Dove trovare il tempo per leggere? Come fare con tutti gli impegni quotidiani (e i social)? Ecco (almeno) due soluzioni ai vostri problemi…

“L’uomo è vittima di un ambiente che non tiene conto della sua anima”, scriveva Charles Bukowski; forse tutti i torti non li aveva: frenesia da social, lavoro, famiglia… sta di fatto che avere poco tempo libero è un problema comune. E, tra le tante cose, chi trova il tempo per leggere?

Oliver Burkeman (in un recente intervento pubblicato da Internazionale, tradotto da Marina Astrologo) ha provato a rispondere a questa domanda citando l’analisi e la soluzione proposta dal romanziere e critico Tim Parks in un articolo su New York Review of Books: “Le condizioni in cui leggiamo al giorno d’oggi non sono più quelle di 50 anni fa e nemmeno di 30. I momenti dedicati alle letture serie te li devi conquistare e programmare”.

Programmare i momenti per leggere, ma in che modo? Effettivamente è difficile concentrarsi, “staccare il cervello” dai problemi di lavoro… famiglia, e dedicarsi anima e corpo alla lettura, bisognerebbe fare un master in un monastero zen; abbiamo la tendenza a massimizzare il tempo, soffriamo di un horror vacui temporale, “il futuro si presenta come una fila di bottiglie vuote che scorrono su un nastro trasportatore inarrestabile e quasi infinito”, ha scritto Gary Eberle nel suo libro Sacred Time, e noi “ci sentiamo in dovere di riempire quelle bottiglie di misure diverse (giorni, ore, minuti) via via che passano, perché se le lasciamo passare senza riempirle ci sembra di sprecarle”.

La soluzione, anche se può sembrare contraddittoria, sarebbe proprio quella di programmare orari regolari per la lettura, un comportamento ritualistico che, a quanto pare, può risultare efficiente; oltre a questo, è molto produttivo avere spazi routinari: la solita poltrona, la solita panchina al parco, il solito tavolo in biblioteca…

“Le distrazioni si possono limitare leggendo solo libri cartacei, oppure utilizzando un dispositivo dedicato. Anche il famoso consiglio di ‘portarsi sempre dietro un libro’ può funzionare, purché uno ci s’immerga abbastanza spesso da fare della lettura lo stato di default che consenta di tornare a galla (temporaneamente) dalle occupazioni e dalle preoccupazioni personali. Se tutto va bene, non sembra più di ritagliarsi a fatica ‘il tempo per leggere’: sembra di leggere, e poi trovare il tempo per tutto il resto”, scrive sempre Burkeman.

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