Lorenzo Beccati lavora in tv e dai primi anni ’80 è il più stretto complice di Antonio Ricci. Dopo il giallo storico “Pietra è il mio nome”, arriva in libreria “Aenigma” – Su ilLibraio.it un estratto

È una giornata come tante. E loro sono clienti come tanti: una coppia di anziani, una giovane madre, un timido agente di borsa. Ma, non appena entrano in banca, si trasformano in criminali efficienti e spietati. Sparano senza esitare alle guardie giurate e si fanno consegnare un’ingente somma di denaro. Pochi secondi dopo, nel grande atrio dell’edificio immerso nel silenzio, echeggiano i passi di un uomo vestito di nero che, senza proferire parola, si fa consegnare il bottino ed esce. Non fugge, però. Rimane in attesa della polizia. Tuttavia gli agenti che lo arrestano e lo caricano sulla volante non arriveranno mai in questura. C’è qualcosa di profondamente inquietante nelle azioni di quelle persone comuni, all’apparenza innocue. È come se il nemico fosse ovunque, e il male covasse anche nelle anime più innocenti.

Il commissario Davide Ganz capisce subito di dover affrontare un caso senza precedenti che pone fin troppe domande. E, per trovare le risposte, Ganz sarà costretto a lasciarsi alle spalle tutto ciò che crede di sapere sugli oscuri sentieri del crimine e inoltrarsi nel labirinto insondabile della mente dell’uomo misterioso, che è solo all’inizio della sua opera.

Torna in libreria Lorenzo Beccati, con Aenigma (Nord). L’autore, nato a Genova nel 1955, lavora in tv e dai primi anni ’80, è il più stretto complice di Antonio Ricci. Con questo libro passa al thriller, dopo il giallo storico Pietra è il mio nome.

Su ilLibraio.it un estratto:

Con una chiave speciale, la guardia giurata apre perintero il varco blindato a doppia porta della banca. È un’operazione insolita che consente l’accesso ai disabili o a oggetti ingombranti; il vigilante la compie perché la signora De Robertis, che conosce da anni, oggi spinge una carrozzina voluminosa con la neonata coperta da un plaid.

Mentre la guardia sta per chiudere il varco arrivano affrettando il passo altri due clienti abituali. Sono marito e moglie, lui un giudice in pensione, lei professoressa di matematica. Con automatica cortesia, la guardia consente loro di entrare insieme. I coniugi si mettono in fila per le operazioni alla cassa, dietro la mamma con la carrozzina. Subito appresso, con uno scatto felino, s’infila anche il giovane broker di una succursale della banca. Ilgiovane si piazza in disparte, tira fuori l’iPhone dalla tasca del soprabito e si mette a digitare in modo compulsivo sul display.

Altre persone sono in attesa del loro turno: una ragazza bionda, che sta compilando un modulo; un giovane vestito da imbianchino che aspetta di essere ricevuto dal direttore; un ragazzo con gli occhiali tartaruga che chiacchiera amabilmente con un’impiegata dai capelli rossi e infine una donna grassa sulla cinquantina, il trolley della spesa davanti a sé, l’aria annoiata. Anche lei ha chiesto di conferire col direttore.

Il cassiere alza gli occhi dalle banconote che sta dividendo in mazzette e si accorge della presenza della donna con la carrozzina davanti allo sportello. «Oh,signora De Robertis, buongiorno.»

Sentendo il nome, il direttore raggiunge il cassiere per salutare la cliente. «Che piacere rivederla, signora De Robertis. Dica pure di cosa ha bisogno.»

Lei porge al cassiere alcuni bollettini. «Devo pagare queste cose, per favore.» Poi si rivolge di nuovo al direttore. «Già che la vedo, volevo chiederle se…»

Sull’orologio del grosso datario appeso alla parete scatta il tac di un altro minuto.

Le 15.00.

La donna non finisce la frase. Sposta lo sguardo sul cassiere, poi ancora sul direttore. «Non muovetevi, questa è una rapina. »

L’impiegato fissa la donna con un mezzo sorriso, pensando che la battuta le sia venuta davvero male.

La donna si china sulla carrozzina, scosta il plaid come per prendere in braccio la figlia, invece, quando si raddrizza, ha in mano una mitraglietta corta che non sembra affatto un giocattolo.

Sbalordito e confuso, il vigilante estrae la pistola dalla fondina e avanza verso la signora De Robertis.

Con insospettabile agilità, l’anziano giudice raggiunge la carrozzina, fruga nella grossa tasca posteriore, afferra un revolver, sbarra la strada alla guardia e le spara.

