“Solo le relazioni ci salveranno!” è il titolo del confronto condotto da Mariapia Veladiano, scrittrice e dirigente scolastica, al Festival dell’Economia che si è svolto a Trento: “La scuola è un luogo speciale, non di passaggio, fondamentale anche quando gli studenti affermano di non amarlo…”

Si è svolto nei giorni scorsi a Trento il Festival dell’economia. Il tema che caratterizza la manifestazione di quest’anno è tanto impegnativo quanto attuale: I luoghi della crescita. Che cosa guida la crescita economica? Nel mondo globalizzato i fattori naturali, la localizzazione, le infrastrutture sembrano essere diventate meno importanti nel guidare la crescita economica.

Sempre più è evidente che la cosa che più di ogni altra conta nel determinare le differenze nello sviluppo economico dei territori sono le persone (Paolo Collini-Rettore UNTN). Tra i tantissimi interventi, alcune riflessioni raccolte in incontri di confronto, a margine del grande dibattito.

“Solo le relazioni ci salveranno!” è il titolo del confronto condotto da Mariapia Veladiano, scrittrice e dirigente scolastica. Il titolo, come si può leggere, non termina con un punto di domanda. Il punto esclamativo finale indica che si tratta di un’affermazione, un atto di fiducia, quasi un imperativo: un distretto economico è destinato a morire se non si trasformerà in un luogo di relazioni. I luoghi che abitiamo giornalmente sono molteplici, spesso più che abitarli li attraversiamo. Ci sono tra questi luoghi di crescita delle relazioni e Mariapia Veladiano ha voluto consegnarne alcuni.

La scuola è uno di questi luoghi. E’ un luogo speciale, non di passaggio, fondamentale anche quando gli studenti affermano di non amarlo, perché vi si trascorre una grande fetta della vita. Importante quindi che nella scuola si costruiscano relazioni significative, non caratterizzate dalla competitività e dalla selezione.

Altro luogo di vita è la piazza, che va recuperato come luogo di vita, di relazioni: assistiamo sempre più al nascere di piazze spoglie, che non invogliano le persone a fermarsi, ad incontrarsi, piazze funzionali al sorgere di mercati, luoghi di commercio, di passaggio e non di sosta, di riflessione.

Anche la cura è un luogo, se inteso come un fermarsi accanto alla vita dell’altro, è il contrario della corsa solitaria, è il luogo della maternità che deve appartenere a tutti. La cura e l’ascolto dell’altro, soprattutto nella scuola, sono luoghi di relazione profonda, fondati sull’incontro con l’altro, che promuovono contagio, camminamento insieme.

Ponte è un altro luogo di relazione: si può decidere di non attraversarlo, di non andare incontro all’altro, si può rimanere fermi, senza guardar oltre e non intravedere l’orizzonte. Si può decidere di costruire ponti o muri, ma bisogna essere consapevoli che i muri richiedono la costruzione di altri muri, altri confini, perché portano alla logica del muro contro muro.

L’invito della scrittrice è quello allora di spiazzare, di sorprendere con le parole, di agire con le parole. Le parole sono pietre e allora perché non fare la rivoluzione con le parole,recuperare la gentilezza contro il burocratese, usando un linguaggio rispettoso di tutto e di tutti, che costruisca anche parità di genere? Altro stimolo interessante e fonte di grande preoccupazione è stato quello offerto all’interno del confronto Le mappe e i luoghi dell’esclusione, a cura di Save the Children. Durante l’incontro, condotto da Marco De Amicis e Christian Morabito sono stai diffusi alcuni dati tratti da Gli orizzonti del possibile, 5° Atlante dell’Infanzia a rischio in Italia.  La pubblicazione – con l’aiuto quest’anno di circa 40 mappe- analizza la condizione dell’infanzia nel nostro Paese, nell’ambito della campagna “Illuminiamo il Futuro” per il contrasto della povertà educativa: sempre meno spazi e opportunità per i bambini in Italia, soprattutto al Sud, stretti fra indigenza (oltre 1.4 milioni in povertà assoluta), la vita in aree metropolitane (dove si concentra  il 37% dei minori) spesso prive di servizi, una scuola “dimezzata” (tempo pieno per non più del 50% di scuole) 1 minore su 4 vive in appartamenti inadeguati e più di 65 mila nuclei familiari sono sotto sfratto; il 68% delle famiglie taglia la spesa alimentare; oltre 3 milioni di bambini non hanno letto un libro nell’ultimo anno; solo il 6% dei bambini gioca libero in strada e il 25% in cortile. Durante l’incontro si è evidenziato che se la povertà economica è legata al reddito dei genitori, la povertà educativa è propria di ciascun giovane, che si trova privo di quelle competenze che gli permetteranno di diventare un adulto, un cittadino libero.

I molteplici interventi, oltre a questi sintetizzati, hanno contribuito a sollevare le domande: quali sono allora gli ingredienti per una crescita economica in Italia, quale la ricetta per stimolare la crescita? Scolarizzazione, scelte politiche orientate, contesto urbano, qualità e natura delle relazioni: è questo il mixer ottimale?

nota: questo articolo, che riproponiamo, è stato pubblicato in origine da www.docentisenzafrontiere.org, che ringraziamo

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