Torna in libreria Picciridda, il primo romanzo della scrittrice siciliana Catena Fiorello, che su ilLibraio.it si rivolge al personaggio protagonista: “Ti devo molto, sai? Sopratutto per avermi aperto gli occhi sulle tante meraviglie che ci appartengono, perché essere donna – ahimè – può significare ancora questo: lottare ogni giorno per vedere rispettati dei diritti che dovrebbero appartenerci senza nessuna sofferenza”

Nel mio ultimo romanzo scrivo di te, Picciridda mia, ma scrivo anche di altre bambine che ti assomigliano, alle quali la vita ha dato schiaffi senza un perché, ma come diceva tua nonna Maria, e anche tua madre, Cettina, un perché c’è sempre se vai a cercarlo.

Quei meandri dell’anima che nessuno vuol guardare, per non farsi troppo male. Il pesante vissuto che qualche volta ci annienta, e che solo la forza che abbiamo dentro può permetterci di sopportare, e decidere ché tanto, se non lo affrontiamo con coraggio “quel buco dell’anima” è tutto tempo perso, e nessun miracolo può salvarci. Proprio tu, Lucia, hai saputo suggerirmi indispensabili accorgimenti per capire le pene degli altri. E bisogna essere anche sentinelle molto attente per interpretare il male che non sempre ci è svelato apertamente. Non oso immaginare – ma provo a farlo ancora oggi – cosa provasti tu in quel lontano settembre del ’61, quando i tuoi genitori decisero di emigrare per cercare un lavoro in Germania, portandosi dietro tuo fratello Pietro, lasciandoti con tua nonna in Sicilia.

Pensasti sconsolata che nasceva su quel binario assolato il dolore più grande della tua vita. E fu solo quella, invero, l’unica e pesante verità con la quale ti trovasti a fare a pugni. Anche se di anni ne avevi davvero pochi per consentirti paragoni tra il prima e il dopo della loro scelta. E perché poi essere costretti ad affrontare un supplizio simile?

Solo per costruire quella benedetta casa nella quale un giorno sareste andati a vivere tutti insieme.
Che sogno grande che si erano messi i tuoi in testa!

Però, suvvia, bisogna essere onesti e ammetterlo: cosa poteva importare a una bambina di un’ambizione tanto concreta?!

Nella tua acerba logica, barattare la felicità dell’unione familiare con la promessa di una casa di proprietà dove andare ad abitare, non poteva di certo rappresentare una valida giustificazione per separarsi.

E a te, per fortuna, la misura della quantità dei beni materiali non convinceva affatto.

E così, cominciasti a farti mille domande, senza mai trovare risposte.

E davanti a quel treno in partenza per la Germania, furono infinite le lacrime che scesero sulle tue guance. Di colpo, ti ritrovasti a vivere una vita complicata insieme a tua nonna, che peraltro non era proprio il tipo di donna che potremmo definire semplice e lineare. Pur con tutto il suo amore, che ahimè ti dimostrava coi suoi modi duri e imperscrutabili, i conflitti con lei furono innumerevoli. E quando ti imponeva di essere meno ingenua, per proteggerti da futuri dispiaceri, tu non capivi, e seguitavi a offrirti agli altri con la tua solita e docile naturalezza. E puntuale, la vita ti offrì l’ennesima occasione per ricrederti. Sconvolgerti, oserei dire. Infatti, un giorno nero come la pece, un pugno vile e inatteso ti sbatté per terra, senza pietà. E malgrado il dolore, tu riuscisti a dimostrare che la Lucia fragile che tutti credevano di conoscere era solo un’idea ingannevole. Così, nel giro di pochi anni rifiorì una nuova ragazza solida e fiera, in grado di curare non solo se stessa ma anche altre donne da quello sciagurato e assurdo percorso di sofferenza.
Cara Lucia, se solo potessi sperare in un incontro reale tra noi, ti chiederei di continuare a parlare alle tante donne che ogni giorno affrontano simili dispiaceri, e che spesso scelgono di rimanere in silenzio per paura di non essere capite. Ti supplicherei di restare con loro, per convincerle ad aprire lo sguardo verso il futuro, che è l’unico vero atto di coraggio di cui avrebbero bisogno per riemergere dalla loro apnea.

Questo ti chiederei, pur sapendo che esisti solo nella dimensione della mia fantasia, ma tu se vuoi, continua a tenere accesa la luce della speranza tra le “nostre” pagine e a farci compagnia.

Ti devo molto, sai?

Sopratutto per avermi aperto gli occhi sulle tante meraviglie che ci appartengono, perché essere donna – ahimè – può significare ancora questo: lottare ogni giorno per vedere rispettati dei diritti che dovrebbero appartenerci senza nessuna sofferenza.

picciridda

L’AUTRICE – Catena Fiorello, scrittrice siciliana, ha pubblicato per Baldini e Castoldi Picciridda nel 2006 (libro ora riproposto da Giunti), per Rizzoli Casca il mondo, casca la terra nel 2011, Dacci oggi il nostro pane quotidiano nel 2013 e Un padre è un padre nel 2014. Il suo ultimo romanzo è L’ amore a due passi (Giunti)

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