Niccolò Ammaniti debutta su Sky Atlantic alla regia di una serie tv: “Il Miracolo” racconta la storia di quattro personaggi che si trovano di fronte a un evento che cambierà per sempre le loro esistenze: una statuetta della Madonna, ritrovata durante un’operazione di polizia nel covo di un boss della ‘ndrangheta, sanguina dagli occhi… – L’approfondimento

Niccolò Ammaniti ha debuttato su Sky Atlantic alla regia di una serie tv molto attesa: Il Miracolo. L’autore, vincitore del Premio Strega nel 2007 con il romanzo Come Dio comanda (Mondadori)ha scritto e diretto la serie assieme ai registi Francesco Munzi e Lucio Pellegrini, e racconta di aver iniziato questo lavoro partendo da una domanda: “Come reagirebbero le persone se un oggetto di plastica di due chili e mezzo si mettesse a produrre 90 litri di plasma al giorno?

Ambientata a Roma, in un futuro prossimo in cui l’Italia è sull’orlo di uscire dall’Unione europea, la serie inizia con un’operazione della polizia che irrompe all’interno della casa di un boss della ‘ndrangheta. L’uomo è nudo, completamente sporco di sangue, così come i muri della stanza, il pavimento, i cuscini. I poliziotti lo arrestano e, lentamente, esplorano il resto dell’abitazione, fino ad arrivare in cucina. Qui si fermano – gli occhi spalancati e l’espressione incredula – : sono i primi che assistono al miracolo.

Parte la sigla, sulle note del brano musicale Il Mondo cantato da Jimmy Fontana, e lo spettatore riprende per un momento respiro, realizzando che si troverà davanti a un serie notturna e oscura, come promettono le immagini della prima scena. E infatti, nel corso della puntata pilota, le aspettative non vengono deluse.

Il Miracolo racconta la storia di quattro personaggi che si trovano di fronte a un evento che cambierà per sempre le loro esistenze: una statuetta della Madonna sanguina dagli occhi.

Il primo a essere informato è il Presidente del Consiglio Fabrizio Pietromarchi (Guido Caprino), chiamato dal generale Giacomo Votta (Sergio Albelli) che richiede immediatamente la sua presenza. L’uomo è costretto a lasciare la moglie, Sole, e a saltare la cena di gala prevista per quella sera stessa. Arriva in una struttura abbandonata e viene subito condotto di fronte a un’enorme vasca bianca, al centro della quale si trova la statuetta. Sotto di essa, una bacinella di plastica che raccoglie le gocce di sangue che cadono dai suoi occhi. L’uomo si rifiuta di crederci. È convinto che ci sia un trucco, un meccanismo, insomma, qualsiasi cosa che possa spiegare quello strano evento. Ma dalle analisi di laboratorio risulta che l’oggetto è composto da comunissimo polietilene e che quel sangue è proprio sangue umano, maschile, gruppo sanguigno zero. Non ci sono più dubbi: si tratta di un miracolo.

il miracolo 2

Lo spettatore si trova per la prima volta davanti alla Madonna attraverso lo sguardo del Presidente, e non è un caso che il personaggio principale sia anche quello più scettico e reticente. In una conversazione con il generale Votta, dichiara apertamente di essere ateo, ed è proprio da questa specifica prospettiva che Ammaniti costruisce tutta la sua storia.

La serie si articola in 8 episodi e si svolge nei sette giorni precedenti al referendum che decreterà l’uscita dell’Italia dall’Europa. Alla linea narrativa del Premier si intrecciano quelle della moglie, Sole (Elena Lietti), della biologa Sandra (Alba Rohrwacher) e del prete Marcello (Tommaso Ragno). Nessuno dei personaggi, davanti al miracolo, ha una reazione scomposta o spropositata: tutti sembrano impassibili, calmi, come se fossero incapaci di realizzare fino in fondo l’evento a cui stanno assistendo.

Il sangue è l’elemento che caratterizza la narrazione e che ne definisce il tono e il genere. È presente in ogni scena in modo evidente e violento, dalla prima a quella in cui Sandra lascia scivolare nella minestra della madre malata un campione di sangue raccolto durante le analisi. In un’intervista a Vanity Fair l’autore dichiara di aver scelto di realizzare una serie tv proprio per rappresentare, attraverso le immagini, la potenza del sangue. “Sono sempre stato un appassionato dello splatter, dell’horror, di Stephen King, del soprannaturale. Ma quello era un sangue che faceva ridere”. Ne Il Miracolo, invece, il sangue rappresenta la carne, la fragilità e la finitezza dell’uomo. La serie esplora le reazioni umane di fronte a qualcosa di inspiegabile, qualcosa che non può essere compreso dall’intelletto, e quindi, al centro, c’è sempre il confitto tra religione e scienza. Un interrogativo che non può trovare risposta che sia definitiva e che pertanto si presta perfettamente a diventare il perno di una narrazione seriale.

il miracolo 1

In un altro articolo apparso sul Tvzap, lo scrittore parla della differenza tra la scrittura di un romanzo e quella di un prodotto dell’audiovisivo. Mentre nel primo caso l’autore sollecita il lettore a completare la storia con la propria immaginazione, fornendo solo pochi dettagli tratteggiati, “allo spettatore, seduto sulla sua poltrona, va consegnato tutto il pacchetto. Le luci, i luoghi con gli oggetti che li abitano, i volti incarnati dagli attori, i vestiti, le movenze dei personaggi, addirittura la musica che sottolinea un bacio di addio. L’azione non può essere descritta attraverso uno sguardo, un’inquadratura non è sufficiente, deve essere scomposta, sezionata in decine di sguardi, di punti di vista e movimenti che, ricomposti dal montaggio, formano la scena. Questa è stata la prima lezione che ho dovuto imparare approcciandomi alla realizzazione de Il Miracolo“.

La serie di Ammaniti si presenta come un prodotto originale, pur sfruttando un tema già molto indagato. La dimensione del sacro e del religioso è profondamente legata alla cultura e all’immaginario narrativo italiano, in particolare quando la storia è raccontata in contesti di provincia, dove la spiritualità è vissuta ancora in modo radicale e sentito. Basti pensare al recente Indivisibili di Edoardo De Angelis, che narra la vicenda di due sorelle siamesi considerate sante nel loro paesino dell’entroterra campano, o al film di esordio di Alice Rohrwacher, Corpo celeste, caratterizzato da tonalità molto più tenui, ma ambientato in Calabria, proprio come il secondo episodio della serie Il Miracolo.

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