Louise O’Neill torna in libreria con “Il silenzio dell’acqua”, una riscrittura spietata e coerente de “La Sirenetta” di Andersen, che mette in luce le contraddizioni di un mondo patriarcale che costringe le giovani sirene a un’esistenza silenziosa e accondiscendente. Un libro in cui si parla di sessismo, cultura dello stupro, disturbi alimentari. E che si inserisce in un contesto di cambiamento, non solo nel panorama dei libri destinati a ragazzi e ragazze, ma che coinvolge anche il mondo del cinema e delle serie tv – L’approfondimento

Louise O’Neill (nella foto di Anna Groniecka, ndr), irlandese di West Cork, torna in libreria con Il silenzio dell’acqua (Il Castoro HotSpot, traduzione di Anna Carbone), una riscrittura spietata e coerente de La Sirenetta di Hans Christian Andersen, che mette in luce le contraddizioni di un mondo patriarcale che costringe le giovani sirene a un’esistenza silenziosa e accondiscendente.

Attraverso la storia della giovane sirena Gaia, l’autrice irlandese torna ai temi cari alla sua narrativa: la cultura sessista, che premia il silenzio delle donne e offre al linciaggio pubblico coloro che non accettano i ruoli tradizionali, la violenza, la tendenza a colpevolizzare la vittima (come in Te la sei cercata, il suo secondo romanzo che, tra le altre cose, tratta il dramma dello stupro e delle sue conseguenze). 

Il mondo sottomarino è un mondo fatto a immagine e somiglianza del Re del Mare: una società patriarcale in cui il valore del giovane tritone è misurato sulla forza fisica, mentre quello della sirenetta si basa esclusivamente sull’aspetto esteriore, sul silenzio (a meno che abbia una voce particolarmente melodiosa, che andrà dunque utilizzata per allietare le giornate del padre prima, e del marito poi) e sull’autosacrificio. Antagonista del Re è Ceto, la Strega del Mare, relegata in una zona buia e spaventosa insieme alle sue Rusalka, donne che condividono la tragica morte per affogamento. 

Gaia, bellissima ultimogenita del Re del Mare, non è pronta al tipo di vita che la attende: al compimento del sedicesimo anno d’età, infatti, la sirena sarà data in sposa a Zale, vecchio comandante dell’esercito, violento e crudele. Come sua madre, sogna la terraferma e, quando finalmente arriva il momento di fare il suo primo viaggio in superficie, non sta più nelle squame: vede una nave in tempesta, comandata da un giovane uomo di cui si innamora perdutamente e a cui salva la vita. La ragazza non desidera altro che stargli accanto e vivere insieme.

Il resto della storia è, in parte, cosa nota: Gaia stringe un patto con la Strega che le permetterà di avere le gambe in cambio della sua voce, non importa se per farlo la Strega dovrà tagliarle di netto la lingua, e non conta neanche il fatto che ogni passo sarà dolorosissimo, come se cento coltelli le trapassassero le piante dei piedi; d’altro canto, a Gaia è stato insegnato che alle ragazze basta essere belle, e lei è bellissima

A essere meno nota è la psicologia della protagonista. Gaia fa tante domande, è curiosa, non accetta le limitazioni che non comprende e vive il suo ruolo di principessa come una sciagura, anziché come un’opportunità. Non si accontenta del futuro che le hanno imposto, non capisce la gelosia delle sue sorelle, né dà per vera la storia che suo padre le ripete circa la scomparsa di sua madre: Muireann, attratta dalla Terra, è stata catturata dagli umani e uccisa. Com’è possibile, però, che in superficie nessuno l’abbia mai vista? 

Inoltre, a essere preso come modello femminista non è tanto la giovane sirena, quanto la sua antagonista che tanto antagonista non è, la Strega del Mare

«Sei grassa» è la prima cosa che Gaia dice alla Strega, ma poi si scusa per averla offesa.

«Perché dovrei essere offesa? Il mio corpo mi piace. E anche se do più valore alla mia opinione che a quella degli uomini, forse ti sorprenderà sapere che c’è chi preferisce una donna con carni più abbondanti».

In un paio di battute, la Strega del Mare frantuma del tutto quelle certezze che in Gaia avevano già iniziato a mostrare le prime crepe, come gli insegnamenti della nonna circa il non finire mai ciò che si ha nel piatto: alzarsi da tavola sazie è quanto di più sconveniente si possa fare, perché una moglie grassa è una moglie che non compiace il marito, e questo non è sopportabile. 

Cosa direbbe poi, la nonna, se sapesse che la nipotina, una volta in superficie, realizzasse che oltre alle gambe la Strega le ha fornito un organo genitale? Come prenderebbe la scoperta della masturbazione, che Gaia comincia a praticare di notte, sulla Terra?

Si possono scegliere tante chiavi di lettura dell’opera e, prendendo in analisi questo o quel personaggio. Siamo davanti a un romanzo che mette in gioco temi che, a prima vista, potrebbero spaventare, specialmente immaginando il target di riferimento per Il silenzio dell’acqua, le ragazze pre e adolescenti: autorità maschile, dicevamo, patriarcato, cultura dello stupro, sessualità, disturbi alimentari, incesti (il padre di Gaia si lascia scappare che, se non fosse sua figlia, probabilmente, bella com’è, l’avrebbe scelta come moglie) e molto altro. Ma se è vero che, dati alla mano, le ragazze dagli 11 ai 17 anni sono tra le lettrici più forti nel poco confortante panorama italiano, è anche vero che meritano di leggere di e su tutto, senza censura, e che traggano da sole le conclusioni di ciò che leggono. 

Un articolo di Image riflette su come O’Neill non offra il finale tradizionale che siamo soliti associare alle fiabe – non sapendo, invece, che le fiabe sono famose proprio per il loro lato oscuro, e che se leggessimo ai nostri bambini le versioni integrali dei miti più comuni, probabilmente non riuscirebbero a dormire a causa degli incubi -, ma anzi offra uno spunto al lettore circa la caducità del classico finale alla “e vissero per sempre felici e contenti”. 

Se pensiamo alle recenti polemiche circa la decisione di far interpretare la stessa Sirenetta a un’attrice nera, o all’ipotesi di omosessualità di Elsa in Frozen, possiamo notare che qualcosa si sta muovendo: Il silenzio dell’acqua, con la sua complessità, la violenza dei personaggi, e l’analisi di alcuni problemi della società in cui viviamo, potrebbe essere un passo in avanti in questa direzione, contribuendo ad aiutare le giovani lettrici a riflettere e accettare tutte quelle “cicatrici generazionali che tentiamo di guarire, ma che spesso vanno più in profondità di quanto vogliamo ammettere”.

Fotografia header: Louise O'Neill (nella foto di Anna Groniecka, ndr)

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