“Lei ce l’ha con mio figlio!”. Negli ultimi anni gli insegnanti se lo sentono dire sempre più spesso… – La riflessione di Enrico Galiano, prof e scrittore, che si rivolge ai genitori

Fra pochi giorni iniziano i colloqui generali coi genitori. Un momento temuto da orde di studenti e anche da qualche professore. Molto spesso è utile, qualche volta un po’ difficile e, in alcuni casi, può anche fare un po’ paura.

C’è infatti questa curiosa usanza, diffusasi negli ultimi anni, di presentarsi a colloquio con l’idea di “dirgliene quattro al prof” che poi, in alcuni casi assunti agli onori della cronaca, sfociano in violenze verbali e fisiche. Insomma, un bel quadretto felice.

Ora, anche ispirato da un fatto di cronaca recente (una famiglia friulana che ha portato in tribunale la prof per un tre in pagella), vorrei parlare di una situazione che a volte si verifica e non è mai molto piacevole: quando lo studente è convinto di essere la vittima prescelta del prof e il genitore, assecondandolo, si presenta a colloquio con l’accusa più infamante: “Lei ce l’ha con mio figlio!”.

Allora, ad uso di quei (per fortuna pochi) genitori così solerti nell’accogliere le lamentele dei propri pargoli e nel farsi i di loro avvocati difensori, avrei una breve lista di suggerimenti, giusto per evitare che poi si vada a querelare una prof per un tre o, peggio, che si esca dal colloquio genitori con una denuncia per aggressione.

-Nessuno ce l’ha con vostro figlio: novantanove volte su cento, se prende un brutto voto non è perché è vittima di un complotto ordito contro di lui, ma molto probabilmente perché non ha studiato abbastanza;

-Se avete il sospetto che lui, proprio lui e solo lui sia quell’unico caso su cento, che sia stato preso in antipatia da una o un insegnante, andate a parlarci. Quando siete lì, sorridete e fate solo questa domanda: “Cosa può fare mio figlio per migliorare nella sua materia?”;

-Assicuratevi che vostro figlio lo faccia;

-Se poi effettivamente lo fa e continua a prendere brutti voti, se soprattutto avete la prova che lo ha fatto e non è comunque servito, allora sì, siete autorizzati a pensare che l’insegnante ce l’abbia con lui e a chiedere un colloquio con il dirigente scolastico;

-Se invece vostro figlio non fa quello che gli viene chiesto, non c’è antipatia che tenga: è lui che deve muovere il proverbiale sedere. In ogni caso, mai e sottolineo mai parlare male di un prof davanti ai figli. Denigrare il lavoro dell’insegnante davanti ai figli, a meno che non ci si trovi di fronte a quei rarissimi casi di totale lapalissiana incompetenza (e sono davvero rarissimi), è la cosa più stupida che si possa fare, oltre che la più dannosa: quella che minate non è solo la fiducia in quell’insegnante, ma più in generale verso il mondo adulto e quindi, sebbene se non ve ne accorgiate subito, anche verso di voi.

L’AUTORE – Enrico Galiano, insegnante e scrittore molto seguito sui social, da docente ha un motto: «Non ti ascoltano, se tu per primo non li ascolti».

Eppure cadiamo felici (Garzanti), il suo romanzo d’esordio, racconta la storia di una ragazza di nome Gioia che colleziona parole intraducibili e si innamora di Lo che, nascosto dal cappuccio della felpa, gioca da solo a freccette in un bar chiuso. Quando i due giovani si innamorano, Lo sparisce nel nulla e starà a Gioia scoprire cosa è successo…

Il suo secondo romanzo, Tutta la vita che vuoi, vede protagonisti tre adolescenti, che parlano di loro stessi, delle loro paure, delle loro speranze e imparano che per sentirsi vivi c’è solo una cosa da fare: mettersi in gioco, rischiare qualcosa di vero.

Qui tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.

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