Intervista a Frank Schätzing autore di Il quinto giorno ISBN:8842913553

È entusiasta, il tedesco Frank Schätzing, di essere in Italia, il primo paese straniero, dei tanti che ne hanno già acquistato i diritti, che pubblica il suo romanzo. Il quinto giorno è un thriller oceanico: è negli abissi, infatti, che si nasconde una misteriosa creatura che minaccia il nostro intero pianeta, e oceaniche sono le sue dimensioni. Circa mille pagine in cui immergersi e farsi trascinare dalle tante storie che ci conducono sulle tracce di questa forma di vita sconosciuta: dalla strana morte di un povero pescatore peruviano, agli impressionanti attacchi di balene e orche ai turisti nelle acque canadesi, fino a uno spaventoso tsunami che investe il Nord Europa. E una volta abbandonati alla trama mozzafiato scopriremo di aver imparato, quasi senza accorgercene, molte cose sul mare: notizie curiose ma anche capaci di appellarsi alla nostra coscienza ecologica. Scopriremo, ad esempio, che le “vespe di mare” sono meduse velenosissime, che le “caravelle portoghesi” sono colonie di animali che navigano con il vento e, ancora, che sul margine continentale di tutto il mondo esiste un ghiaccio particolare che si chiama idrato di metano e che è fondamentale per l’equilibrio del nostro ambiente. Ne abbiamo parlato con l’autore.

D.Intrattenimento o informazione: che cosa l’ha spinta alla scrittura?

R. Volevo anzitutto scrivere un thriller che coinvolgesse ed emozionasse. Poi, visto che mi sono documentato in modo approfondito sugli argomenti che volevo trattare, credo di avere anche trasmesso un messaggio serio circa il ruolo dell’uomo sul nostro pianeta e nei confronti della natura. Mentre nella tradizione letteraria tedesca il serio e il divertente sono generi nettamente separati, ritengo che un libro divertente e di buona qualità possa anche veicolare un messaggio serio, cosa che avviene da tempo nella letteratura americana.

D. Quanto, dello scenario catastrofico che ha prefigurato, potrebbe avverarsi?

R. Praticamente tutto. Se modifichiamo il clima, se agiamo sulle correnti marine e non stiamo attenti all’estrazione del metano dalle profondità, finiremo col provocare slittamenti del margine continentale con conseguenti inondazioni. Noi stiamo già agendo sul mare, inquinandolo e praticando una pesca dissennata, e scompaiono sempre più specie di animali marini. In questo libro ciò che fa scattare la catastrofe è un essere sconosciuto, ma è una metafora.

D. Questa forma di vita marina che lei descrive è un’evoluzione moderna di figure mitiche come il mostro del lago di Lochness o letterarie come il calamaro gigante di Verne?

R. No, perché mentre quelle figure sono semplicemente dei mostri animali, la mia creatura è un modello alternativo di razza intelligente. Qualcosa di completamente diverso dalla tradizione.

D. Crede che, nella ricerca degli alieni, dobbiamo tenere in maggiore considerazione il mare, e non soltanto lo spazio?

R. Sì, esattamente. L’idea del libro è che forme di vita aliene non provengano dallo spazio, ma dal nostro stesso pianeta. In effetti, conosciamo di più lo spazio che il mare, sappiamo più della Luna che delle faglie abissali: chissà quali segreti nasconde ancora il nostro pianeta…

D. A questo punto, una curiosità: qual è il suo rapporto con il mare?

R. Ne sono affascinato. E, dopo questo libro, ne sono ancora più attratto.

D. Allora consiglierebbe il suo romanzo come lettura estiva anche per chi andrà in vacanza al mare?

R. Questo è il libro giusto per chi ama rimanere sulla spiaggia, mentre chi vuole concedersi una bella nuotata… dovrà essere molto coraggioso!

Intervista a cura di Diletta Castorini
luglio 2005

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