Intervista ad Andrea Vitali autore di Un amore di zitella ISBN:8811678161

La nativa Bellano, ridente località della costa orientale del lago di Como, è lo scenario prediletto dei romanzi di Andrea Vitali, medico con l’hobby della scrittura. Con rapide e sapienti pennellate, Vitali dipinge piccole scene di vita quotidiana, che illustrano i riti e i costumi della provincia italiana. Un amore di zitella, apparso per la prima volta nel 1996, offre uno scorcio significativo della Bellano anni Sessanta: mentre in paese si diffondono le note di “Quando, quando, quando”, l’ultimo successo sanremese di Tony Renis, al secondo piano di un condominio con vistalago scorre senza sussulti la mediocre esistenza di Iole Vergara. Iole, dattilografa comunale, è la zitella del paese. Le chiacchiere maligne di una collega e l’incolmabile distanza fra i propri sogni e la prosaica realtà in cui vive sono motivo di profonda insoddisfazione. Finché un giorno si profila all’orizzonte un misterioso amico di nome Dante. Abbiamo rivolto all’autore alcune domande sul suo libro.

D. Lei svolge da tempo a Bellano la professione di medico di base. Quando ha sentito per la prima volta il richiamo della letteratura e il desiderio di raccontare le storie del suo paese?

R. La curiosità di comunicare attraverso la scrittura è parte di me, ho sempre avuto questa inclinazione. Credo di poter dire che è nato prima lo scrittore che il medico, almeno a livello di intenzione. Anche se il passaggio dalla semplice intenzione alla concezione di un qualunque prodotto spendibile sul mercato editoriale ha richiesto parecchi anni. Una cosa è certa: l’idea di usare la scrittura per comunicare mi ha sempre affascinato.

D. Il mestiere di medico ha indubbiamente una forte valenza sociale. Sull’utilità sociale e sulla funzione positiva della letteratura i pareri sono invece contrastanti. Lei come si pone in questo dibattito?

R. Se dovessi giudicare in base alla mia esperienza personale, non avrei la minima esitazione a schierarmi fra coloro che sottolineano l’importanza sociale e soprattutto morale della letteratura. Nella mia vita il libro ha sempre contato tanto ed è stato un compagno inseparabile, una presenza tutt’altro che amorfa, anzi molto viva. Sì, credo nel valore educativo della letteratura, che è anche una forma di evasione, ma un’evasione per così dire “alta”, intelligente.

D. I suoi ultimi romanzi sono stati accolti in maniera molto favorevole dal pubblico e dalla critica. Questa crescente popolarità ha influito sul suo modo di scrivere?

R. Il rapporto con la scrittura è un po’ cambiato perché mi sento più responsabile di ciò che scrivo, proprio in virtù del fatto che si è allargata la rosa dei lettori. La paura di commettere qualche errore è cresciuta assieme alla popolarità. È questo timore che mi induce a usare maggiore attenzione. Nella sostanza però il mio approccio è rimasto uguale sia con i libri da leggere che con le storie da scrivere. È fondamentale conservare un ottimo rapporto per continuare a scrivere libri divertenti e godibili.

D. I personaggi di Un amore di zitella sono interamente frutto della sua fantasia o sono ricalcati in qualche misura sugli abitanti di Bellano?

R. I miei personaggi sono tutti verosimili perché costruiti attorno a persone che ho conosciuto e che fanno parte del mio vissuto. In Un amore di zitella si differenziano dalle persone reali soprattutto la protagonista Iole e il consigliere comunale. Sono entrambi “collage” di caratteri e particolari che ho osservato nella vita di ogni giorno. Nessun abitante di Bellano può identificarsi interamente in uno di loro, al massimo si potrà riconoscere in un particolare, per un tic o un modo di fare. D’altra parte non mi interessa nemmeno riprodurre nei libri persone realmente esistenti. Preferisco concentrare tutta una serie di caratteristiche in un unico personaggio di fantasia.

D. Leggendo il suo romanzo ho avvertito una nota malinconica, che traspare sia dalle vicende della zitella Iole, sia dalle disavventure del segretario comunale costretto a fare i conti con gli inconvenienti della sua non più verdissima età. Questo registro è funzionale alla rappresentazione della vita provinciale o sottintende un pessimismo di fondo?

R. In assoluto non ho una concezione pessimistica della vita. Mi piace anzi intenderla con lievità come se fossimo sempre sul palcoscenico di un varietà o di un’operetta. Rispetto all’anno in cui è uscita la prima edizione – parlo del ‘96 – la mia storia aderisce maggiormente alla realtà, una realtà di solitudine che coinvolge soprattutto le persone più avanti con l’età. Lo constato con sempre maggiore frequenza nell’ambito in cui lavoro: dalla metà degli anni Novanta fino a oggi questa situazione si è andata affermando a causa dell’invecchiamento del paese e dell’assenza di attività lavorative. Questi fattori hanno determinato lo spopolamento di Bellano. Chi rimane è spesso gente sola, in particolare pensionati, che devono misurarsi con la dimensione della solitudine e dell’isolamento.

D. I suoi modelli letterari vanno ricercati in celebri “scrittori di lago” come Mario Soldati o Piero Chiara, oppure sono altre le sue fonti di ispirazione?

R. Mario Soldati e Piero Chiara sono certamente due nomi ad hoc. Mi capita però sovente di rimanere affascinato da opere di narratori italiani contemporanei, che sembrerebbero piuttosto lontani dal mio orizzonte. Mi riferisco ad esempio a Nico Orengo, Marcello Fois ed Eraldo Baldini. C’è una caratteristica che, a mio avviso, accomuna scrittori fra loro così diversi: una specie di rivincita della provincia come palcoscenico all’interno del quale ambientare le storie. Io sono un assiduo frequentatore della Liguria e posso dire che nei libri di Orengo ritrovo gli stessi sapori, i profumi, gli incantevoli squarci paesaggistici che ho ammirato di persona. Lo stesso discorso vale per la Sardegna di Fois e per la piana ferrarese di Baldini. Mi piace molto questo “geograficizzare” il racconto – se mi passate il neologismo – all’interno di una realtà che poi qualcuno può riscontrare sul campo andando a visitare i luoghi dei romanzi.

D. Tutti i suoi romanzi sono ambientati a Bellano. Uscirà mai al di fuori dei confini del suo paese?

R. Credo di no. È sempre difficile fare previsioni per il futuro, ma se dovessi dare ora una risposta, direi certamente di no.

Intervista a cura di Marco Marangon

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