Peter Ackroyd in “Queer City” svela l’altra faccia di una città che è stata spesso definita come culla del moralismo e dei costumi morigerati. La Londra di cui l’autore scrive, infatti, è quella queer, di cui racconta gli albori in epoca romana, fino alla contemporaneità, passando per scandali e curiosità, prostituzione, travestitismo e processi disumani… – L’approfondimento

Peter Ackroyd, biografo, scrittore e critico letterario con uno spiccato interesse per il racconto della storia e della cultura di Londra, in Queer City (SEM, traduzione di A. Milazzo) svela l’altra faccia di una città che è stata spesso definita come culla del moralismo e dei costumi morigerati. La Londra di cui Ackroyd scrive, facendo riferimento a un’estesa bibliografia, è invece queer.

La scelta del termine non è casuale: queer è un termine ombrello sotto cui l’autore riunisce tutti quei comportamenti e quelle relazioni che non sono eterosessuali. Nel saggio, infatti, c’è spazio per gli aspetti della storia della città meno tradizionali, poco raccontati e forse taciuti di proposito.

Dall’omoerotismo delle origini della città, che discende da una tradizione dei popoli celti ma anche dal “fallocentrismo” della società romana, fino alla prostituzione maschile, soprattutto tra i soldati e i marinai, fenomeno che ha interessato la società inglese anche nella pudica epoca vittoriana, Queer City accompagna il lettore attraverso un percorso che dura duemila anni. E svela particolari inaspettati, come i “matrimoni” tra cavalieri nell’Alto Medioevo, secondo cui due guerrieri vivevano insieme, dividendo perfino il letto, e ricevendo una sepoltura di coppia al momento della morte. Cita Shakespeare e Marlowe, i cui componimenti non mancano di riferimenti all’amore omoerotico. E racconta storie di travestitismo nei secoli.

Non mancano scandali e processi: se all’inizio del Medioevo l’omosessualità era stata solo sbeffeggiata e considerata una stranezza da tenere nascosta, con il trascorrere dei secoli era divenuta un reato – se vi era prova di penetrazione – che poteva condurre alla gogna – temutissima per via della foga e della violenza della folla che potevano anche costare la vita –  e il carcere. Situazione acuitasi nella seconda metà dell’Ottocento, quando anche solo l’essere trovati in atteggiamenti intimi con un altro uomo poteva portare dietro le sbarre. A questo proposito l’autore ricorda la vicenda di Oscar Wilde, e sottolinea come la legge, promossa nel 1885, sia rimasta in vigore fino al 1967.

Un aspetto interessante dell’opera è lo sguardo dell’autore che presta attenzione alla nobiltà e alle conseguenze che l’omosessualità comporta per i più benestanti: spesso l’esilio in Europa, come nel caso di Lord Byron e di moltissimi altri nel corso dei secoli. Ma, soprattutto, si dedica a raccontare le spesso sanguinose fini di chi apparteneva alle classi più basse. Un punto di vista che si “sdoppia” per tutta la lunghezza del libro, per dimostrare come la classe sia cruciale anche nel caso dell’orientamento sessuale.

Meno spazio è dedicato all’omosessualità femminile: l’autore sottolinea come il lesbismo venisse spesso associato all’estrema lascivia del genere femminile e riferisce la mancanza di leggi contro l’atto sessuale tra due donne. Tuttavia è curioso constatare il numero di matrimoni tra due donne (di cui una solitamente travestita da uomo) che venivano celebrati e, in alcuni casi, scoperti nei secoli scorsi. Così come i riferimenti a donne che en travesti hanno avuto accesso all’esercito, alla pirateria o anche solo a professioni puramente maschili. Che il motivo fosse puramente economico – per una donna sola era molto difficile aspirare all’indipendenza – o di identità di genere, non ci è dato saperlo, ma la società si è dimostrata in passato molto più accogliente con loro che con gli uomini che si vestivano da donne.

Ackroyd trova la ragione di questo fenomeno nell’impostazione totalmente volta al maschile della società: quindi a scandalizzare l’opinione pubblica non era una donna che dimostrava doti tipiche dell’uomo, come il coraggio o la forza, ma un uomo che decideva ci “effeminarsi” e “rammollirsi”.

Nell’ultimo capitolo del libro l’autore si dedica all’epoca contemporanea e, per la prima volta, la voce del narratore perde, anche se solo per un attimo, il distacco. Nel raccontare gli anni Sessanta, infatti, Ackroyd si lascia scappare un commento sull’epoca, che “non era in realtà tanto libera sessualmente quanto crediamo”. L’autore, infatti, oltre ad essere nato a Londra nel 1949, ha vissuto da uomo omosessuale la storia recente della città.

Queer City è un volume interessante da leggere sia per scoprire la storia di una città che nei secoli è stata ben diversa da come la conosciamo oggi, sia per riflettere sulle diverse reazioni della società nei confronti di ciò che è queer.

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