C’è un posto, in Toscana, dove sono custodite le storie degli italiani: è l’Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano. Un nome importante del teatro italiano, Mario Perrotta, a queste storie ha dedicato un romanzo-verità

C’è un posto, in Toscana, dove sono custodite le storie degli italiani: è l’Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano (Arezzo), fondato nel 1984 da Saverio Tutino, giornalista, già inviato per alcune tra le maggiori testate nazionali.

Oggi i manoscritti depositati sono oltre settemila e il loro numero cresce di anno in anno. L’Archivio è un luogo unico, nato per raccogliere e conservare i diari, le memorie e gli epistolari della gente comune.

paese diari

Ed è proprio qui che Mario, il narratore de Il paese dei diari (Terre di mezzo), un romanzo-verità, rimane inavvertitamente chiuso una notte, iniziando così un viaggio che lo porterà a incontrare, scalino dopo scalino, stanza dopo stanza, gli abitanti di questo edificio “magico”, che all’imbrunire si animano per narrare la propria storia. Per esempio quella della contadina Clelia Marchi, che scrisse la sua vita su un lenzuolo a due piazze, quella del cantoniere siciliano Vincenzo Rabito, semianalfabeta, che si chiuse in una stanza per imparare a usare la macchina da scrivere raccontandosi in oltre mille pagine, o ancora quella di Orlando Orlandi Posti, affidata a messaggi clandestini scritti dal carcere di via Tasso a Roma, prima di essere fucilato alle Fosse Ardeatine.

L’autore del libro, Mario Perrotta, regista e interprete, con i suoi spettacoli e i suoi progetti teatrali ha ricevuto i premi più importanti del teatro italiano.

 

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