Ne “La forza della disabitudine” l’editore Aragno ha raccolto il meglio dei versi di Mario Baudino, poeta, giornalista, scrittore e saggista

Mario Baudino, giornalista (firma de La Stampa e collaboratore de ilLibraio.it), scrittore e poeta, ha esordito nell’antologia La parola innamorata (1978), e ha pubblicato le raccolte Una regina tenera e stupenda, Grazie – premio Montale –, Colloqui con un vecchio nemico – Premio Volterra e premio Brancati –, Aeropoema).
È anche autore di romanzi: In volo per Affari (1994), Il sorriso della Druida (1998), Per amore o per ridere (2008), Lo sguardo della farfalla (2016).
Tra i suoi saggi, invece, ricordiamo: Al fuoco di un altro amore (1986), Voci di guerra, sette storie d’amore e di coraggio (2002), Il Mito che uccide (2004), Il Gran rifiuto, storie di autori rifiutati dagli editori (1991, 2009), Ne uccide più la penna (2010), dedicato ai detective bibliofili nella letteratura di genere, Lei non sa chi sono io (2017), sulla pseudonimia letteraria.

LA FORZA DELLA DISABITUDINE

Ora, ne La forza della disabitudine, l’editore Aragno ha raccolto il meglio dei versi di Baudino. Il volume, che si chiude con un saggio di Giovanni Tesio (che ripercorre l’opera poetica dell’autore), contiene anche alcuni inediti. Per gentile concessione dell’autore, ne proponiamo tre:

LATTE LUNA

Se dovessi cercarla tra le onde
è probabile che ti servano coraggio
testardaggine e acume
molti dicono d’averla avvistata
come un cetaceo candido maligno
d’averla inseguita remando sulle lance
Dicono d’averla guardata
ridere come una pazza alta sul mare
c’è persino chi l’ha sentita cantare
Troppe voci si accumulano, non sono
coerenti e non mi lasciano tranquillo
se pure ho smesso da tempo questo sport
un po’ scurrile, prendo
i vecchi ramponi dico: quando
si andava navigando esageravo
c’era troppa energia forse
perché si stava molto tra uomini
Ma se dovessi cercarla tra le onde
ammesso che questa caccia ancora
ti faccia sognare ti spaventi ti piaccia
non lasciarti ingannare dai chiarori
che a volte vengono improvvisi come nuvole grasse
fissa soltanto la sua gobba bianca
stai concentrato sulla sua strana schiuma
e non guardarla in faccia, non ancora
prima che sia per te compatta e una
lasciati andare, non prendere la mira
quando spari nel latte della luna

CIOCCOLATTE

Ma se noiosa ipocondria t’opprime
– mi guardava con occhi di bacca –
prendi il buon cioccolatte, e la sua voce
era crema fondente
promessa di battaglia e di riposo
molta vita contratta in poche ore
sull’orizzonte ondoso
Prendi il buon cioccolatte, ti sia chiaro
che brucerai nella mia porcellana
Era una dama dall’ironico sguardo
una dama sovrana
lento di quel rituale un poco arcaico
pigro nell’aria levitò il profumo
colò sull’anima come l’eterno Tao
Ma se noiosa ipocondria t’opprime
d’un tempo ostile e infine rinnegato
sia pure viatico, disse, questa tazza
sia pure viatico infine la risacca
Al fiume mi portasti da ragazza
le onde erano spesse di cacao

GIUDITTA

Se ti guardi né lontana né vicina
se un poco ti discosti dallo specchio
e ti sorridi, e credi in fondo non sia tutto
questa contiguità che ci sfarina
la soglia delle ore, l’attesa incantatoria
l’incerto gracchiare della segreteria
telefonica, l’informe parodia
d’amori, strazi, orgasmi, la baldoria
del caso, le impalpabili
quotidiane elusioni, la dubitosa caccia
che un po’ s’impenna e un poco si distende
Per folate m’insegue la tua faccia
se pure esisti, al fondo mi sorprende
l’assai ironica centralità del naso

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