Dall’altro lato degli sportelli si alza il grido stridulo, terrorizzato, di una giovane impiegata. La scarica di adrenalina ha reso la sua carnagione diafana quasi trasparente.

La giovane madre con la mitraglietta punta l’arma contro il petto del cassiere. «Faccia mettere i soldi nel trolley.»

L’impiegata diafana lancia uno sguardo al direttore, poi, ottenuto da quest’ultimo un secco cenno di assenso,passa dalla parte degli utenti e prende il trolley che la donna grassa le consegna con mano ferma.

D’un tratto, preso dal panico e da un impulso irragionevole, l’imbianchino si lancia verso l’uscita. La giovane madre punta la mitraglietta e fa esplodere una raffica breve.

Scossa da un tremore incontrollabile, l’impiegata diafana torna col trolley dietro lo sportello e guarda il cassiere; lui capisce la sua muta richiesta di aiuto e insieme cominciano a riempire la valigia di soldi, prendendoli sia dalla cassa sia dallo stipo dei contanti di scorta.

La donna grassa si avvicina con calma alla carrozzina e rovista nel vano portaoggetti, dove trova un fucile a canne mozze. Poi, mantenendo il passo quieto, quasi disinvolto, raggiunge il direttore dall’altro lato degli sportelli e con un cenno del capo indica la cassaforte posta nell’angolo più remoto del locale. «Andiamo ad aprirla», ordina.

Il direttore raggiunge la cassaforte brunita e compie le operazionidi sblocco. Poi fa un cenno al cassiere e all’impiegata coi capelli rossi. Questi ultimi entrano all’interno della cassaforte, prendono un sacco di iuta tra quelli sistemati su un ripiano laterale e si affrettano a riempirlo con le banconote suddivise in mazzette ordinate.

Alla fine, il cassiere esce dalla cassaforte e va a posare il sacco pieno accanto alla carrozzina.

«Non sparate, per l’amor di Dio», implora il direttore.

Solo in quel momento, con profondo sconcerto, si rende conto che si sta rivolgendo a gente che conosce da anni. Persone del tutto normali, che all’improvviso si sono trasformate in spietati criminali. Continuano a tenere impiegati e clienti sotto la minaccia delle armi. Danno l’impressione di essere una squadra ben organizzata, capace di seguire un piano prestabilito nei minimi dettagli.

Trascorre un minuto, interminabile. Infine dalla porta principale entra un uomo. Ha un fisico poderoso ed è interamente vestito di nero. Del volto, coperto da un passamontagna, si vedono solo due occhi azzurri, glaciali. Unica eccezione al nero, una striscia bianca sulla maglia che attraversa il petto in verticale. L’uomo non è armato, ma ostenta determinazione come se lo fosse.

Tutti hanno gli occhi su di lui, come attratti da una forza invisibile, come se fosse impossibile ignorarlo. D’un tratto un fischio, nitido e sottile come cristallo, taglia il fiato trattenuto.

La donna grassa va a prendere il trolley imbottito di banconote vicino alla cassa, lo chiude, allunga il manico e torna nell’atrio per consegnarlo all’uomo in nero. In modo analogo, senza sbavature di nervosismo, anche la giovane madre porge all’uomo il sacco di iuta col denaro della cassaforte.

Dall’inizio della rapina, il direttore ha in testa ciò che nella sua carriera ha sempre immaginato di dover fare, prima o poi. E sa che deve farlo lui. Così, col cuore martellante, muove un piede di piombo verso la postazione del cassiere, verso quel pulsante verde che, premuto, lancia la richiesta d’intervento immediato alla sala operativa della questura.

Ma l’anziano giudice, che dopo avere sparato allaguardia si è piazzato dall’altra parte degli sportelli come un piantone, se ne accorge. «Continui, direttore. Vada a suonare l’allarme.»

Mentre il direttore preme il pulsante, l’uomo col passamontagna si avvia verso l’uscita portando con sé il trolley e il sacco di iuta pieni di contante. L’anziano giudice, la donna grassa, la giovane madre e il broker non sembrano intenzionati a seguirlo. Continuano a sorvegliare i presenti con le armi spianate.

Una volta fuori, l’uomo vestito di nero si volta a osservare la telecamera di sorveglianza posta accanto all’insegna col nome della banca.

Poi fissa la strada, i passanti e le auto che scorrono davanti a lui.

Non fugge, non si allontana.

Aspetta.

(continua in libreria…)

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