“Noi siamo la scelta”, nuovo disco del giovane Paolo Simoni, è un inno generazionale dedicato a tutti i trentenni che, come lui, hanno deciso di non scappare all’estero. ilLibraio.it ha parlato con il cantautore dei suoi autori preferiti e dell’influenza dei libri nel suo lavoro…

“C’è chi oggi ha trent’anni e vive subendo le angherie di un ventennio che ha svuotato questo paese delle sue migliori opportunità e bellezze. C’è una classe politica, che ha pensato solo ai propri interessi, senza tener conto dei danni permanenti che oggi, molti di noi, si trovano costretti a pagare. Noi siamo la scelta è un grido, da coloro che non hanno voglia di arrendersi e, senza scappare altrove, hanno deciso di rimanere, per tentare di cambiare le cose”. Il cantautore Paolo Simoni presenta così Noi siamo la scelta, concept album che ruota attorno a un tema centrale: quello dei trentenni di oggi che vivono in Italia, o che sono emigrati all’estero, in cerca di qualcosa che questo paese non è capace di offrirgli.

Nato a Comacchio, classe ’85, Simoni ha partecipato al Festival di Sanremo 2013 nella categoria Giovani con il brano Le Parole, e nel 2015 ha aperto dei concerti di Francesco De Gregori.

In occasione dell’uscita del singolo Io non mi privo, nell’ambito di una serie di interviste a rocker, rapper, popstar, cantautori, dj, provenienti sia dal panorama mainstream sia da realtà indipendenti, in cui gli artisti parlano del loro rapporto con la lettura, abbiamo chiesto al 30enne Simoni quali tra i libri che ha letto negli ultimi anni l’hanno colpito e lo hanno influenzato nella stesura dei testi, e quali scrittori sono “entrati” in qualche modo nel nuovo album. Gli abbiamo poi proposto di parlarci più in generale dei suoi scrittori di riferimento.

“Leggo solo di giorno”, confida Simoni: “Sul comodino ho dei Sutra buddisti. Ne scelgo uno a caso e mi addormento la notte con quelli”.

Quanto alle letture più recenti, il cantautore ci racconta di essersi appassionato “alla scrittura di Philip Roth”. E prosegue: “Negli ultimi mesi ho letto solo suoi libri. Quasi tutti. Quando mi appassiono a un autore, di solito, cerco di seguirlo in toto. In questo periodo sto ultimando Pastorale Americana“.

Quanto agli ultimi anni, “i libri che mi sono piaciuti di più sono stati Metagenealogia di Alejandro Jodorowsky, diversi testi su Gustavo Rol, Avarizia di Fittipaldi, L’uomo senza qualità di Robert Musil, Shock economy di Naomi Klein e l’autobiografia di Peggy Guggenheim. Poi altri, ma preferisco indicare solo quelli che hanno lasciato una traccia, come Incontri con uomini straordinari di Georges Ivanovič Gurdjieff, che mi ha folgorato”.

E veniamo alle letture che sono entrate in qualche modo nei testi delle sue canzoni: “Non saprei… Credo un po’ tutte, o forse nessuna. Nel mio ultimo album parlo molto di vita vera, quella che mi circonda. Questo disco me lo ha suggerito di più la mia condizione e quella di tanti altri trentenni che vivono un periodo di ristagno sociale. In generale sono cresciuto con la letteratura Beat, con gli scrittori americani contro il potere e le ingiustizie. Forse qualcosa viene anche da lì. Durante le scrittura delle canzoni mi veniva spesso in mente Allen Ginsberg, ad esempio”.

Ma Paolo Simoni non ama solo gli scrittori Beat (“quelli che se ne fregano della forma in generale”, come Kerouac in Sulla strada, “un romanzo che mi ha cambiato”), ma anche “le storie, le biografie e i testi che si occupano di evoluzione spirituale”. Mentre non è un appassionato di gialli.

Infine, le sue prossime letture: “Ieri ho ordinato dei testi di Pier Vittorio Tondelli. Avevo letto solo Altri libertini. Finito con Roth mi butterò su di lui”.


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