Alla scoperta dei versi di Lang Leav, “Instapoet” non convenzionale. Di origine thailandese, si è trasferita in Australia da bambina per sfuggire ai Khmer rossi. Un’infanzia da rifugiata, origini umilissime e una passione per la scrittura più forte della richiesta esplicita della sua famiglia, affinché trovasse un lavoro sicuro. Alla sua prima raccolta, autopubblicata, è seguito un contratto con l’agenzia Writers house e altre tre raccolte di poesie. Fino all’approdo al romanzo, “Sad Girls”…

Se la si definisse Instapoet, probabilmente Lang Leav avrebbe qualcosa da ridire: i suoi versi circolano su Instagram da ben prima della sua effettiva iscrizione alla piattaforma, che preferisce usare per postare le foto dei suoi fan in compagnia dei suoi libri.

Di carattere schivo, timido, nascosta da una frangetta corvina, agli eventi mondani preferisce gli incontri nelle piccole librerie, ai selfie pseudoartistici la riservatezza della sua casetta sull’oceano, in Nuova Zelanda, dove vive insieme al marito Michel Faudet, anche lui scrittore.

lang leav

Scrittrice di origine thailandese, autrice di cinque raccolte di poesie e di un romanzo, Lang Leav ha venduto decine di migliaia di copie – con grande sorpresa prima di tutto da parte sua – ed è apprezzata da lettori e lettrici in tutto il mondo.

Nelle sue poesie parla d’amore – specialmente di quello perso -, di perdita – specialmente di persone amate -, di solitudine e di dolore, in uno stile breve e conciso, che arriva dritto al cuore dei suoi lettori, lacerandolo (non a caso, la sua prima raccolta è intitolata Love& Misadventure). La sua pagina Facebook è seguita da quasi novecentomila persone, ha poco meno di trecentomila followers su Twitter e quattrocentomila seguaci su Instagram.

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Leav ha iniziato a farsi conoscere nel 2012, quando pubblicava su Tumblr le sue poesie malinconiche, condivise dalle ragazze di tutto il mondo, e l’anno successivo ha autopubblicato la prima raccolta, Love&Misadventure, appunto. Versi brevi, affilati, capaci di comprendere in poche parole il campionario delle emozioni umane.

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Le sue origini sono umili, anzi, umilissime. Lang Leav è nata 35 anni fa in un campo rifugiati in Thailandia, dopo che i suoi genitori erano fuggiti dal governo comunista cambogiano.

Come racconta a Industantimes, “i miei genitori sono veri e propri sopravvissuti. Sono riusciti a scappare da un regime in cui tortura e genocidi erano all’ordine del giorno, sotto i Khmer rossi”. E in Australia, dove si trasferisce con tutta la famiglia qualche tempo dopo, la situazione non migliora: “Mia madre faceva la sarta in una fabbrica in cui le condizioni rasentavano lo sfruttamento: a un certo punto l’hanno ingiustamente accusata di aver rubato alcuni indumenti, e detraevano una parte del suo – già magro – stipendio. Se non veniva pagata, per noi (Lang Leav ha diversi fratelli, ndr) significava fare la fame”.

Da migranti, da rifugiati, è comune sentirsi non voluti e fuori posto“. E questo senso di non appartenenza, di non luogo, è un alone che riscontrabile in numerose sue poesie.

I suoi versi sono spesso accompagnati da suoi disegni, dalle linee leggere, spesso solo contorni: in questo può ricordare il lavoro della ‘collega’ Rupi Kaur.

Leav è autrice delle copertine delle sue raccolte, che ritraggono il viso di ragazze cherubiche, dagli occhi grandi ed espressione seria, e spesso sono poste anche negli intermezzi che dividono le varie sezioni delle sue raccolte. Nonostante la scrittura l’abbia accompagnata da quando era bambina, Leav ha cominciato la sua carriera d’artista proprio col disegno: ha frequentato il College of Fine Arts di Sydney, dove ha studiato, tra l’altro, design e moda, e ha creato un suo brand di abbigliamento, occupandosi personalmente delle grafiche dei suoi prodotti.

Una delle cose che salta all’occhio, sfogliando le sue raccolte, è una tendenza alla divisione delle poesie in macrosezioni, che permettono di leggere tra le righe una storia più grande: prendiamo ad esempio Love&Misadventure e le sue tre parti costitutive: Misadventure, The Circle of Sorrow e Love. Comincia con una dedica al marito (She lends her pen/to thoughts of him/that flow from it/in her solitary./ For she is his poet/And he is her poetry) e percorre un viaggio che parte proprio dalle disavventure amorose, attraversa The Swan Song, uno dei suoi pezzi più famosi, che rappresenta una rinascita dell’autrice, pronta così a entrare nella terza fase della raccolta, quella riservata all’amore.

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Lang Leav non passa inosservata: viene contattata dall’agenzia Writers House (che rappresenta, fra gli altri, autori come John Green e Stephenie Meyer) e l’anno successivo, il 2014, pubblica la sua seconda raccolta, Lullabies in cui l’autrice si cimenta in testi leggermente più lunghi:

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Seguono altre due raccolte di poesie, Memories e The Universe of us, fino all’uscita del suo primo romanzo, Sad Girls, la cui protagonista, Audrey, deve convivere con la morte della sua migliore amica e gli attacchi di panico che la colgono all’improvviso, specialmente in classe. E poi c’è Rad e la storia d’amore, manco a dirlo, dolorosissima. Perché, come Lang Leav scrive, “il primo amore non è la prima persona a cui apri il tuo cuore: è la prima che te lo spezza”.

 

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