lettura del mondo: “Stiamo osservando l’evolvere dei saperi musicali, collocati in una prospettiva sia estetica sia storica. E questo probabilmente si nota già dai primi testi pubblicati”.

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Infatti in libreria è appena uscito il primo libro, Aspettare valeva la pena della scrittrice americana Mo Daviau (traduzione di Chiara Midolo e Massimo Vizzaccaro): “Un esordio formidabile, che mescola musica rock, viaggi spazio-temporali e una profonda riflessione sul nostro tempo e su quello che verrà”, sottolinea Sansone. “In rapida successione avremo: Per la fine del tempo. La storia del Quartetto di Messiaen, di Rebecca Rischin (traduzione di Vincenzo Martorella), che racconta la genesi di questo straordinario capolavoro della musica da camera del ventesimo secolo, pensato, scritto ed eseguito per la prima volta, nel 1941, in un campo di prigionia nazista. Poi 22/, un noir filosofico di Mauro Angeloni ambientato su un autobus dirottato che percorre le strade di Roma. Infine, il primo titolo della collana Fuochi, Storia dell’uno e dell’altro, di Gianluca Minotti, una raccolta di racconti, o meglio di storie legate l’una all’altra da un filo sottile”. Per il prossimo autunno, tante novità: oltre a Il cervello estetico di Amin Chatterje, uscirà La scimmia retorica, traduzione italiana a cura di Anna Scannavini di The Signifying Monkey, di Henry Gates Jr..

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“E siamo davvero felici di poter annunciare, a ottobre, la pubblicazione di When they call you a terrorist, il memoir di Patrisse Cullors, una delle fondatrici di #BlackLivesMatter”, fino alla pubblicazione, prevista per il 2019, di un classico del pensiero filosofico africano-americano contemporaneo, Race Matters, di Cornel West e una nuova edizione di un testo ormai classico, La linea del colore, di Alessandro Portelli.

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